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Penultimo Angelus di Benedetto XVI, folla a San Pietro. Il biografo: Mai visto il Papa così esausto

”Grazie, grazie”. Benedetto XVI lo ripete più volte ai fedeli che gremiscono piazza San Pietro arrivati da tutto il mondo per assistere allo storico Angelus di Benedetto XVI, il primo dopo le annunciate dimissioni e il penultimo prima del ritiro previsto per il 28 febbraio. In piazza oltre 50mila persone, secondo la stima del portavoce padre Federico Lombardi.
”Di cuore vi ringrazio tutti – ha detto il Pontefice in spagnolo rivolgendosi ai pellegrini iberici – per le preghiere e l’affetto di questi giorni. Vi supplico di continuare a pregare per me e per il prossimo Papa, cosi’ come per gli esercizi spirituali che comincerò stasera insieme ai membri della Curia romana”. Un saluto anche ”ai pellegrini di lingua italiana. Grazie di essere venuti coì numerosi!”. Infine un saluto particolare ”all’amministrazione di Roma Capitale, guidata dal sindaco” e un ”grazie a tutti gli abitanti di questa amata città”.
Prima, nel corso dell’Angelus, Benedetto XVI aveva messo l’accento sulla necessità di respingere le false immagini del messia come fece Gesu’ di fronte alle tentazioni che ”il tentatore gli proponeva”, fra queste la piu’ grave e’ quella di ”strumentalizzare Dio per i propri fini”.

”Al momento di iniziare il suo ministero pubblico – ha osservato il Pontefice – Gesu’ dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva. Ma queste tentazioni – ha aggiunto – sono anche false immagini di uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone”. ”Gli evangelisti Matteo e Luca – ha proseguito Benedetto XVI – presentano tre tentazioni di Gesu’, diversificandosi in parte solo per l’ordine. Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri fini, dando piu’ importanza al successo o ai beni materiali. Il tentatore – ha spiegato ancora il Papa – e’ subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realta’ sono il potere e cio’ che soddisfa i bisogni primari”. ”In questo modo – ha osservato Ratzinger – Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta piu’, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni e’ in gioco la fede, perche’ e’ in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita ma, a ben vedere, in ogni momento siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, cio’ che realmente e’ bene?” Quindi, ha ammonito ancora il Pontefice, ”come ci insegnano i Padri della Chiesa, le tentazioni fanno parte della ‘discesa’ di Gesu’ nella nostra condizione umana, nell’abisso del peccato e delle sue conseguenze. Una ‘discesa’ che Gesu’ ha percorso sino alla fine, sino alla morte di croce e agli inferi dell’estrema lontananza da Dio. In questo modo – ha concluso Benedetto XVI – egli e’ la mano che Dio ha teso all’uomo, alla pecorella smarrita, per riportarla in salvo”.
“L’udito era calato; l’occhio sinistro non vedeva più; il corpo smagrito, tanto che i sarti facevano fatica a tenere il passo con i nuovi abiti. Non appare malato ma la stanchezza che si era impossessata di tutta la sua persona non si poteva più ignorare”. Così Peter Seewald, biografo del Pontefice, descrive le condizioni di Papa Ratzinger incontrato dieci settimane fa, quando “mi aveva accolto nel Palazzo Apostolico per proseguire i nostri colloqui finalizzati al lavoro sulla sua biografia”, spiega in un articolo pubblicato dal tedesco ‘Focus’ che compare oggi sul ‘Corriere della Sera’.
Ad agosto, durante un colloquio a Castel Gandolfo, alla domanda su quanto lo avesse colpito l’affare Vatileaks, il Pontefice, riferisce Seewald, aveva detto: “Non mi lascio andare a una sorta di disperazione o di dolore universale, semplicemente mi appare incomprensibile”. Sosteneva che “l’evento non gli aveva fatto perdere la bussola – continua il biografo – né gli aveva fatto sentire la stanchezza del suo ruolo ‘perché può sempre accadere’”.
“Mai lo avevo visto così esausto, così prostrato – rimarca Seewald – Con le ultime forze rimaste aveva portato a termine il terzo volume della sua opera su Gesù. Joseph Ratzinger è un uomo incrollabile, una persona capace sempre di riprendersi rapidamente”.
Ma al suo biografo che gli chiedeva “cosa ci si deve aspettare da Sua Santità, dal suo pontificato”, Benedetto XVI aveva risposto: ”Sono un uomo anziano e le forze mi abbandonano. Penso che basti ciò che ho fatto”.