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Agguato Musy, fermato un uomo: era candidato con lui alle comunali. Da allora il consigliere è ancora in coma. Probabili motivazioni politiche

La polizia di Torino ha fermato un uomo per l’agguato in cui il 21 marzo scorso Alberto Musy rimase gravemente ferito. Da allora il consigliere comunale dell’Udc è in coma.
Si tratta di Francesco Furchì e a quanto si apprende all’origine del gesto si sospetta ci siano motivi personali. Maggiori dettagli verranno forniti in mattinata nel corso di una conferenza stampa.
“Sono molto riconoscente agli investigatori per il proficuo lavoro svolto in questi lunghi mesi. Ora aspetto ulteriori sviluppi dell’inchiesta”, ha detto la moglie di Musy, Angelica, alla notizia del fermo del presunto aggressore.
Secondo quanto ha spiegato il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli durante una conferenza stampa, all’origine del gesto c’è un ”fortissimo risentimento” covato dal presunto attentatore per tre diversi episodi: ”Il mancato appoggio di Musy a un concorso per una cattedra universitaria a Palermo; la mancata nomina di Furchì a cariche comunali dopo che l’indagato si era impegnato nella campagna elettorale di Musy alle comunali del 2011 e il mancato impegno di Musy per reperire investitori che disperatamente Furchì cercava per le sue attività legate ad Arenaways, società ferroviaria poi fallita”. Tutte ”percezioni soggettive dell’indagato – ha sottolineato il procuratore capo – che viveva come tradimento l’atteggiamento di Musy rispetto a queste tre vicende”.
A incastrare Furchì oltre a una compatibilità dei suoi orari e spostamenti il giorno del fatto e alcuni comportamenti definiti ”anomali” nelle ore successive, ci sono anche le conclusioni di alcune consulenze affidate dal pm Roberto Furlan agli esperti del Politecnico di Torino. I consulenti hanno analizzato le immagini delle telecamere intorno all’abitazione di Musy, ricostruito peso, altezza e caratteristiche fisiche dell’attentatore e poi le hanno confrontate con Furchì trovando una corrispondenza del 90% su ogni parametro analizzato, del 99% su alcuni. Una seconda perizia sulla particolare camminata claudicante dell’attentatore ha rilevato anche delle peculiarità di camminata e postura comuni che ”derivano da malformazioni fisiche particolari nient’affatto comuni”.
Nelle indagini, spiega ancora Caselli, gli agenti della Squadra mobile di Torino e i magistrati ”hanno fatto un lavoro da cercatori d’oro, che setacciano quantità incredibili di sabbia e acqua per riuscire a trovare qualche granello d’oro”. Un’indagine ”lunga, paziente, faticosa e analitica” ha continuato il procuratore che l’ha definita anche ”mastodontica, gigantesca” con un lavoro di ”settacciamento incredibile verso tutta una serie di figure gravitanti nell’orbita della vittima che poi ha portato a una progressiva scrematura”.
Centinaia le persone sentite e le celle telefoniche analizzate dagli uomini della sezione omicidi della Squadra Mobile di Torino in questi dieci mesi di indagini sull’agguato. Gli investigatori guidati dal capo della Mobile Luigi Silipo e dal dirigente della sezione omicidi, Luigi Mitola, sono arrivati a Francesco Furchì dopo l’estate e hanno poi svolto diversi approfondimenti e verifiche prima di sottoporlo a fermo.