Bersani-Renzi, ultima sfida nel centrosinistra. Solo 7094 “giustificazioni” accettate
E’ la domenica del ballottaggio per le primarie del centrosinistra. Questa sera si conoscerà il nome del candidato premier tra Bersani e Renzi, giunti al secondo turno, dopo il voto di domenica scorsa. Urne aperte da questa mattina alle 8, fino alle 20.
Renzi trascorrerà il ‘Pday‘ a Firenze, dove ha già votato alle 9.30: “Ho anticipato il voto (previsto nel pomeriggio, ndr) per evitare problemi ai cittadini, con giornalisti e telecamere”. . La scorsa domenica aveva partecipato alla maratona. Nemmeno questa volta mancherà lo sport: in programma partita di calcio. Voto e appuntamento serale alla Fortezza da Basso. Bersani invece voterà in mattinata a Piacenza poi verrà a Roma. Appuntamento al teatro Capranica con i sostenitori in tarda serata.
Sono intanto 7094 le deroghe concesse agli elettori che vogliono votare al ballottaggio per le primarie, ma sono stati impossibilitati a registrarsi entro il 25 novembre. Ad annunciarlo è stato ieri il Comitato nazionale per le primarie del centrosinistra. Si tratta di una percentuale minima rispetto alle quasi centoventottomila richieste pervenute al sito ‘Domenicavoto.it’ della Fondazione ‘renziana’ Big Bang. E i renziani denunciano che alcuni uffici provinciali avrebbero vagliato solo le richieste arrivate dai canali ‘ufficiali’. Insomma, quelle del sito ‘Domenicavoto.it’ non sarebbero state nemmeno prese in considerazione. “Regole definite allucinanti” da Renzi che comunque sottolinea “si è messa in moto la macchina della speranza” anche se “trovo assurdo l’aver tenuto fuori i diciassettenni”.
Dopo le polemiche di venerdì, intanto ieri, tra Bersani e Renzi è tornato ‘il sereno’. La prima mossa, pubblica, l’ha fatta il sindaco con l’invito al caffè via Twitter. Poi davanti ai cronisti a Milano, le parole che il segretario voleva sentire: “Se vince Pier Luigi Bersani, nessuno griderà ai brogli”, scandisce Renzi. La tregua alla fine è arrivata. Venerdì sera la tensione era giunta al punto di rottura. I renziani che lanciano l’allarme brogli. Gli altri che gridano al sabotaggio.
Il clima sembra tornato più vicino a quello della sfida televisiva. Più da competizione interna, insomma, che da vigilia di una rottura. Compresa la ‘gag’ del caffè. “Caro @pbersani, siamo entrambi a Milano. Ci prendiamo un caffè insieme e facciamo un appello alla serenità per sabato?”, scrive Renzi su Twitter perché, aggiunge, “nelle ultime ore sono accadute cose anche un po’ brutte e quando succede, la responsabilità è sempre un po’ di tutti”. Bersani risponde con un ‘oggi non posso’ e rilancia con un pranzo. “Matteo mi ha scritto in tweet di andare a berci un caffè insieme. Ora abbiamo qualche problema logistico, ma io vorrei rispondergli: anche un pranzo, quando c’è l’occasione”. Il segretario difende il successo delle primarie e guarda al dopo. “Domani sarà l’avvio del lavoro di una grandissima squadra, che nel frattempo sta diventando uno squadrone. Da lunedì ci metteremo a guardare avanti”.
Uno ‘squadrone’ anche con Renzi? Un’ipotesi che spaventa molti nel gruppo dirigente del Pd. Un patto per il rinnovamento tra il segretario e il sindaco. A La Stampa, Renzi ha detto che “patti” con Bersani non ne farà, ma se il segretario avrà bisogno di lui, dice, “mi chiami”. Uno scenario che non piace tanti nel Pd. Rosy Bindi è tornata ad attaccare Renzi che prima pubblica su Fb i 20 punti di differenza “tra noi e loro” e poi invita Bersani per un caffè. ’10:30 ‘Noi e loro’, 11:15 ‘Vuoi un caffè?’. Il bastone e la carota. E’ uno stile, una tattica, una guerra di nervi che fiacca. Riflettiamo”, sottolinea Bindi.
Bersani cerca di smorzare le tensioni delle ultime ora prima del voto, “non è finita in lite”, al massimo c’è stata un “po’ di baruffa”. Io, aggiunge, “non avrei nessun interesse a limitare la partecipazione al ballottaggio, però chi si candida a governare dica che, anche se non gli piacciono, le regole si rispettano finchè non sono cambiate”. E aggiunge: “Non immagino un Renzi perdente che se ne va dal Pd”. Fatto sta che il numero di deroghe accettate è minimo. Sarebbero state respinte circa il 90% delle nuove registrazioni. Qualche dato: a Milano sarebbe stato dato l’ok a 200 su 14.300 richieste, a Roma a 1849 su 17.847, a Firenze addirittura solo a 10 su oltre 10mila. Scrive Giorgio Gori su Twitter: “Adesso basta polemiche, però si sappia: in Lombardia 25.901 richieste di registrazione, 832 accettate, 25.084 respinte (il 97%)”.
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