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Laura Boldrini (Sel) nuovo presidente della Camera. “Quest’ Aula dovrà ascoltare la sofferenza di una generazione che ha smarrito se stessa”

Laura Boldrini (Sel) nuovo presidente della Camera. “Quest’ Aula dovrà ascoltare la sofferenza di una generazione che ha smarrito se stessa”

Laura Boldrini di Sel è il nuovo presidente della Camera. Questo il risultato del voto appena conclusosi a Montecitorio. Nel secondo giorno di voto per le presidenze di Camera e Senato il Pd ha cambiato candidati. In campo Laura Boldrini (Sel) per la presidenza di Montecitorio e Piero Grasso per quella del Senato di Palazzo Madama. ”Credo che abbiamo fatto una scelta giusta”, osserva il segretario del Pier Luigi Bersani. “Abbiamo cercato fino all’ultimo con responsabilità e condivisione. Continueremo così. Ci dispiace che questo non abbia corrisposto ad una assunzione di responsabilità degli altri. Abbiamo dimostrato che se tocca a noi decidere, sappiamo come fare”. Laura Boldrini e Pietro Grasso sono “due persone di lungo corso nella società e hanno mostrato grandissima sensibilità, capacità, un’enorme forza civica e morale che serve come messaggio al Paese. Le altre forze politiche decideranno, ognuno si prenda le sue responsabilita’”.

“Arrivo a questo incarico – ha commentato Laura Boldrini –  dopo aver trascorso tanti anni a difendere e rappresentare i diritti degli ultimi, in Italia come in molte periferie del mondo. Un’esperienza che mi accompagnerà sempre e che da oggi metto al servizio di questa Camera”, ha aggiunto. “Farò in modo – ha promesso ancora – che questa istituzione sia anche un luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno”.  “Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze”, ha proseguito, per “dare piena dignità a ogni diritto”, per “ingaggiare una battaglia vera contro la povertà e non contro i poveri”. Perché “in quest’Aula sono stati scritti i principi fondamentali della nostra Costituzione, la più bella del mondo” e allora “quest’Aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale di una generazione che ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà, costretta spesso a portare i propri talenti lontani dall’Italia”.

Parole scandite da un susseguirsi di applausi, diventati un vera e propria, lunga, standing ovation quando la presidente della Camera avverte che “dovremo farci carico dell’umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore”. “Dovremo stare accanto a chi è caduto senza trovare l’aiuto o la forza per rialzarsi – ha scandito ancora – ai tanti detenuti che oggi vivono in una condizione disumana e degradante, come autorevolmente denunciato dalla Corte europea per i diritti umani”.

“Dovremo – ha insistito – dare strumenti a chi ha perso il lavoro, o non lo ha mai trovato. A chi rischia di smarrire perfino l’ultimo sollievo della cassa integrazione, ai cosiddetti esodati che nessuno di noi ha dimenticato”, così come i “tanti imprenditori che costituiscono una risorsa essenziale per l’economia italiana”. “In Parlamento sono stati scritti questi diritti – ha detto ancora – ma costruiti fuori da qui, liberando l’Italia e gli italiani dal fascismo”. Ricorda anche “i morti per mano mafiosa”, saluta la manifestazione a Firenze di don Ciotti, e rileva subito dopo che “molto dobbiamo anche al sacrificio di Aldo Moro e della sua scorta”. “Questo è un Parlamento largamente rinnovato, scrolliamoci di dosso ogni indugio nel dare piena dignità alla nostra istituzione che saprà riprendersi la centralità e la responsabilità del proprio ruolo. Facciamo di questa Camera la casa della buona politica”, è stata infine l’esortazione programmatica.
“Boldrini e Grasso una grande scelta di innovazione che ho voluto e condiviso. Mai le aspirazioni personali davanti agli interessi generali”, scrive Dario Franceschini su Twitter fino a stamattina candidato per Montecitorio. La linea del Movimento 5 stelle non cambia. I ‘grillini’ tirano dritto: non voteranno altri candidati, compresi i nomi su cui punta il segretario Dem Pier Luigi Bersani, ma daranno il proprio voto solo ai candidati 5 stelle. La scelta di Piero Grasso per il Senato e Laura Boldrini per la Camera non cambia, dunque, la posizione del movimento. “Mi hanno fatto il nome di Grasso -avrebbe detto Vito Crimi, capogruppo in pectore a Palazzo Madama, durante la riunione dei senatori 5S ancora in corso- io ho risposto: auguri!”.

I senatori del Pdl voteranno come proprio candidato alla presidenza del Senato Renato Schifani. Annuncia intanto, al termine della riunione a Palazzo Giustiniani, Francesco Nitto Palma. E Maurizio Gasparri aggiunge: “Mentre la sinistra si arrocca, noi avanziamo una proposta di rango istituzionale”. Stesso candidto anche per la Lega Nord. I senatori del Carroccio voteranno come proprio candidato alla presidenza di Palazzo Madama Schifani.

Per la Lega parla Bossi: “Non capisco Bersani, proponendo due suoi candidati alle Camere ricompatta il partito, ma è una manovra di chiusura. Come farà ora ad agganciare le altre forze politiche?”, sottolinea il presidente della Lega parlando in Transatlantico. Come commenta la proposta del Pdl di candidare Renato Schifani a Palazzo Madama?, chiede un cronista. “Evidentemente Schifani qualche amico ce lo ha e il Pdl punta ai montiani…”. I montiani voteranno scheda bianca in entrambi i rami del parlamento. ”Avendo purtroppo constatato non sussistere le condizioni politiche e istituzionali per dar vita a un percorso ampio di condivisione e responsabilita’, il gruppo Scelta Civica per l’Italia ha deciso di non candidare alcun suo esponente alla presidenza delle Camere e di votare scheda bianca sia alla Camera che al Senato”. E’ quanto si legge in una nota. ”Nessun accordo su poltrone che non abbia un valore decisivo per sbloccare la situazione e’ percorribile per Scelta Civica. Riteniamo sempre piu’ urgente, dato lo stato del Paese, che ricominci subito un dialogo tra le forze politiche piu’ responsabili, al fine di evitare che aumenti ulteriormente il distacco tra Paese e istituzioni”, avvertono i montiani.

Ma su Monti il Pdl è in pressing per il Senato. Il Pdl alla quarta votazione vuole che i senatori montiani facciano convergere i voti su Renato Schifani. Un lavorìo che sta andando avanti sia in aula che nei corridoi di palazzo Madama, dove è stato notato un fitto conciliabolo tra Maurizio Gasparri e Mario Mauro, in vista di un eventuale ballottaggio pomeridiano. Il centrosinista puo’ contare su 123 senatori, mentre Pdl e Lega insieme arrivano a 117 e, in caso di un confronto a due Schifani-Grasso, i 19 voti dei montiani sarebbero risolutivi. Un quadro che, secondo l’esponente pidiellino Paolo Romani, “ricorda molto quello del 1994″, quando nel ballottaggio tra Carlo Scognamiglio e Giovanni Spadolini, fu l’esponente di Fi a prevalere per un solo voto. Resta l’incognita dei grillini, per ora intenzionati a votare scheda bianca in caso di ballottaggio.