Grasso: Secondo le regole del Pdl anche Berlusconi farebbe parte degli impresentabili
Regolare il conflitto di interessi, estendendo le norme anche ai parlamentari. Lo ha affermato Pietro Grasso, capolista del Pd al Senato nel Lazio. “Se parliamo di giustizia -ha dichiarato Grasso- al primo posto c’è la legge sul conflitto di interessi che ci consentirebbe di operare davvero per il rinnovamento e una nuova etica della politica. Finora il problema è stato affrontato in maniera parziale, guardando solo ad alcuni soggetti ai vertici delle istituzioni. Il problema è molto più ampio e diffuso, credo infatti che vada esteso anche ai parlamentari e all’attività legislativa”.
Senatori e deputati “non devono essere portatori di interessi esterni che condizionano l’attività legislativa”. Nuove e piu’ stringenti regole sul conflitto di interessi “dovrebbero essere una base essenziale per dare una nuova etica alla politica. Troppi ancora cercano di fare politica per risolvere i propri problemi personali e non per svolgere un pubblico servizio”.
Parlando dell’attuale campagna elettorale e del caos liste in casa Pdl, Grasso ha poi sostenuto che “se anche a Berlusconi fossero state applicate le regole che sono state applicate agli altri esponenti del partito esclusi dalle elezioni, non avrebbe dovuto candidarsi”. “Se si fa l’elenco dei processi pendenti, di quelli in corso, di quelli prescritti e dei procedimenti nei quali è stato condannato -ha proseguito Grasso riferendosi alla posizione di Berlusconi- penso che di questo criterio bisognava dare un’applicazione ampia”.
Quindi lancia un consiglio a Mario Monti. “Un po’ di fantasia non gli farebbe male”, ha detto dopo che nei giorni scorsi il presidente del Consiglio ha ammesso di non avere la stessa fantasia che ha Bersani per governare insieme a Nichi Vendola. “Vendola non ci preoccupa -ha affermato l’ex procuratore nazionale Antimafia – ha l’esperienza di governo nella regione Puglia e sa bene che quando hai dei problemi, devi anche trovare le soluzioni. Chi è abituato a governare, sa bene che deve dare attuazione pratica ai progetti”. “Quindi penso che, al di là delle posizioni ideologiche, con Vendola troveremo le soluzioni necessarie. Penso invece che bisogna fare un salto di fantasia, di speranza e di fiducia perché, se si mantengono queste posizioni, non si va da nessuna parte. Anche a Monti -ha concluso Grasso- un po’ di fantasia non guasta”.
Una possibile alleanza con Monti? “I problemi strettamente politici io li lascio volentieri a Bersani. Per noi è essenziale garantire la governabilità per fare le riforme e i cittadini dovrebbero comprendere questa esigenza quando andranno a votare. Quindi, se sarà necessario, dovremo certamente allearci con Monti. Secondo me, un’alleanza va stipulata sui progetti da realizzare, sui cambiamenti da fare. Anche con il Movimento 5 Stelle e Rivoluzione Civile si potranno ricercare convergenze in Parlamento su temi di interesse generale”
Atro tema caldo, quello delle conclusioni della commissione parlamentare Antimafia che per Grasso “vanno considerate come un punto di partenza e non di arrivo”. “E’ necessario continuare a indagare e approfondire – ha detto – perché una cosa è certa: la verità non si è ancora raggiunta”. Nella nuova legislatura sarebbe opportuna la costituzione di una “Commissione Stragi che si occupi anche delle stragi di natura terroristico-mafiosa. Se guardiamo a cosa accadde nel ’93 (la vettura carica di esplosivo trovata vicino a palazzo Chigi, le bome sui treni, il presunto attacco a Saxa Rubra, il black out telefonico a palazzo Chigi quando Ciampi era premier), tutte queste cose vanno chiarite”. “Ci sono tante verità: quella processuale -osserva ancora l’ex procuratore Antimafia- la verità storica e poi c’è la verità politica, che credo la politica stessa debba fare di tutto per farla emergere. Se torniamo a parlare di trattativa, la sentenza del processo di Firenze ha appurato che c’è effettivamente stata. Un contatto tra parti dello Stato e l’organizzazione mafiosa e’ quindi innegabile. Tuttavia circoscrivere la questione della trattativa solo alla questione del 41 bis e’ riduttivo”.
“Dopo le stragi di Falcone e Borsellino c’è stato un altro momento, nell’autunno del 92, in cui Riina disse a Brusca ‘ci vuole un altro colpettino’ e Brusca risponde di avere un magistrato al quale si puo’ fare un attentato. Quindi nel ’92 il tentativo di ricatto dei boss nei confronti dello Stato andava avanti. L’attentato, di cui io ero l’obiettivo, fallisce poi per una serie di motivi”. “Cosa nostra -conclude Grasso- continuerà a cercare di attuare questa strategia ogni qualvolta deve eservitare una pressione per eliminare l’ergastolo, eliminare la legge sui pentiti. Non è detto che oggi possa venire fuori questo tipo di attività per ottenere qualche beneficio attraverso la politica. Per questo dobbiamo continuare a stare in guardia”.
Il magistrato è intervenuto anche nella vicenda Mps: “Non conosco i fatti e i termini del problema ma mi fido molto di quello che ha detto Pierluigi Bersani, affermando che noi non ci entriamo. Poi andrà sicuramente aperta una riflessione seria sulle distorsioni della finanza, sulla diffusione dei derivati e degli altri marchingegni che mettono a rischio i risparmiatori e i consumatori”, ha affermato.
Ad una domanda sul sovraffollamento delle carceri, Grasso ha risposto che “se l’amnistia potesse risolvere davvero il problema direi di sì, ma l’amnistia interviene su una tipologia di reati per i quali non è prevista la detenzione. L’Europa ci ha intimato di ridurre la popolazione carceraria di 20.000 detenuti in un anno. Ma senza interventi organici, non è pensabile superare un problema così esteso con provvedimenti parziali e occasionali. I pannicelli caldi non servono”.
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