I mille volti di Vittorio De Sica, mostra all’Ara Pacis per celebrare il maestro del cinema italiano
Una mostra che racconta i tanti volti che Vittorio De Sica, uno dei maestri del cinema italiano, ha assunto nel corso della sua carriera. E’ ‘Tutti De Sica’, l’esposizione realizzata grazie ai suoi tre figli, Emi, Manuel e Christian, in programma da domani fino al 28 aprile al Museo dell’Ara Pacis di Roma.
Ad essere aperto è l’archivio di Giuditta Rissone ed Emi De Sica, un ‘fiume’ di ricordi dal quale esce senza sosta quella moltitudine di personaggi con il volto di Vittorio De Sica, in un gioco a cavallo tra realtà e finzione. Nella mostra vengono presentate fotografie, manifesti, documenti privati, costumi, oggetti di culto.
L’esposizione multimediale si articola in un percorso tra manifesti (più di venti originali) e fotografie (oltre quattrocento pezzi unici, sul set e fuori dal set, o in famiglia) e immagini in movimento, oggetti di culto (dalla carrellata di costumi originali alla bicicletta più famosa del cinema, agli Oscar che hanno suggellato i suoi film), raccontando un itinerario costellato di documenti personali, che illuminano il Vittorio De Sica regista e attore ma anche cantante e uomo di spettacolo a tutto tondo. E poi ad emergere è anche il De Sica privato, con le due mogli, Giuditta Rissone e Maria Mercader, e i tre figli.
La mostra si sviluppa in quattro sale e dodici sezioni: dal primo successo con Mario Mattoli e la sua impresa di spettacoli ‘Za Bum’ che porta al varietà la rivista ‘Lucciole della città’ (giocando sul Chaplin, in sala proprio all’inizio degli anni Trenta, di ‘Luci della città’) alla popolarità raggiunta con le incisioni discografiche (basti citare ‘Parlami d’amore, Mariù’).
Si passa poi dal passaggio dagli anni Trenta, destreggiati tra teatro e cinema (‘Il signor Max’ è del 1937) agli anni Quaranta che lo vedono imporsi come regista e padre del Neorealismo. E della stagione del Neorealismo emergono i quattro capolavori ‘Sciuscià’ (1946), ‘Ladri di biciclette’ (1948), ‘Miracolo a Milano’ (1950), ‘Umberto D’. (1952) oltre al rapporto con la politica (e con la figura di Andreotti) in un’Italia che cambia a cavallo degli anni Cinquanta. A spiccare è anche il sodalizio con Cesare Zavattini e quello con Sophia Loren.
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