Egitto, le forze di sicurezza sparano sui sostenitori di Morsi: un massacro, 43 morti
Resta alta la tensione in Egitto. La giornata si è aperta nel sangue. Le forze di sicurezza egiziane hanno aperto il fuoco all’alba contro i sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi che manifestavano di fronte a una caserma della Guardia Repubblicana al Cairo. Il bilancio è di 43 morti , secondo il Ministero della Salute, e il ferimento di circa 500 persone. Più grave il bilancio secondo i Fratelli Musulmani, che parlano di 53 morti.
Doppia versione anche rispetto alla dinamica degli scontri. I Fratelli musulmani parlano di ”atto criminale’, accusando i militari e la polizia di essere arrivati all’improvviso alle 3.30 in piazza, usando lacrimogeni e armi da fuoco per disperdere un sit-in “pacifico”. Secondo l’esercito, invece, l’intervento è scattato in risposta ad un attacco di un “gruppo terroristico” alla caserma, in cui uno dei loro è rimasto ucciso e altri 40 sono rimasti feriti. I militari parlano di circa 200 persone arrestate armate di pistole, bombe artigianali e altre armi.
”E’ stato un massacro”, attaccano i Fratelli musulmani che lanciano un appello alla rivolta ”per difendere il paese dai traditori – twitta il portavoce della Fratellanza Gehad el-Haddad – cospiratori del golpe militare” che ha destituito Morsi. Condanna della violenza e un invito alla calma arriva da Mohamed elBaradei, portavoce delle opposizioni liberali egiziane. Sui fatti di questa mattina ”è necessaria un’indagine indipendente. La violenza genera violenza e deve essere condannata formalmente – ha scritto elBaradei su Twitter – E’ necessaria un’indagine indipendente. La transizione pacifica è l’unica via”. Inchiesta indipendente che è stata disposta dal presidente egiziano ad interim Adly Mansour, ha annunciato la tv di stato, spiegando che è già stata costituita una commissione che si occupera’ dell’inchiesta
In segno di protesta il partito salafita al-Nour ha annunciato il suo ritiro dai colloqui per la formazione di un nuovo governo . ”Abbiamo deciso di ritirarci immediatamente da tutti i negoziati in risposta ai massacri presso la Guardia Repubblicana”, ha spiegato su Twitter il portavoce del partito salafita al-Nour, Nader Bakkar. “Ma non resteremo in silenzio, volevano evitare lo spargimento di sangue, ma ora ne scorre a fiumi”. Nelle scorse ore il partito salafita aveva bocciato i nomi di Mohamed elBaradei e poi di Ziad Bahaa el-Din, entrambi esponenti del Fronte di salvezza nazionale, alla carica di primo ministro perché figure troppo laiche.
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