Facebook fa male, genera frustrazione ed invidia. A prevalere sono quasi sempre sentimenti negativi
Pensavamo fosse condivisione, invece era frustrazione. Avevamo creduto fosse empatia, ma era solo invidia. Sono i sentimenti prodotti in questa ‘epoca social’ dal passare ore sui profili degli amici su Facebook tra viaggi, status esaltanti e pezzi di vita. Perché, secondo uno studio, la realtà è questa: tutto quello che viene postato su Facebook genera frustrazione e invidia. Almeno in un terzo degli utenti.
E’ quanto emerge da una ricerca condotta dal professor Peter Buxmann dell’Università di Darmstadt e da Hanna Krasnova dell’Università Humboldt di Berlino che, dopo aver intervistato una serie di iscritti al social network creato da Mark Zuckerberg, in merito ai sentimenti provati dopo aver utilizzato la piattaforma, hanno rilevato come più di un terzo degli intervistati abbia riferito prevalentemente sentimenti negativi.
Per i ricercatori, invidiare gli ‘amici’ di Facebook è la ragione principale di questo sentimento di frustrazione. Lo studio ha infatti dimostrato che gli utenti che raccolgono quotidianamente notizie sulla vita di amici e conoscenti on line provano una costante sensazione di invidia, aumentata dal fatto che la maggioranza dei profili è costruita in modo da amplificare – spesso fingendo – la propria felicità.
Se un utente, navigando sul profilo di un amico, percepirà questa felicità – vera o falsa che sia – sarà poi stimolato a offrire un’immagine di sé più positiva che diventerà, a sua volta, fonte di invidia per altri. Secondo i ricercatori, inoltre, ci sarebbe una correlazione tra l’invidia provata on line e la soddisfazione generale per la propria vita off line.
I risultati dell’indagine del professor Buxmann e di Hanna Krasnova saranno presentati alla ’11th International Conference Wirtschaftsinformatik’ (Conferenza di Sistemi Informativi) che si terrà a Lipsia dal 27 febbraio al 1° marzo 2013, dove i ricercatori presenteranno gli effetti dell’uso di Facebook e le sue conseguenze all’interno di varie culture.
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