San Giovanni, in 50 mila per il lavoro. Landini (Fiom): “Il Pd assente ha paura della piazza?”
E’ la piazza del lavoro, della giustizia sociale, della democrazia. La Fiom porta a San Giovanni almeno 30 mila persone, secondo le indicazioni raccolte fra gli organizzatori, forse 50 mila nelle stime che considerano la copertura della piazza rispetto alla massima affluenza possibile. “Più del doppio”, secondo Carla Cantone, segretario generale dello Spi Cgil. Eloquente lo slogan, ‘Non possiamo più aspettare’, scelto per il corteo partito da piazza della Repubblica e arrivato a piazza San Giovanni in Laterano, per la “prima manifestazione di opposizione e lotta costruttiva” al governo Letta-Alfano.
Gli slogan scanditi e quelli stampati sugli striscioni portano in piazza tutte le emergenze e le sofferenze di un mondo del lavoro in crisi profonda. ‘Pomigliano non si piega’, ‘esodati in cerca di un futuro’, ‘ci vogliono schiavi ci avranno ribelli’, ‘senza reddito né pensione’, ‘disoccupati over 55′, ’2011 mobilità-2012 esodato- 2013 fregato’.
“Non è una manifestazione ‘contro qualcuno’, ma ‘per qualcosa’ – spiega il segretario generale della Fiom Maurizio Landini, prima di dare il via al corteo – Noi abbiamo delle proposte e chiediamo un cambiamento”. Sull’assenza del Pd (ma alcuni, a titolo personale, ci sono, così come i Giovani Democratici) Landini dice di aver ricevuto ieri sera una telefonata dal capogruppo alla Camera Roberto Speranza: ”Mi ha detto che non poteva esserci ma che ci avrebbe lasciato un messaggio. Comunque ringrazio i partecipanti, e chi non c’è parla da solo”.
“Come si può essere al governo con Berlusconi ed avere paura di essere qui in questa piazza? - chiede Landini dal palco di San Giovanni – Noi siamo la parte migliore di questo paese e non dobbiamo avere paura di rivendicare la nostra onestà, la nostra forza”.
Scandisce il leader Fiom: “Siamo qui perché non rinunciamo alla nostra idea di fondo: di voler cambiare questo Paese e mandare a casa chi ha prodotto questo disastro. Se questo governo non sarà in grado di cambiare le politiche di Monti e Berlusconi, lo dico ora per non essere cattivo profeta, penso che non avrà lunga vita perché questa manifestazione dimostra che non ci siamo rassegnati e che le cose le vogliamo cambiare”.
Landini parla anche della Costituzione: “Non ci dobbiamo difendere dalla Costituzione ma dobbiamo cambiare passo per realizzarla in tutti i suoi punti, dal lavoro alla salute, fino all’istruzione”. “Metteremo in campo tutte le iniziative possibili – assicura – per cambiare politica economica. Oggi essere rivoluzionari è fare applicare la Costituzione. Solo da qui potrà partire la ricostruzione sociale e politica del Paese”.
Riguardo alle nuove regole per la rappresentanza raggiunto da Cgil, Cisl e Uil che i sindacati stanno discutendo con Confindustria per arrivare ad una intesa, il leader Fiom avverte: “L’accordo con Confindustria deve mantenere il diritto di voto dei lavoratori sui contratti e sono inaccettabili le limitazioni e le sanzioni che limitano il diritto di sciopero”, “sono regole contro la nostra Costituzione e non le accetteremo mai perché mettono in discussione un diritto di fondo”.
L’unità sindacale, d’altra parte, prosegue, “non è solo la somma di Cgil Cisl e Uil ma è molto di più; è un diritto dei lavoratori che per poterlo esercitare hanno bisogno della democrazia, della possibilità di votare tutte le volte che ci sono idee diverse e di poter partecipare alle scelte che si compiono”. E invita “qualcuno” a considerare bene quello che ha sottoscritto. “Se qualcuno che ha firmato accordi del cavolo capisce solo dopo di aver siglato un accordo del cavolo, torni pure indietro”, scandisce senza mai citare la Cgil alla quale è chiaramente indirizzato l’invito.
Quanto agli imprenditori, “in questo quadro in cui tutto si scarica su una politica che fa schifo voglio dire: madavvero la classe di imprenditori è senza colpe? Davvero siamo in questa situazione di crisi senza una loro responsabilità? – chiede Landini – Ma nei paradisi fiscali i miliardi chi ce li ha portati invece che investirli in Italia? E vi sembra normale che mentre i salari crollano l’unica cosa che aumenta sono i compensi dati ai manager pubblici e privati?”, sottolinea dal palco. E avanza una proposta: “Se tutte le imprese, tutte, pagassero i contributi per la cig saremmo in grado di coprire gli ammortizzatori sociali per tutti e cominciare a pensare ad inserire un reddito di cittadinanza”.
Questa mattina dalla manifestazione Landini ha parlato anche delle decisioni prese ieri in Cdm. Secondo il leader Fiom, “non bisogna cancellare l’Imu per tutti ma solo per chi non se lo può permettere”. E “comunque sono altre le priorità, come ridurre la tassazione sul lavoro dipendente e colpire l’evasione fiscale. Ancora su questi temi non ho sentito discussioni precise di questo governo”. In merito poi alle misure prese dal Consiglio dei ministri ”sui fondi per la cassa in deroga sono importanti ma insufficienti. Sono i primi provvedimenti che però non ci consentono di uscire dall’emergenza, perché non hanno carattere di guardare al futuro”.
Diverse le personalità che hanno voluto testimoniare con la propria presenza l’adesione alle ragioni della Fiom. “Siamo nel periodo più buio dal dopoguerra, abbiamo cercato di farci sentire in tutti i modi ma non ci hanno ascoltato. Io sono convinta che questo non sia un paese in crisi, ma un paese corrotto”, afferma con decisione la cantante Fiorella Mannoia, intervenuta sul palco. Fra le altre adesioni illustri, quelle di Sergio Cofferati, Nichi Vendola, Stefano Rodotà e Gino Strada, anche loro intervenuti sul palco nel corso del comizio finale. Rodotà, accolto da cori e un lungo applauso, porta in primo piano la Costituzione: “Quando la Fiom si batte per i diritti del lavoro, si batte per tutti, per la democrazia e la Costituzione. Oggi siamo qui per chiedere che l’articolo 1 della Costituzione sia rispettato”.
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