Legge stabilità, sì definitivo. Al via gli incrementi delle agevolazioni per le famiglie e niente aumento Iva. Liste pulite, ok del Senato.
La manovra è legge. L’aula della Camera ha approvato il ddl stabilità con 309 sì, 55 no e 5 astenuti. Subito dopo è stato votato il ddl bilancio, con 307 sì, 59 no e 4 astenuti.
La manovra esce dal Parlamento ‘appesantita’ di diversi provvedimenti, come il milleproroghe e il salva infrazioni Ue, a causa della chiusura anticipata dalle legislatura. Nell’ex finanziaria hanno trovato spazio, in una bizzarra alternanza, interventi di sostegno al lavoro e fondi per restaurare la basilica di san Francesco d’Assisi, misure fiscali e risorse per l’anniversario di Giuseppe Verdi, allentamento del patto di stabilità interno e ammortizzatori ad hoc destinati ai dipendenti dell’istituto sanitario ‘Divina provvidenza’.
La manovra tocca quindi capitoli fondamentali per la ripresa dell’economia italiana, e micromisure che interessano un singolo edificio, personaggio o un’azienda. Tra le principali misure approvate nel primo passaggio in aula, c’è il blocco dell’aumento Iva e gli incrementi delle agevolazioni per famiglie e lavoro, ottenute ‘barattando’ lo sconto dell’Irpef. Ma Montecitorio ha dato una risposta anche a circa 10.000 esodati, garantendo un sostegno economico fino al pensionamento, e agli insegnanti che non vedranno incrementare l’orario di lavoro. Nel secondo passaggio del provvedimento, invece, sono arrivate le modifiche alla Tobin tax, le risorse per i malati di sla e l’allentamento del patto di stabilità interno.
Decreto ‘taglia-firme’. Niente accordo nella conferenza dei capigruppo di palazzo Madama, dove la Lega insiste con la richiesta del numero legale in aula sul decreto sulle firme per le liste elettorali. A questo punto è praticamente certo, ma la formalizzazione ci sarà in aula, che se la Lega chiede il numero legale, e la richiesta sarà appoggiata, il decreto non potrebbe essere convertito stasera. Si rischia lo slitttamento ad un’altra data.
Liste pulite, c’è il sì. Approvato in Consiglio dei ministri, in via definitiva, il testo unico sull’incandidabilità, “dopo aver acquisito il parere favorevole delle commissioni parlamentari competenti”, si legge in una nota di palazzo Chigi.
L’incandidabilità riguarda “la carica di membro del Parlamento europeo, di deputato e di senatore della Repubblica, di incandidabilità alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali e di divieto di ricoprire le cariche di presidente e di componente dei consigli e delle giunte delle unioni dei Comuni, di consigliere di amministrazione e di presidente delle aziende speciali e delle istituzioni di cui all’articolo 114 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di presidente e di componente degli organi esecutivi delle comunità montane”.
Palazzo Chigi chiarisce inoltre che “le disposizioni in materia di incandidabilità creano le condizioni per un sistema trasparente di rappresentanza e mirano così a restituire ai cittadini la necessaria fiducia nei confronti dei candidati alle elezioni politiche europee, nazionali e locali, e delle istituzioni che rappresentano”.
Prima del ‘sì’ del Cdm, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, aveva commentato: “La legge elettorale rimasta in vigore non consente ai cittadini di scegliere i propri candidati. Mi auguro che la rapida adozione dei requisiti di incandidabilità consenta un’offerta di candidature selezionate”.
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