Obama: I ricchi devono pagare più tasse. Le nostre priorità sono il lavoro e la crescita
Barack Obama ha invitato i leader dei due partiti alla Casa Bianca la prossima settimana per “iniziare a costruire il consenso attorno alle sfide che possiamo solo risolvere insieme”. Ad annunciarlo lo stesso presidente americano nel suo primo intervento dalla rielezione. “In un momento in cui la nostra economia si sta ancora riprendendo dalla grande recessione, la nostra principale priorità deve essere il lavoro e la crescita. Questo è il centro del piano” ha detto Obama.
”E’ ora di tornare al lavoro. E il lavoro da fare è molto”, ha affermato il presidente, accolto da un caloroso appluso. Guardando agli incontri della settimana prossima alla Casa Bianca con i leader del Congresso, il presidente si è detto pronto al confronto e allo scambio di idee. Ma, ha chiarito, “rifiuto di accettare qualunque approccio che non sia bilanciato. Non chiederò a studenti ed insegnanti di pagare l’intero deficit”.
“Come ho già detto – ha aggiunto – non possiamo chiudere la strada verso la prosperità. Se siamo seri sulla riduzione del deficit dobbiamo combinare tagli alle spese ed entrate”.
Obama ha poi sottolineato la necessità che “gli americani più ricchi paghino un po’ più di tasse” per arrivare ad una riduzione del deficit. Una questione, ha ricordato il presidente, “centrale durante le elezioni… e abbiamo appurato che la maggioranza degli americani approvano il mio approccio”.
Per l’ambasciatore americano David Thorne, la vittoria elettorale di Barack Obama è il segno di un’America “che sta cambiando”. Thorne spiega questo cambiamento con un dato significativo: “Nel 1988 il candidato democratico Michael Dukakis perse il 20% dei voti degli uomini bianchi e fu sconfitto. Quest’anno Obama ha perso il voto degli uomini bianchi con lo stesso margine e ha ottenuto una vittoria decisiva”.
Intervenuto ad un seminario sui risultati del voto americano presso la Luiss School of Government, Thorne ha sottolineato l’ampiezza della vittoria elettorale del presidente Obama con almeno 303 voti elettorali. “Il partito repubblicano non ha raggiunto i 303 voti elettorali dal 1988″ ha ricordato l’ambasciatore. Una vittoria quella di Obama, ottenuta “mettendo assieme una coalizione di donne, giovani, lavoratori, ispanici” in un’America che sta cambiando “e con la quale l’agenda dei repubblicani non è più in sintonia”, ha commentato Thorne.
L’ambasciatore è “ottimista” sulla possibilità di un accordo fra democratici e repubblicani sul fiscal cliff, il baratro fiscale con aumenti delle tasse e pesanti tagli alla spesa che rischia di scattare a gennaio se non si troverà un’intesa sulla riduzione del deficit di bilancio. “Credo – ha detto Thorne – che nessuno voglia cadere nel baratro fiscale, già il capo dei repubblicani al Congresso, John Boehner, ha avanzato una proposta per un possibile compromesso. Sarà difficile ma sono ottimista”.
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