Messina, esami universitari comprati e venduti dalla ‘ndrangheta. Sei arrestati tra cui un docente di Statistica
Sei ordinanze cautelari nell’ambito di un’inchiesta sugli esami ‘facili’coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina. Al centro dell’indagine un’organizzazione che, secondo gli investigatori, avrebbe influenzato le prove di ammissione alle facoltà a numero chiuso e gli esami universitari, con al vertice un calabrese ritenuto legato a esponenti della ‘ndrangheta locale. Ci sono anche un ex consigliere provinciale e un docente di Statistica e matematica al dipartimento di Scienze economiche tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi emessi nell’ambito dell’operazione.
La Dia di Catania ha eseguito, nei loro confronti, un’ordinanza agliarresti domiciliari. A entrambi è contestata associazione per delinquere, corruzione, millantato credito e voto di scambio. Gli altri destinatari di provvedimenti restrittivi, sono D.A.M., già indagato nell’inchiesta Panta Rei, al quale è contestato anche un caso di usura e tentativo di estorsione e l’aggravante del metodo mafioso, e S.G., bloccato a Brescia. Nell’inchiesta ‘Campus’, coordinata dal procuratore capo di Messina, Guido Lo Forte, dall’aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto della Dda Liliana Todaro, sono indagate altre tre persone e per due di loro è stato disposto l’obbligo di firma. Le indagin hanno permesso di scoprire una compravendita di esami e titoli di laurea nell’ateneo peloritano. Il sistema di ‘favori’ e ‘intercessioni’ presso l’Università messinese andava dalle raccomandazioni all’efficace e grave interferenza sulle commissioni d’esame tanto da alterare risultati dei test di accesso alle Facoltà a numero chiuso e condizionare pesantemente alcune commissioni esaminatrici per le abilitazioni professionali come quelle per la professione di dottore commercialista.
Attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali, e pedinamenti, appostamenti e riprese filmate, la Dia ha documentato in diretta incontri e pagamenti. In particolare è emerso che, dietro compenso economico, veniva offerto l”interesse’ per il superamento degli ostacoli ad esami ed abilitazioni. Le accuse contestate a vario titolo sono associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso come per D.A.M., indicato come il tramite con la ‘ndrangheta, finalizzata alla corruzione, al traffico illecito di influenze, al millantato credito, e ad altri delitti con la pubblica amministrazione.
Nelle intercettazioni, D.A.M.. è stato ascoltato dagli inquirenti illustrare i suoi metodi: “Se tu ti vuoi prendere gli esami senza fare un c… E senza problemi, allora bisogna andare praticamente a minacciare. Non c’è niente da fare è così. E’ questo il sistema”. L’organizzazione criminale, secondo la Dia ”tesseva efficaci relazioni e rapporti d’affari con i docenti nonché con personale amministrativo, con lo scopo di influenzare, dietro pagamento di somme di danaro, l’andamento di esami universitari per interferire sullo svolgimento delle prove pre-selettive di accesso a Facoltà a numero chiuso e per far conseguire l’abilitazione alle libere professioni”. Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha espresso, con una telefonata, al procuratore il suo compiacimento ringraziandolo di ”aver provveduto a togliere di mezzo un pericoloso gruppo criminale da una sede preposta alla tutela del sapere e alla formazione umana e culturale dei nostri giovani”.
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