Il Pdl assicura il voto solo sul ddl stabilità. Monti oggi pomeriggio sale al Quirinale
”Consideriamo conclusa l’esperienza del governo Monti”. Il segretario del Pdl, Angelino Alfano lo dice chiaro intervenendo alla Camera durante il voto al dl enti locali e dopo un incontro di quasi due ore al Quirinale con il presidente Napolitano. Nel quale ha confermato che il suo partito non si metterà di traverso e consentirà l’approvazione della legge di stabilità per poi convergere sulla data del 10 marzo indicata dalle altre forze politiche.
Dopo lo strappo del Pdl, con la decisione di non sostenere più il governo Monti, oggi è stata quindi una giornata di colloqui al Colle. Nel pomeriggio si è recato al Quirinale anche il leader Udc Pier Ferdinando Casini. Poi in serata il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che ha fatto il punto sulla situazione politica creatasi nella maggioranza che sostiene il governo.
Coerenti nel sostegno al governo Monti ma, per dirla con il segretario del Partito democratico: leali sì, ma “non ingenui”. Insomma, il Pd dice no a trascinare troppo a lungo una situazione di instabilità con Silvio Berlusconi già fuori dalla maggioranza e in campagna elettorale.
Quindi, varata la legge di stabilità, per il Pd sarebbe auspicabile andare allo scioglimento delle Camere, entro la metà di gennaio. Tutto è nelle mani del Capo dello Stato, ovviamente, e il Pd rispetterà ogni sua decisione. Compresa quella, sciolte le Camere a gennaio, di andare al voto il 10 marzo se questa sarà la valutazione del presidente della Repubblica. L’importante, viene sottolineato, che dopo la legge di stabilità non si portino altri provvedimenti in Parlamento.
Sia perché, cone ha detto stamattina Bersani in aula a Montecitorio, il Pd non può portare sulle sue spalle, “oltre al peso della transizione”, anche “il peso della propaganda del Pdl”. Sia perché nell’andare avanti di eventuali votazioni potrebbero esserci ‘incidenti’ in aula e il Pd concorda sul fatto che Mario Monti vada ‘preservato’ dal ricevere un voto di sfiducia in aula. Ed infine c’è anche l’esigenza di tempi certi e adeguati per la campagna elettorale. Contando che, si spiega, Bersani è piu’ che intenzionato a promuovere meccanismi di scelta dei parlamentari da parte dei cittadini se si andra’ al voto con il Porcellum. Valutazione che e’ qualcosa piu’ di un’ipotesi. Sulla riforma elettorale, infatti, il Pd avrebbe ribadito a Napolitano che la disponibilita’, messa in campo in questi mesi, si sta esaurendo per il colpa del Pdl: “Per noi il Pdl non e’ piu’ un interlocutore credibile”.
Al termine degli incontri, in una nota il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “confida – nel rispetto delle diverse sensibilità e posizioni politiche – che risulti possibile un percorso costruttivo e corretto sul piano istituzionale, nell’interesse del Paese e della sua immagine internazionale”. “Di tutto ciò darà – si legge – al più presto puntuale ragguaglio al presidente del Consiglio, per discuterne con lui tutte le implicazioni”.
Mentre il presidente del Consiglio Mario Monti, poco prima di assistere alla Prima alla Scala, si limita a una battuta: “Il Re Sole si è un po’ allontanato da me”. Dal governo torna a parlare il ministro Passera, al quale ieri era stata attribuita la responsabilità di aver generato la decisione del Pdl di sfilarsi dalla maggioranza. Se in mattinata il titolare del dicastero dello Sviluppo economico aveva detto che l’esecutivo avrebbe continuato “il lavoro serenamente. Se c’è da fare qualche dichiarazione la fa il presidente”, in serata ha ribadito: “Confido che la responsabilità prevalga” e che “il lavoro che abbiamo fatto quest’anno lo ha approvato una larghissima maggioranza di parlamentari, larghissima maggioranza dei partiti”.
In Aula, durante la giornata, anche Casini aveva rimproverato al Pdl di aver tolto il sostegno a Monti “solo per calcolo elettorale o per motivi connessi al provvedimento che questo governo sta varando” e che sforbicia i costi della politica. Chi si oppone alle misure, accusa, “lavora al mantenimento dello status quo”, mentre “l’unica arma all’antipolitica e’ la buona amministrazione”.
Alfano dal canto suo aveva spiegato in Aula le ragioni dell’astensione del suo partito sottolineando che il Pdl non ha fatto cadere il governo per non far precipitare il paese nell’esercizio provvisorio. ”Consideriamo conclusa esperienza del governo Monti, ma non vogliamo mandare le istituzioni allo scatafascio. Non siamo irresponsabili, semplicemente non crediamo che responsabilità coincida con cecità”.
Quindi ha replicato a Bersani: ”Siamo convinti che la nostra forza è e resterà ancora maggioranza in questa paese”. ‘Noi non faremo riscrivere da voi la nostra storia. Non lo consentiremo, anche perché quando scrivete la storia, amate usare il bianchetto per le cose che non vi convengono”. ”Non ci faremo attaccare addosso la lettera scarlatta dell’irresponsabilità”.
Quanto al governo Monti, il Pdl esprime rispetto al premier per la sua ”correttezza”, ma ”le cose vanno peggio e abbiamo il diritto di dirlo agli italiani. Le cose vanno peggio perché la disoccupazione è cresciuta, le tasse sono aumentae, l’inflazione è cresciuta. Gli errori più forti li ha fatti il Pd: mi riferisco alla riforma del lavoro”. .
Ok a taglio costi politica. Al termine del dibattito alla Camera, è stato approvato in via definitiva con 268 voti favorevoli, uno contrario, e 153 astenuti, il decreto legge sul Enti locali, che interviene sui costi della politica. Si conferma una frattura interna al Pdl dopo la decisione di non sostenere più la maggioranza. In dieci infatti hanno votato sì, il doppio rispetto al voto di ieri alla Camera. Francesco Biava, Marcello De Angelis, Mario Landolfi, Carlo Nola, Barbara Saltamartini e Mario Valducci si aggiungono a Giuliano Cazzola, Franco Frattini, Gennaro Malgieri e Alfredo Mantovano.
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