«È una notizia di portata storica». Così Pier Luigi Bersani ha commentato, intervistato a Radio Montecarlo, l’annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI. «Non che questo non abbia precedenti, ma bisogna risalire a secoli fa», ha sottolineato il segretario del Pd. Mario Monti, a margine di un convegno a Milano, ha invece commentato così: «Sono molto scosso da questa notizia inattesa». Roberto Formigoni ha invece scelto Twitter per commentare: «Il Papa ha annunciato che lascia il Pontificato dal 28 febbraio. Grande dolore».
- Immediatamente è arrivata anche la reazione del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini: «Siamo sconvolti da questa notizia. Se era un fulmine a cile sereno per il cardinale Sodano, figuriamoci per noi che ci occupiamo di altre cose. È un gesto rivoluzionario, che non ha precedenti o consuetudini a cui rifarsi. C’è l’idea di un gesto che ha una potenza evocativa straordinaria». Per il segretario del Pdl Angelino Alfano: «È doveroso riconoscere la grandezza di un pontificato e di un papa che ha saputo vedere al cuore della crisi del nostro tempo individuando dietro e prima della crisi economica una crisi antropologica. Per questo lo ringraziamo, solitamente ciò si dice quando il Papa non c’è più, questa volta il Papa c’è ancora e glielo possiamo dire in vita, consapevoli che potrà continuare il suo magistero morale».
La possibilità della rinuncia, prevista dal codice canonico, era stata citata proprio da Benedetto XVI nel libro nel libro intervista con Peter Seewald «Luce del mondo» pubblicato nel novembre 2010: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli – disse Benedetto XVI – allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi». Il Papa, che ben ha conosciuto il suo predecessore e ha seguito dall’interno della curia romana la lunga fase della malattia di Giovanni Paolo II, intendeva chiarire che in certe condizioni riteneva opportuna la rinuncia. Nell’estate 2011 aveva cominciato a circolare con insistenza, fuori e dentro il Vaticano, una voce relativa a possibili dimissioni «programmate» e non legate a malattie invalidanti. Di questa ipotesi aveva parlato per primo Antonio Socci sul quotidiano «Libero»: «Il Papa non scarta la possibilità di dimettersi allo scoccare dei suoi 85 anni, ovvero nell’aprile del prossimo anno», cioè nell’aprile 2012. Quell’articolo e quella notizia furono allora seccamente smentiti dalle fonti vaticane e dai più stretti collaboratori del Pontefice. Evidentemente però il Papa stava davvero pensando alle dimissioni.
Non essendoci evidenti e conosciuti impedimenti fisici, il Papa lascia perché non si sente più in grado di svolgere il suo compito. Non bisogna dimenticare che la decisione viene comunicata dopo un anno particolarmente difficile del pontificato, con il caso vatileaks. Alla luce di questa clamorosa decisione – che il Papa si limita a comunicare, dato che le sue dimissioni non devono essere accettate da nessuno – si comprende meglio anche la decisione di «correggere» il concistoro per la creazione dei nuovi cardinali del febbraio 2012, molto italiano e curiale, con la nuova e a questo punto ultima creazione ratzingeriana dello scorso novembre, tutta internazionale.
“Una notizia di portata storica”. Reazioni di stupore e sorpresa in tutto il mondo. Il cardinale Sodano: Un fulmine a ciel sereno
«È una notizia di portata storica». Così Pier Luigi Bersani ha commentato, intervistato a Radio Montecarlo, l’annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI. «Non che questo non abbia precedenti, ma bisogna risalire a secoli fa», ha sottolineato il segretario del Pd. Mario Monti, a margine di un convegno a Milano, ha invece commentato così: «Sono molto scosso da questa notizia inattesa». Roberto Formigoni ha invece scelto Twitter per commentare: «Il Papa ha annunciato che lascia il Pontificato dal 28 febbraio. Grande dolore».
- Immediatamente è arrivata anche la reazione del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini: «Siamo sconvolti da questa notizia. Se era un fulmine a cile sereno per il cardinale Sodano, figuriamoci per noi che ci occupiamo di altre cose. È un gesto rivoluzionario, che non ha precedenti o consuetudini a cui rifarsi. C’è l’idea di un gesto che ha una potenza evocativa straordinaria». Per il segretario del Pdl Angelino Alfano: «È doveroso riconoscere la grandezza di un pontificato e di un papa che ha saputo vedere al cuore della crisi del nostro tempo individuando dietro e prima della crisi economica una crisi antropologica. Per questo lo ringraziamo, solitamente ciò si dice quando il Papa non c’è più, questa volta il Papa c’è ancora e glielo possiamo dire in vita, consapevoli che potrà continuare il suo magistero morale».
La possibilità della rinuncia, prevista dal codice canonico, era stata citata proprio da Benedetto XVI nel libro nel libro intervista con Peter Seewald «Luce del mondo» pubblicato nel novembre 2010: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli – disse Benedetto XVI – allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi». Il Papa, che ben ha conosciuto il suo predecessore e ha seguito dall’interno della curia romana la lunga fase della malattia di Giovanni Paolo II, intendeva chiarire che in certe condizioni riteneva opportuna la rinuncia. Nell’estate 2011 aveva cominciato a circolare con insistenza, fuori e dentro il Vaticano, una voce relativa a possibili dimissioni «programmate» e non legate a malattie invalidanti. Di questa ipotesi aveva parlato per primo Antonio Socci sul quotidiano «Libero»: «Il Papa non scarta la possibilità di dimettersi allo scoccare dei suoi 85 anni, ovvero nell’aprile del prossimo anno», cioè nell’aprile 2012. Quell’articolo e quella notizia furono allora seccamente smentiti dalle fonti vaticane e dai più stretti collaboratori del Pontefice. Evidentemente però il Papa stava davvero pensando alle dimissioni.
Non essendoci evidenti e conosciuti impedimenti fisici, il Papa lascia perché non si sente più in grado di svolgere il suo compito. Non bisogna dimenticare che la decisione viene comunicata dopo un anno particolarmente difficile del pontificato, con il caso vatileaks. Alla luce di questa clamorosa decisione – che il Papa si limita a comunicare, dato che le sue dimissioni non devono essere accettate da nessuno – si comprende meglio anche la decisione di «correggere» il concistoro per la creazione dei nuovi cardinali del febbraio 2012, molto italiano e curiale, con la nuova e a questo punto ultima creazione ratzingeriana dello scorso novembre, tutta internazionale.
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