Crescono i consensi per un Pontefice americano. O’Malley, il frate cappuccino che ha “ripulito” Boston dopo gli scandali
Per la prima volta nella storia c’e’ la possibilita’ che venga eletto un Papa del continente americano. Se in passato infatti si considerava che un Papa degli States non fosse una scelta praticabile, oggi questo limite sembra caduto. Il criterio seguito dalla Chiesa universale era quello di non concentrare troppo potere nelle mani di un solo Paese, gli Stati Uniti, che gia’ erano considerati una superpotenza mondiale. Ma a piu’ di vent’anni dalla fine della guerra fredda e nei mutati scenari internazionali, fra i cardinali potrebbe essere venuta meno la pregiudiziale su un cardinale degli Usa.
Gia’ da diverso tempo, poi, si discute di un possibile Papa dell’America Latina e anche in occasione dell’ultimo conclave, quello del 2005, diverse fonti convergenti indicarono nell’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Bergoglio, l’alternativa piu’ consistente a Ratzinger. Oggi non esiste ancora una personalita’ su cui si e’ realizzata una convergenza diffusa, i cardinali stanno discutendo e confrontandosi per trovare un accordo e svolgere un conclave che non si prolunghi troppo e soprattutto dia un’indicazione forte di unita’ e concretezza.
Si parla cosi’ dell’arcivescovo di New York Timothy Dolan, del titolare della diocesi di Boston Sean Patrick O’Malley, il frate cappuccino chiamato a riordinare la chiesa della citta’ americana dopo lo scandalo degli abusi sessuali. Ma anche fra i latinoamericani spiccano alcuni candidati: fra di loro certamente l’arcivescovo di San Paolo del Brasile Odilo Scherer, e poi il messicano Jose’ Robles Ortega. Qualcuno fra gli osservatori dell’America Latina fa ancora il nome di Bergoglio. Tuttavia anche gli italiani giocano le loro carte su almeno due nomi : l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, le cui chances sono in crescita e il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Fra gli outsider resiste il filippino Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila. Tra gli europei restano in gioco i nomi di Christof Schoemborn, arcivescovo di Vienna e di Peter Erdo, arcivescovo di Budapest.
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