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Mps, Napolitano chiede chiarezza: Per tutelare l’interesse nazionale. Politica e banche, scontro Bersani-Monti

Il caso Mps continua a infiammare la campagna elettorale. E il capo dello Stato Giorgio Napolitano lancia un forte monito esortando a “fare chiarezza” e “tutelare l’interesse nazionale”. In un colloquio con il Sole 24 Ore, pubblicato sul sito, il Capo dello Stato si dice preoccupato che, con il caso Monte Paschi, “si possa offuscare di fatto l’immagine, le capacità operative e l’integrità di una delle principali istituzioni di vigilanza e garanzia del Paese, qual è la Banca d’Italia, e si possa, quindi, pericolosamente incidere sulla percezione di stabilità del nostro sistema bancario da parte dei mercati”.
Per questo il presidente Napolitano chiede con forza che si “manifesti quella consapevolezza dell’interesse nazionale cui sono di certo sensibili tutte le forze responsabili, ferma restando la netta distinzione tra la doverosa azione penale e le riconosciute condizioni di stabilità della banca oggetto d’indagine”. Quindi proprio sulle indagini ha aggiunto: “La totale autonomia della magistratura” che indaga “sul precedente management di Mps, come già chiarito nella nota diramata ieri dalla Procura va rispettata anche evitando la diffusione di notizie infondate deplorata dalla stessa Procura per le sue ricadute destabilizzanti sul mercato”
Napolitano ha quindi preso le difese della Banca d’Italia, affermando che “ha esercitato fin dall’inizio con il tradizionale rigore le funzioni di vigilanza nei limiti delle sue attribuzioni di legge. E in effetti, la collaborazione che essa ha prestato e presta senza riserve alla magistratura inquirente è garanzia di trasparenza per l’accertamento di tutte le responsabilità”.
“So quanto possano essere importanti il ruolo e l’impulso della stampa per far luce su situazioni oscure e comportamenti devianti – ha aggiunto – Sono altrettanto fermamente convinto che va salvaguardato il patrimonio di credibilità e di prestigio, anche fuori d’Italia, di storiche istituzioni pubbliche di garanzia, insieme con la riconosciuta stabilità del nostro sistema bancario nel suo complesso“.
Intanto sulla vicenda si registra un duro scontro a distanza tra il premier uscente Mario Monti e il leader del Pd Pierluigi Bersani su banche e politica. Tutto è cominciato con un post del Professore sulla sua pagina di Facebook: “Per il bene di tutti, dobbiamo tenere i partiti lontani dalla gestione delle banche”.
“Sono stato accusato in passato – scrive il premier – di presiedere un governo di banchieri. Ricordo solo che il decreto ‘Salva Italia’, voluto dal nostro governo, ha vietato le presenze incrociate nei consigli di amministrazione di banche e compagnie di assicurazioni concorrenti. Sono anche questi intrecci di persone a generare i conflitti di interesse, le distorsioni al mercato e i danni al sistema finanziario. La nostra misura è stata una scelta coraggiosa e apprezzata all’estero, che migliora la concorrenza del mercato, a vantaggio dei cittadini”.
“Un provvedimento che non può certamente essere etichettato come un favore ai ‘salotti buoni’ della finanza, anzi è un primo passo concreto e importante per arginare la commistione tra politica e finanza, che ho già definito una brutta bestia”, conclude Monti.
A stretto giro la dura replica di Bersani. “Monti ha invitato la politica a stare fuori dalle banche? Io dico a Monti: ‘banchieri stiano fuori dai partiti’”, ha dichiarato il segretario del Pd.
Interviene anche il leader di Rivoluzione Civile Antonio Ingroia che sul sito del movimento scrive: ”I partiti devono stare fuori dalle fondazioni bancarie. Questo deve valere in Italia come in Europa. Noi di Rivoluzione civile ci battiamo per un’Europa dei popoli e non della finanza e delle lobby. Non c’è via di mezzo: o si fa così, o della speculazione si è complici e corresponsabili”.
Per Ingroia “è dovere della buona politica impegnarsi a mettere la speculazione sullo stesso piano della criminalità organizzata e a combatterla con ogni mezzo: esercitando sul serio i controlli, facendo rispettare le leggi, chiedendo delle regole sicure che scongiurino la commistione fra politica e banche”.
Mentre Silvio Berlusconi attacca il Pd. ”Io non ho paura di essere sbranato – ha sottolineato -. Come al solito chi ha radici nel vecchio Pci usa una politica fatta di minacce. Bersani ha una faccia tosta tutta sua, perché tutti sanno che Mps appartiene al comune di Siena che da 60 anni è governato dalla sinistra”.
”Mi domando cosa sarebbe successo – ha aggiunto poi – se, di fronte a cose così importanti come l’acquisto di Antoveneta, fossero state coinvolte persone della nostra parte, mi chiedo quanti sarebbero già in carcere”, ha concluso Berlusconi.