Imu, aliquota più cara in un comune su tre. E con la crisi dieci anni di aumenti delle bollette
I Comuni sfruttano la possibilita’ di aumentare l’aliquota Imu per il saldo che scade lunedi’ 17 dicembre. In particolare, come emerge da uno studio della Consulta dei Caf, quasi il 56% dei comuni ha aumentato l’aliquota dell’Imu sulla seconda casa, mentre quasi il 28% dei comuni ha ritoccato in alto l’aliquota per la prima casa.
Tutti i sindaci hanno “cercato di incidere il meno possibile e, in presenza di tagli cosi’ profondi ai Comuni, abbiamo fatto grandi sforzi per non colpire gli italiani su un bene cosi’ prezioso come la casa” spiega all’Adnkronos il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) Graziano Delrio. “Con l’Imu i Comuni non hanno ricevuto un euro in piu’, stanno solo coprendo parte dei tagli subiti – ha concluso – I Comuni che ce l’hanno fatta a mantenere l’aliquota bassa sono stati bravi, vuol dire che avevano riserve o condizioni particolari”.
Negli ultimi 10 anni aumenti record per acqua (+71,8%), gas (+59,2%) e rifiuti (+56,3%). A registrare l’impennata della tariffe è uno studio della Cgia di Mestre.
Gli italiani pagano così circa 601 euro in più a famiglia. A causare l’impennata l’aumento delle tasse, il flop delle liberalizzazioni e i tagli ai trasferimenti. Ad appensantire la situazione anche gli aumenti registrati dalle tariffe dei servizi pubblici.
Secondo la tabella messa a punto dagli artigiani di Mestre, oltre all’aumento registrato per acqua, gas e rifiuti sono decollate anche le tariffe dei trasporti ferroviari del +47,8%, dei pedaggi autostradali del +47,6%, dei trasporti urbani del +46,2%, dell’energia elettrica del +41,8% e dei servizi postali del +28,1%.
Solo i servizi telefonici hanno registrato una contrazione del 7,5%, mentre l’inflazione è cresciuta del 24,5%, annota ancora la Cgia che sottolinea come nonostante gli aumenti le tariffe italiane restino “ancor oggi tra le più basse d’Europa”.
L’andamento crescente ha pesato direttamente sul portafoglio delle famiglie: se nel 2002 la stima della spesa media annua delle famiglie era di 1.385 euro, nel 2012 è arrivata a 1.986 euro. In 10 anni, il costo è aumentato di 601 euro, pari al +43,4%.
”In generale – dichiara Giuseppe Bortolussi della Cgia – molti di questi aumenti sono riconducibili all’aggravio fiscale che molte voci hanno subito in maniera ingiustificata. Non va nemmeno dimenticato che i processi di liberalizzazione che hanno interessato gran parte di questi settori non hanno dato luogo agli effetti sperati. Inoltre, a fronte dell’impennata delle bollette dell’acqua, dei rifiuti o dei biglietti ferroviari non è seguito un corrispondente aumento della qualità del servizio offerto ai cittadini. Anzi, in molte parti del Paese è addirittura peggiorato. In pratica l’aumento delle tariffe è servito a far cassa, compensando, solo in parte, il taglio dei trasferimenti imposti in questi ultimi anni dallo Stato centrale”.
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