Francesco cambia il codice penale della Chiesa: stretta su reati di pedofilia, delitti contro i minori e riciclaggio di denaro. Abolito l’ergastolo
Stop all’ergastolo, pene più severe per i reati contro i minori e il riciclaggio. E’ quanto prevede la riforma del codice penale varata oggi da Papa Francesco attraverso un ‘Motu Proprio’. Riforma che prevede innanzitutto l’abolizione della pena dell’ergastolo, sostituita con la reclusione da 30 a 35 anni. Le nuove norme sono state presentate in una conferenza stampa con Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale Vaticano e con padre Federico Lombardi. Fino ad oggi la Santa Sede in materia penale era legata al codice Zanardelli adottato nel 1929 con i Patti Lateranensi. Il Papa ha fatto sì che le leggi penali approvate dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano siano estese anche all’ambito della Santa Sede ed inserite quindi nell’ordinamento vaticano. Risultato, l’applicazione della linea dura contro la pedopornografia e lacriminalità transnazionale e organizzata.
Da segnalare ”l’introduzione del delitto di tortura e l’ampia definizione della categoria dei delitti contro i minori (es. la vendita, la prostituzione, l’arruolamento e la violenza sessuale in loro danno; la pedopornografia; la detenzione di materiale pedopornografico; gli atti sessuali con minori”. Le leggi adottate oggi, ha spiegato Dalla Torre, “proseguono l’adeguamento dell’ordinamento giuridico vaticano in continuita’ con le azioni intraprese da Benedetto XVI”.
Non solo. L’introduzione nell’ordinamento vaticano dell’art. 116 bis per chi trafuga documenti - la norma è di nuova introduzione – farà sì che chiunque riveli notizie riservate, come avvenuto di recente nel caso del ‘corvo’, rischi ora da sei mesi e a due anni, con pene che possono arrivare anche ad 8 anni. “Se il documento trafugato riguarda interessi di particolare tenore e riservatezza – ha spiegato Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale Vaticano, codice alla mano “le pene lievitano dai 4 agli 8 anni”. Come e’ stato spiegato in conferenza stampa, le nuove norme intendono essere un “adeguamento alleconvenzioni internazionali”.
La riforma del codice penale vaticano renderà inoltre più difficile l’estradizione. Al testo dell’articolo 9 del codice penale sono aggiunti, infatti, due commi che spiegano come “l’estradizione non è ammessa quando sussistano seri motivi per ritenere che la relativa richiesta sia stata presentata al fine di perseguire o di punire o di arrecare danno ad una persona per motivi di razza, di religione, di nazionalità, di origine etnica o di opinioni politiche; nello Stato richiedente la persona rischi di essere sottoposta a tortura o alla pena di morte”.
No all’estradizione poi quando la misura “sia contraria a interessi fondamentali dello Stato o della Santa Sede. Per verificare la ricorrenza delle condizioni si tiene conto di tutte le considerazioni pertinenti, compresa l’esistenza, nello Stato richiedente, di un insieme di violazioni sistematiche, gravi, flagranti o massicce dei diritti dell’uomo”.
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