Ilva, si torna a lavorare grazie al decreto ma è scontro tra governo e procura di Taranto
Scontro tra governo e Procura di Taranto sull’Ilva. I magistrati contestano il decreto varato ieri dall’esecutivo Monti che autorizza l’azienda a produrre attuando la bonifica. La procura potrebbe chiedere al Riesame che deciderà sul dissequestro di opporre al decreto eccezione di incostituzionalità o di sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.
Dura la reazione dell’Associazione nazionale magistrati. Il segretario dell’Anm, e pm a Taranto, Maurizio Carbone, ha detto che “il governo si è assunto la grave responsabilità di vanificare le finalità preventive dei provvedimenti di sequestro” ricordando gli stessi sono stati emessi per “salvaguardare la salute di una intera collettività dal pericolo attuale e concreto di gravi danni”.
Il Consiglio dei ministri ieri ha approvato il decreto legge per l’Ilva dopo una riunione fiume durata sei ore. “Non è un decreto ‘salva Ilva’, ma ‘salva ambiente, salute e lavoro’”, ha annunciato il presidente del Consiglio Mario Monti in conferenza stampa.
Il caso dell’Ilva di Taranto, ha spiegato il premier, è la ”dimostrazione plastica degli errori reiterati nel tempo e delle incoerenze delle realtà imprenditoriali e delle pubbliche amministrazioni che si sono sottratte alle responsabilità”. E dunque, “proprio perché molti dei problemi dell’economia e della società”, anche nel caso dell’Ilva, “sono derivati a volte da una grande attenzione a legiferare ma ad una scarsa attenzione all’effettiva applicazione e al rispetto delle norme, nel provvedimento sono inserite tutele da questo punto di vista”, come il “Garante della vigilanza sull’attuazione degli adempimenti ambientali”. Perciò “abbiamo una creatura blindata dal punto di vista della sua effettiva applicazione”.
L’operazione sul caso Ilva, ha detto ancora Monti, è ”volta a ridare fiducia ai protagonisti della vita economica e sociale e ai cittadini, cercando di far prendere nel modo più serio le leggi esistenti”. Il decreto, inoltre, rispetta la Costituzione perché “abbiamo posto grandissima attenzione agli aspetti giuridici”.
”Anche a Taranto salute e lavoro diventano conciliabili”, ha fatto osservare, a sua volta, il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera precisando poi che ora ‘l’Aia diventa legge e diventa obbligatorio realizzare tutto ciò che è prescritto. Parliamo di almeno 3 miliardi di investimenti per i necessari adeguamenti tecnologici”. Il sito di Taranto ”fa un salto e si metterà tra gli impianti più moderni e sicuri di tutta Europa” e l’azienda “è messa in condizione di operare per realizzare l’Aia, per seguire tutte le indicazioni che la Magistratura ha dato”. E questo processo ”verrà monitorato strettamente anche con l’intervento di una figura terza”.
Con il decreto legge, la proprietà è costretta ad agire, spiega Passera e in caso di inadempienza si può arrivare fino alla situazione in cui la stessa “perde il controllo dell’azienda”.
Se l’azienda, ha precisato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini , non rispetta le norme “è prevista anche una sanzione fino al 10% del fatturato annuo dello stabilimento”. Il decreto sull’Ilva “è legge” e anche il Tribunale del riesame dovrà confrontarsi con questa legge”, aggiunge Clini.
Quanto alla figura del garante introdotta dal decreto, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, ha spiegato che è “di grande importanza, di indiscussa indipendenza, competenza ed esperienza” e che sarà proposto dai ministri della Salute, dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico e nominato dal Presidente della Repubblica.
Intanto il gip di Taranto Patrizia Todisco ha rigettato la richiesta dei legali dell’Ilva di dissequestro degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento dell’Ilva disposto il 26 luglio scorso dallo stesso giudice nell’ambito dell’inchiesta sul presunto disastro ambientale.
L’azienda aveva presentato nei giorni scorsi la richiesta di dissequestro alla Procura della Repubblica che, dopo avere espresso parere negativo, aveva passato la decisione al gip Todisco. Era stata quest’ultima, infatti, che il 26 luglio scorso aveva disposto il provvedimento di sequestro dei sei impianti considerati più inquinanti.
Il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, consigliere comunale a Taranto, da parte sua, ha presentato ieri mattina un esposto alla Procura della Repubblica in cui chiede “di verificare se esistano le condizioni per applicare il sequestro conservativo dei patrimoni, dei beni e dei conti correnti del Gruppo Riva e della famiglia Riva e dei soci, nonché, in ogni caso, di tutti gli indagati, finalizzato all’utilizzo di tali risorse per la realizzazione della messa in sicurezza e delle bonifiche necessarie per legge”.
Soddisfazione e abbracci tra gli operai dell’Ilva in presidio davanti alla sede della Prefettura di Genova all’arrivo della notizia sulla firma del decreto legge del governo che prevede la continuità della produzione dello stabilimento di Taranto. Ieri mattina in città si è svolta un’altra manifestazione a cui ha partecipato anche il sindaco Marco Doria. Lunedì mattina i dipendenti Ilva terranno un’assemblea in cui si farà il punto della situazione.
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