Obama per la prima volta in Myanmar. Incontro storico con Aung San Suu Kyi
“Sono venuto qui per porgere la mia mano in amicizia”. E’ quanto ha detto oggi Barack Obama nel discorso pronunciato all’università di Yangon affermando che, con questa prima storica visita di un presidente americano, gli Stati Uniti intendono sostenere il percorso di riforme avviato dal Myanmar, “uno straordinario cammino che ancora deve continuare”.
Obama ha ricordato che, subito dopo l’inizio del suo primo mandato, ha “inviato un messaggio ai quei paesi governati con la paura” riguardo alla disponibilità di porgere la mano a chi accettava la via della democrazia e delle riforme. “In questo anno e mezzo abbiamo visto la dittatura allentare la presa” in Myanmar, ha detto ricordando tutte le aperture, la liberazione dei prigionieri e il fatto che Aung San Suu Kyi “ora è nel Parlamento”.
Il presidente americano ha detto che la leader dell’opposizione birmana, che ha assistito al discorso seduta in prima fila accanto a Hillary Clinton, è fonte “di grande ispirazione per la sua dignità” e il suo insegnamento. “Lei ha scritto che la paura non deve essere lo stato naturale del mondo civilizzato”, ha detto ancora Obama sottolineando che ora il popolo birmano sta dimostrando che la paura non è la componente della propria nazione.
Voi che siete stati un paese “così isolato potete dimostrare che riforme e sviluppo economico possono andare di pari passo”, ha aggiunto il presidente americano ribadendo che gli Stati Uniti “vi accompagneranno” in questo cammino verso un “futuro che meritate in cui anche un singolo prigioniero politico è di troppo”. Obama ha anche insistito sulla partnership economica: “vi aiuteremo a raggiungere un altro obiettivo che ogni individuo sia libero dal bisogno”, ha detto ricordando che sono state tolte le sanzioni americane e che il governo ha tolto le restrizioni, sottolineando che le aperture economiche devono “aiutare tutti non solo quelli in alto” e questo potrà succedere solo se “sarà messa da parte la corruzione”.
Nel suo discorso Obama ha fatto riferimento alle violenze etniche che sono in corso in Myanmar, sottolineando che la via della democrazia passa attraverso un loro superamento. Ed ha ricordato in proposito l’esperienza degli Stati Uniti: “il mio stesso paese e la mia stessa vita mi hanno insegnato il potere della diversità – ha detto – io sto di fronte a voi come il presidente del più potente paese della terra, ma un tempo il colore della mia pelle mi avrebbe negato il diritto di votare”.
Obama ha espresso le preoccupazioni per gli abusi nei confronti delle minoranze musulmane, come i Rohingya nello stato di Rakhine e i Kachin nell’omonimo stato settentrionale, che sono state più volte condannate dai gruppi per i diritti umani che hanno criticato il fatto che Obama, con la sua visita, ha di fatto dato il suo sostegno al governo del presidente Thein Sein.
“Con la presidenza di Thein Sein, il desiderio di cambiamento è stato accolto in agenda di riforme e ora un civile guida il governo e la Lega Nazionale per la Democrazia, un tempo bandita, ha partecipato alle elezioni”, ha detto Obama che ha comunque ricordato come sia ancora all’inizio il cammino verso la democrazia.
Aung San Suu Kyi ha messo in guardia dagli eccessi di ottimismo riguardo all’avanzamento di Myanmar sulla strada della democrazia. “Dobbiamo stare molto attenti a non farci ingannare dal miraggio del successo”, ha detto la leader dell’opposizione dopo avere incontrato Obama nella sua casa di Yangon.
In occasione della storica visita del presidente Usa decine di prigionieri politici sono stati liberati dalle autorità di Myanmar. Lo riferisce la Bbc. Ieri il presidente birmano Thein Sein, mentre Obama si trovava in Thailandia, ha firmato l’amnistia per 66 detenuti, di cui, secondo quanto riferito da Bo Kyi, portavoce di un’associazione di attivisti per i diritti umani in Birmania con base a Bangkok, “almeno 52 sono prigionieri politici”. Tra questi, alcuni nomi noti, come quello Myint Aye, leader della Rete di difesa e promozione dei diritti umani.
Social