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Draghi assicura: Entro il 2013 ci sarà la ripresa. Juncker: Salario minimo per contrastare la disoccupazione

“La debolezza dell’economia dell’area euro prosegue nel 2013 e una ripresa graduale inizierà più avanti” nella seconda metà dell’anno. Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi.
La Bce ha lasciato invariato il tasso di riferimento allo 0,75%. Anche il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale resta all’1,50% e quello sui depositi allo 0%. L’ultima variazione risale al 5 luglio 2012, quando la Bce ha tagliato dello 0,25% il tasso di riferimento che era rimasto fermo all’1% dallo scorso 8 dicembre 2011. La decisione del Consiglio Bce di tenere i tassi fermi “è stata unanime”, ha riferito Draghi.
“Non c’è niente che ha cambiato le prospettive di medio termine” sull’inflazione e ci sono “segnali di stabilizzazione del mercato finanziario” per questo c’è stata “unanimità sul mantenimento dei tassi” di riferimento, ha affermato il presidente della Bce nella conferenza stampa seguita alla riunione mensile del Consiglio direttivo dell’Eurotower. “Non c’è stata neppure nessuna richiesta di taglio dei tassi” ha precisato.
Nell’Eurozona “negli ultimi mesi il tasso di inflazione è diminuito e secondo le previsioni dovrebbe scendere nel 2013 al di sotto del 2%”, ha sottolineato. Nel medio termine, ha aggiunto, “le pressioni inflazionistiche dovrebbero rimanere contenute” con stime “in linea con il nostro obiettivo di mantenere i tassi di inflazione al di sotto ma vicino al 2% nel medio periodo”.
Draghi ha ricordato come i dati Eurostat mostrino per l’Eurozona un tasso di inflazione pari al 2,2%, invariato rispetto a novembre: ma, ha aggiunto, “sulla base degli attuali prezzi dei contratti future per il petrolio, i tassi di inflazione è stimato in ulteriore calo al di sotto del 2%” nel corso del 2013. I rischi, ha detto Draghi, sono “sostanzialmente bilanciati” e legati soprattutto a un rallentamento dell’economia e a un eventuale rialzo “dei prezzi amministrati e delle imposte indirette, oltre che dei prezzi del petrolio”.
“Ci sono segnali che la frammentazione dei mercati finanziari si sta riducendo ma l’economia reale resta debole”, ha ammesso il presidente della Bce. Fra i segnali positivi elencati da Draghi, “i rendimenti dei bond e i Cds sui titoli sovrani notevolmente più bassi, la volatilità a un minino storico e il fatto che il bilancio della Bce continua a ridursi”.
I governi dell’Eurozona “devono ridurre gli squilibri strutturali” e, contemporaneamente, “completare la ristrutturazione” del sistema finanziario, ha sottolineato.
Per Draghi sono “migliori le condizioni del credito per quest’anno”. Ma “il punto di partenza è molto basso e ci vuole tempo” per tornare su livelli adeguati.
La Bce non pensa a nuove iniezioni di liquidità (Ltro) alle banche europee perché “non ci sono problemi” per gli istituti e “crediamo che le condizioni di finanziamento siano soddisfacenti”, ha affermato il presidente della Bce. La situazione attuale, ha sottolineato, è differente da “inizio 2012 quando c’erano gravi disfunzioni e rischi sistemici”: con le due Ltro, ha rivendicato il presidente dell’Eurotower, “abbiamo evitato problemi che potevano avere conseguenze peggiori”.
La Bce si muove e parla “con una voce unica, e i mercati l’hanno capito bene”, ha evidenziato.
Infine, parlando di lavoro, Draghi ha osservato: “La disoccupazione è concentrata in alcune fasce della popolazione perché la protezione per i giovani lavoratori è scarsa mentre è alta per i più anziani”. Il presidente della Bce ha sottolineato come “la flessibilità introdotta in questi anni è stata concentrata sui giovani, che quindi sono stati i primi a perdere il lavoro”.”Nell’area euro la disoccupazione supera l’11%, e dobbiamo ricordarci che quando è stato fatto l’euro avevamo promesso agli europei che tra i vantaggi della moneta unica ci sarebbe stato un miglioramento degli squilibri sociali. Stiamo sottovalutando l’enorme tragedia dell’alto livello della disoccupazione”. Ad affermarlo è il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, nel corso di un’audizione alla Commissione ‘Affari economici e monetari’ del Parlamento europeo.
Per Juncker serve a livello europeo ”un accordo per definire una base sui diritti minimi dei lavoratori” nel quale deve figurare ”un salario minimo legale per tutti gli Stati membri della zona euro”.
Secondo il presidente dell’Eurogruppo ”il 2012 è stato un anno piuttosto buono in termini di risultati per la zona euro: abbiamo preso delle decisioni che guardano lontano, abbiamo stabilizzato la zona euro mentre a gennaio del 2012 molti osservatori e alcuni tra di noi pensavano che la zona euro andasse verso il fallimento”. Ma ”di fronte a noi abbiamo ancora anni difficili. I problemi restano seri e le soluzioni richiedono una buona dose di coraggio politico”.
Tra i numerosi problemi da affrontare c’è ”quello dei sistemi sociali diversi” tra i vari paesi. ”Avremo molti problemi sul fronte del finanziamento della protezione sociale e delle pensioni. La nostra generazione deve farsi carico di questi problemi e continuare a renderli sostenibili dal punto di vista finanziario. Attualmente non è così perché il potenziale di crescita al momento non è sufficiente”.
Juncker ci tiene anche a sottolineare che ”i paesi del Nord dell’Europa non sono più virtuosi rispetto a quelli del Sud e quelli del Sud non sono meno virtuosi rispetto a quelli del Nord”. ”Nord, Sud, Est e Ovest – scandisce – devono avanzare insieme”.
Quanto agli sforzi per affrontare la crisi, per il presidente dell’Eurogruppo “non perché i ricchi sono meno numerosi non devono contribuire: non accetto che i miliardari non paghino” mette in chiaro. ”Quelli che hanno meno vantaggi devono fare uno sforzo ma – ribadisce – anche i ricchi devono contribuire agli sforzi globali”.
Poi, agli europarlamentari che lamentavano la mancanza di donne nei posti di comando in Europa, Juncker ha risposto che ”sarà una francese” a guidare il consiglio di supervisione bancaria della Bce. In lizza per l’incarico ci sarebbe, secondo le ultime indiscrezioni, Daniele Nouy, attuale segretario generale dell’Autorità per il controllo prudenziale della Banca centrale francese.
Juncker, che conclude la sua esperienza di 8 anni alla guida dell’Eurogruppo, preferisce non fare immediatamente un bilancio: ”Se lo facessi in modo spontaneo adesso sarebbe troppo negativo. In negativo c’è tutto quello che non è riuscito, i ritardi, tutti gli atti mancati e le decisioni sbagliate”.