Sequestro Spinelli, il ragioniere assicura: Nessun riscatto. Le indagini arrivano in Svizzera
Sequestro lampo nella notte tra il 15 e il 16 ottobre scorsi ai danni di Giuseppe Spinelli, collaboratore di Silvio Berlusconi. La Squadra Mobile di Milano, in collaborazione con la Dia, ha eseguito sei arresti e una serie di perquisizioni in diverse città d’Italia. I sei fermati sono tre italiani e tre albanesi. Il capo della banda sarebbe stato tradito dalle scarpe rosse con le stringhe nere da appassionato milanista.
Subito dopo il sequestro Spinelli come risulta dalla sua deposizione e da quella della moglie va a casa di Berlusconi. “Corsi da lui” ha detto.
I malviventi avrebbero chiesto al collaboratore dell’ex premier 35 milioni in cambio di documenti relativi alla sentenza del Lodo Mondadori, documenti che, a loro dire, avrebbero consentito di ribaltare la sentenza stessa.
Il fatto è stato segnalato alla procura della Repubblica il 17 ottobre, mentre la vera e propria denuncia è stata formalizzata due giorni dopo l’accaduto, ossia il 18 ottobre.
Secondo quanto spiegato da Alessandro Giuliano, capo della squadra mobile della Questura di Milano, tutto è accaduto in 12 ore. Alle 22 del 15 ottobre Spinelli stava rientrando nella sua casa a Bresso, dopo il lavoro, quando è stato aggredito da due uomini. Insieme ad un altro uomo, giunto alle 2 di notte, i sequestratori hanno costretto in casa fino alla mattina, sia Spinelli sia la moglie.
“Entrambi parlavano italiano – ha raccontato la moglie di Spinelli -, uno dei due a un certo punto mi ha detto ‘Stia tranquilla signora, anch’io ho una mamma, queste cose non andrebbero fatte’”. Obbligati a stare seduti sul divano della sala, la donna racconta ancora: “A un certo punto ho tirato fuori un rosario che avevo a portata di mano e io e mio marito abbiamo cominciato a pregare. Uno dei due aggressori, quello più gentile, mi ha detto ‘Anch’io sono credente’”.
Soltanto alle 9 il ragioniere è riuscito a mettersi in contatto con Berlusconi che ha preso atto delle condizioni per la liberazione degli ostaggi: secondo la testimonianza di Spinelli, i rapitori avrebbero voluto 35 mln di euro in cambio della consegna di certi documenti in grado di ribaltare la sentenza di appello sul Lodo Mondadori.
Dopo la telefonata tra Berlusconi e Spinelli, i rapitori se ne sono andati, secondo la polizia, presumibilmente soddisfatti di quanto ascoltato. I documenti di cui ha parlato Spinelli non sono stati rinvenuti e al momento non risulta pagato nessun riscatto.
C’è però anche l’ipotesi riscatto tra quelle al vaglio della procura di Milano. Facendo riferimento a una “grossa somma di denaro”, il pm “ipotizza che possa trattarsi di una parte del riscatto che potrebbe essere stato pagato in un momento successivo al rilascio degli ostaggi ma non monitorato”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Il gip, tuttavia, invita alla cautela: “Una ricostruzione possibile, come è anche possibile che il denaro sia riconducibile ad altri affari illeciti di Francesco Leone (uno dei sei arrestati, ndr), che non è nuovo alla commissione di reati come quello per cui si procede”.
In particolare, si fa riferimento a una cifra di otto milioni di euro che potrebbe essere legata al pagamento di un riscatto in una telefonata tra due indagati, Alessio Maier e Francesco Leone, riportata nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata da Paola Di Lorenzo. Nella conversazione intercettata i due pianificano come poter portare in Svizzera il denaro dopo averlo prelevato dalle cassette di sicurezza.
Da quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip del capoluogo lombardo Paola Di Lorenzo, i sequestratori del ragionier Spinelli erano pronti a ritirare lunedì il denaro contenuto nelle cassette di sicurezza di due banche. A mandare a monte il piano sono stati gli agenti della Questura di Milano che, coordinati dalla Dda, hanno stretto le manette ai polsi dei sei presunti responsabili.
I sei arrestati sono tutti pregiudicati e con precedenti. I tre italiani sono Francesco Leone, nato a Bari nel 1961, Pierluigi Tranquilli, nato a Palestrina (Ro) nel 1978 e Alessio Maier, nato a Como nel 1966 ma residente a Malnate (Va). Insieme a loro, avrebbero agito anche tre albanesi, Ilirjan Tanco, Marjus Anuta e Laurenc Tanko, anche loro pregiudicati.
Francesco Leone è stato arrestato questa notte nella sua abitazione a Paliano, in provincia di Frosinone, mentre Pierluigi Tranquilli è stato fermato al casello autostradale di Valmontone mentre si dirigeva nell’azienda del padre dove ufficialmente lavora. Alessio Maier, invece, risulta già arrestato nel 2005 per associazione a delinquere. I tre cittadini albanesi sono stati arrestati a casa delle sorelle: Lauren Tanko – il più anziano dei tre – è un latitante, già ricercato dalla polizia per essere evaso dagli arresti domiciliari.
E’ stato lo studio Ghedini-Longo a denunciare la vicenda alla procura milanese. Spinelli ha passato “una notte bruttissima”, racconta l’avvocato Piero Longo. Niccolò Ghedini riferisce di aver parlato con il ragioniere dopo che quest’ultimo aveva contattato Berlusconi: ”Ho capito che c’era qualcosa di strano”.
“Spinelli mi parlò di filmati su Fini”, dice ancora Ghedini. Una rivelazione che emergerebbe anche nei verbali della vittima, noto alle cronache come il ragioniere delle ‘Olgettine’. Nel suo racconto agli investigatori Spinelli avrebbe parlato di un foglio di carta ingiallito, in cui ci sarebbe stato scritto Lodo Mondadori, De Benedetti e i nominativi di alcuni magistrati. Il capo della banda avrebbe poi mostrato una chiavetta Usb e un Dvd, ma il ragioniere non sa riferire cosa contenessero. Supporti cartacei e informatici di cui, al momento, non si ha traccia.
“Un video che mi ritrae con i giudici? Anche se non fa ridere, è una barzelletta” ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini tramite l’account Twitter del suo portavoce.
“Ritengo assolutamente ridicola l’ipotesi dell’esistenza di carte che possano ribaltare la sentenza del Lodo Mondadori” ha detto Carlo De Benedetti, presidente onorario di Cir. “Si tratta con ogni evidenza – conclude – di criminalità, una materia di cui si deve occupare la giustizia e mi pare che gli inquirenti lo stiano facendo”.
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