Corona in manette a Lisbona in attesa dell’estradizione smentisce gli agenti: Non ho pianto
In manette a Lisbona, Fabrizio Corona, è arrivato questa mattina al Tribunale della capitale portoghese in attesa che la corte si pronunci per l’estradizione e lo obblighi al ritorno in Italia. Il re dei paparazzi non ha perso tempo a smentire davanti alle telecamere chi ieri tra i poliziotti aveva insinuato di averlo visto piangere subito dopo l’arresto: “Non ho pianto” e poi aggiunge: “Non sono mai scappato e non scappo”.
Fabrizio Corona, ricercato da giorni dopo la condanna in Cassazione, si è costituito ieri a Lisbona dove già si trovava personale della mobile di Milano sulle sue tracce subito dopo la fuga. Ora l’ex fotografo dei vip sarà riportato in Italia dove per lui si apriranno le porte del carcere per scontare una pena di 7 anni complessivi. La telefonata dal Portogallo, dopo quattro giorni di latitanza: ”Mi sto consegnando spontaneamente alle autorità”
Dopo aver fatto perdere le sue tracce a Milano, l’ex fotografo dei vip – vistosi braccato – ha anticipato l’arresto consegnandosi agli agenti portoghesi; questa è la versione della polizia.
Gli agenti della Mobile di Milano, da quanto si apprende, erano in Portogallo già da alcuni giorni. “Più che costituito, si è arreso”, è il commento che arriva dai vertici della Questura milanese. Secondo la loro ricostruzione, Corona e’ stato raggiunto in una stazione della metropolitana dove si e’ arreso agli agenti.
Noto anche per i suoi atteggiamenti da duro, con le manette sono arrivate anche le lacrime. Davanti agli agenti, infatti, Corona si è arreso e ha versato poche lacrime, prima di essere portato negli uffici dell’autorità portoghese, dove viene interrogato.
L’ex paparazzo è stato individuato anche grazie al gps dell’antifurto dell’auto, una Fiat 500, con cui si era allontanato da Milano. Si era procurato un navigatore satellitare due giorni prima di sparire: questo farebbe pensare che l’ex fotografo dei vip si stesse tenendo pronto per la fuga.
Come fa per ogni cosa, Fabrizio Corona ha trasformato anche la sua «resa» in un evento mediatico, facendo inserire dal suo staff un messaggio audio su socialchannel.it. «Sono arrivato adesso in Portogallo dopo quattro giorni di viaggio, mi sto consegnando spontaneamente alle autorità portoghesi», dice Corona nel videomessaggio, parlando al telefono con un collaboratore. La resa è arrivata dopo quattro giorni di silenzio: Corona aveva fatto perdere le sue tracce venerdì scorso, dopo la notizia della condanna definitiva emessa dalla Corte di Cassazione.
Fabrizio Corona ha annunciato alla polizia portoghese, dopo il suo fermo, di voler dare pubblicità al video. Per questo motivo, come confermato dalla Procura generale di Torino, le autorità di polizia portoghesi e italiane hanno deciso di divulgare immediatamente la notizia della fine della fuga, per impedire che fosse lo stesso latitante, attraverso la diffusione del video su internet, a fornire per primo una sua versione sul fatto.
Un comunicato della polizia spiega l’attività investigativa che ha portato agli sviluppi di mercoledì mattina: «Da ieri, un gruppo di lavoro costituito da investigatori della Squadra Mobile di Milano, dall’ufficiale di collegamento Interpol nonché da operatori delle locali Autorità di Polizia, stava lavorando in territorio portoghese all’individuazione di Fabrizio Corona, in quanto le attività investigative avevano fin da sabato permesso di raccogliere elementi circa la probabile presenza del ricercato a Lisbona. La scorsa notte alcuni soggetti, ritenuti vicini al latitante, sono stati identificati e sottoposti a controllo, anche presso le loro abitazioni, da parte del personale preposto alle indagini. Nella mattinata odierna, il ricercato si è arreso alle Autorità Portoghesi».Il video in cui Corona dichiara che sta per consegnarsi.
E’ stato il gps dell’antifurto dell’auto usata per la fuga, una Fiat 500, a tradire Fabrizio Corona. Gli inquirenti hanno seguito il suo percorso: era passato da Narbonne, in Francia, dove è stato «agganciato» la prima volta. Per varcare il confine aveva scelto il Colle di Tenda, dove però era rimasto bloccato dalla neve per un paio d’ore e aveva dovuto attendere che la carreggiata venisse liberata. Sull’auto inoltre era stato montato un Tom Tom, un navigatore satellitare, acquistato solo due giorni prima della fuga. È stato un amico, che verrà indagato, a portargli l’auto venerdì scorso all’uscita della palestra. La 500 è stata prestata da un’amica, che molto probabilmente non verrà indagata.
A Cascais, una cittadina alle porte di Lisbona, Fabrizio Corona aveva delle conoscenze in una altolocata famiglia portoghese dalle quali, probabilmente, contava per un aiuto. Grazie alle informazioni reperite dagli accertamenti milanesi, gli investigatori hanno potuto organizzare il dispositivo internazionale, culminato con una serie di perquisizioni a casa dei conoscenti portoghesi di Corona, che gli hanno fatto capire che per lui ormai la fuga era terminata.
Fabrizio Corona, sentendosi ormai braccato, ha dato appuntamento nella stazione ferroviaria metropolitana di Monte Abraham Queluz, alla periferia di Lisbona, ad agenti portoghesi a cui si sono affiancati gli investigatori italiani. Dopo l’arresto, questi ultimi gli sono rimasti accanto perché, hanno raccontato, appare «sconfortato» e «avvilito», e «piange».
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