La sfida Bersani: “Ora tocca a noi, gli altri non sono migliori”. Gli otto punti per cambiare
”Non stiamo corteggiando Grillo ma cercando di capire cosa c’è nel profondo”. Oggi ”siamo pronti a proporre un governo di cambiamento sulla base di un programma essenziale”. Così Pier Luigi Bersani alla Direzione del Pd. “Tocca a noi ribaltare lo schema” e lasciar perdere “soluzioni fuorti dal Parlamento” che sono “inutili”. Quindi, aggiunge, è in Parlamento che va trovata la soluzione: “Noi siamo pronti a proporre un governo di cambiamento sulla base di un programma essenziale che ha il compito di rimuovere le barriere più pesanti che si frappongono tra la politica e l’opinione pubblica e mettere mano a urgenti riforme sociali”. ”Gli altri partiti non possono offrire qualcosa di meglio per la governabilità, non hanno le intenzioni né i numeri. Oltre a qualche idea per sbarrarci la strada, non hanno qualcosa da dire al Paese”. Bersani lancia poi gli otto punti “per il governo di cambiamento”. Il primo si propone di portare il Paese “fuori dalla gabbia dell’austerità”, con tra l’altro la revisione e redistribuzione dell’Imu. Il secondo comprende “misure urgenti” sul sociale e il lavoro (compresa la “rivisitazione delle procedure di Equitalia”). Al terzo punto c’è la “riforma della politica e della vita pubblica”, con il dimezzamento dei parlamentari, l’abolizione delle province, la “revisione degli emolumenti dei parlametari”, la legge sui partiti e la riforma della legge elettorale con il doppio turno di collegio. Al quarto punto “giustizia e equità”, con una legge sulla corruzione, riciclaggio, falso in bilancio, voto di scambio e frodi fiscali. Al quinto in conflitto di interesse, al sesto economia verde e sviluppo sostenibile, al settimo diritti e cittadinanza all’ottavo istruzione e ricerca. ”Questa è la nostra proposta alla luce del sole e senza diplomazie riservate. Ora ognuno si assuma la proprie responsabilità davanti al Paese”. Proposta che “deve tradursi in un’iniziaitva politica. Noi siamo pronti da domani ad aprire un confronto”. Poco prima, in apertura dei lavori, il segretario dem ha ribadito: “Sentiamo il dovere politico di pronunciarci con semplicità e chiarezza davanti all’opinione pubblica e di rendere esplicito il nostro orientamento”. ”E’ in corso da anni una fase di convulsa e confusa transizione, un sommovimento profondo di cui le elezioni sono state un momento” ha aggiunto il segretario, per il quale ”c’è un allargamento della forbice sociale a fianco della quale appaiono anche ricette senza speranza”.”La politica, già da lungo tempo senza prestigio, perde via via peso sulla realtà - prosegue Bersani – e da noi in Italia il problema è enormemente aggravato”. Qui, ”anni di berlusconismo hanno fomentato questo discredito fino a far mettere in discussione che nella politica ci fosse qualcuno di innocente”. L’Italia ”ha vissuto anni di immoralità e privilegi, una sorta di tutti contro tutti” in cui ”la prova dell’innocenza di qualcuno è diventata la colpevolezza di altri”. Ci sono ”confusi e pericolosi elementi di protesta e rifiuto ed esigenze razionale e impazienti di riforma e tante altre sfumature. In Italia – dice Bersani – questo movimento non si esprime solo nel ‘Movimento 5 Stelle’ e nell’astensione. Ma anche al di là del voto c’è questo stato d’animo trasversale che non è escluso dai bacini di consenso, neanche dal nostro”. Quindi, dice chiaramente, ”non banalizziamo: qui non si sta corteggiando Grillo ma si sta cercando di capire cosa c’è nel profondo, di bucare il muro dell’autoreferenzialità del sistema. Perché comincia a essere in gioco il sistema”.I dati elettorali, sottolinea Bersani, “parlano un linguaggio drammatico ma chiaro: c’è una sofferenza acuta nella base larga del consenso del Pd”. Sofferenza sociale, ”blocco dei processi di rifoma della politica, percezione di inutilità della politica” che ”ci fanno leggere largamente omologati al sistema che non gira – dice il segretario del Pd - ci viene attribuita come colpa persino l’esistenza di Berlusconi. Tutte queste dinamiche che non hanno avuto lenimento si sono accentuate nell’esperienza del governo Monti”. L’idea che non ci fosse l’avversario ci ha danneggiato, ha messo in moto dei voti”, di certo “è una cosa che ci ha indeboliti e danneggiato”. dice Bersani. Sebbene, osserva, “noi siamo gli unici che hanno continuato a dire che la destra esiste e che ha radici nel Paese. Che questo sia colpa nostra, discutiamone… “.
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