• Home »
  • Evidenza »
  • Martina, figlia del brigadiere ferito: “Fiera di mio padre ma non credo di poter perdonare”. Preiti chiede di incontrare il figlio

Martina, figlia del brigadiere ferito: “Fiera di mio padre ma non credo di poter perdonare”. Preiti chiede di incontrare il figlio

 “Sono presenti segni di danno midollare ai quattro arti”. E’ quanto evidenzia l’ultimo bollettino ufficiale sulle condizioni di Giuseppe Giangrande, il brigadiere ricoverato all’Umberto I di Roma, dopo la sparatoria di ieri di fronte a palazzo Chigi. “La sedazione è stata sospesa per verificare lo stato di coscienza del paziente, che si è dimostrato risvegliabile, vigile, lucido, orientato e in grado di respirare autonomamente per un breve periodo”. “Il paziente – prosegue il bollettino – è stato in seguito nuovamente posto sotto sedazione e supporto ventilatorio. La prognosi rimane riservata”.Accanto al brigadiere la figlia, Martina Giangrande. “Sono fiera e orgogliosa di mio padre - ha detto la 23enne – , che ha dedicato tutta la sua vita alle istituzioni”. La giovane ha lasciato la sua occupazione per seguire il papà. ”Lavoravo fino a ieri, mi sono licenziata per seguire mio padre” ha detto, ricordando di averlo “già fatto” per la madre malata, deceduta tre mesi fa. “Ora lo rifaccio per mio padre, come è giusto che sia. Tutti i progetti di vita che avevo fatto già dalla morte di mia madre si sono in un momento stravolti – ha aggiunto – quindi si ricomincia: altri progetti, altri obiettivi e vedremo di portarli a termine, sperando che tutto vada bene”. La ragazza ha ringraziato poi l’Arma dei carabinieri che, ha detto, “in questo terribile momento ha assistito me e tutti miei familiari”.”Non so, non credo potrò perdonare. Tra i due chi ha perso sono stata io, non lui. Ora non voglio pensare – ha aggiunto – non mi interessa. Penso a mio padre. Noi ci definivamo un piccolo esercito sgangherato, ora siamo un mezzo esercito e tanto sgangherato”. ”Il gesto di ieri non si può perdonare”, dichiarano Ciro e Pietro Giangrande, i fratelli del brigadiere che gli sono accanto in ogni momento. “Gianfelice ha mosso gli occhi e cercato di parlare e ha riconosciuto la figlia Martina”, fanno sapere. I due fratelli hanno anche incontrato la capogruppo del M5S alla Camera, Roberta Lombardi, in visita al carabiniere ferito. “E’ vicina al nostro dolore, ma da questa vicenda lasciamo fuori la politica”, dicono. A fare visita al militare ferito questa mattina anche Ciro Trentin, comandante del VI battaglione Toscana dei Carabinieri. “Faremo tutto il possibile per stare vicino a Giangrande e alla figlia. Il brigadiere è un grande uomo sempre in prima linea”, ha detto Trentin. “Ho visto una grande compostezza della famiglia che sta vivendo questa tragedia”, ha aggiunto il comandante. Sul fronte dell’inchiesta, l’Ufficio del pubblico ministero ha valutato la possibilità di chiedere per Preiti una perizia psichiatrica, ma secondo quanto si è appreso questa ipotesi sarebbe stata scartata.

Slitta a domani mattina l’invio da parte della Procura di Roma all’ufficio del gip della richiesta di convalida dell’arresto di Luigi Preiti. Nel documento sono state precisate le accuse che l’ufficio del pubblico ministero contesta a Luigi Preiti. Sono triplice tentativo di omicidio, detenzione, porto e uso di arma clandestina e ricettazione. Con l’aggravante della premeditazione e di aver agito contro le forze dell’ordine in servizio davanti a palazzo Chigi. Intanto, è stata affidata ai carabinieri del Ris la pistola usata ieri da Luigi Preiti. Gli esperti dovranno accertare quale era la matricola dell’arma prima che fosse abrasa e anche accertare se la pistola sia stata utilizzata in altre occasioni. Gli accertamenti che saranno fatti sono “irripetibili” in quanto per rilevare il numero della matricola sarà necessario l’impiego di agenti chimici che possono essere usati una sola volta. Il procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani, che ha disposto gli accertamenti, ha detto che l’uomo ha dato una versione abbastanza confusa di come di era procurato l’arma. Di conseguenza l’argomento dovrà essere approfondito. Le analisi del Ris riguarderanno anche i bossoli recuperati dalla polizia scientifica davanti al Palazzo del governo. Emergono anche altri dettagli sulla drammatica giornata di ieri. Secondo quanto apprende l’Adnkronos da fonti investigative, c’erano punte di trapano all’interno della borsa zaino di colore beige, sequestrata dai Carabinieri a Preiti.

Non solo. Dagli accertamenti è emerso che anche un terzo carabiniere che si trovava davanti a Palazzo Chigi ieri, nel momento degli spari, è stato raggiunto da un proiettile esploso da Preiti. Fortuna ha voluto che il colpo, dopo aver trapassato il giubbotto d’ordinanza sul quale è rimasto evidente un foro d’entrata e d’uscita, non abbia toccato il corpo del carabiniere. ”Preiti è una persona con una forte depressione, si è reso conto della gravità della situazione solo durante l’interrogatorio, quando è scoppiato in lacrime”, dice all’Adnkronos Mauro Danielli, legale di Preiti. “In quel momento, davanti al magistrato – aggiunge il legale – ha preso coscienza di quanto fatto. Lui stesso si è definito ‘un disperato”‘. Preiti, fa sapere il difensore, chiede di potere incontrare il figlio. L’uomo ha detto, secondo quanto riferisce lo stesso penalista, di essere ”pentito per quello che ha fatto”. L’avvocato Danielli lasciando il carcere di Rebibbia dopo il colloquio con il suo cliente spiega: ”Non riesce a rendersi conto di quello che ha fatto e chiede anche notizia dei carabinieri che ha ferito”.