Paese allo stremo, lo Stato non paga i debiti e le banche non danno prestiti: fallisce una impresa ogni due ore
Il gap Italia-Ue per i tassi d’interesse genera un maggiore costo per oneri finanziari pari a 7,1 miliardi a carico delle aziende italiane. Le più penalizzate sul fronte dei tassi di interesse sono le piccole imprese con meno 20 addetti. A livello regionale la situazione peggiore si registra in Calabria dove le piccole imprese pagano i tassi più alti: 10,58%. Seguono la Campania con il 10,55% e la Puglia con il 10,22%. Sul versante opposto della classifica, il denaro è meno costoso nella Provincia Autonoma di Bolzano (5,97%), nella Provincia Autonoma di Trento (6,64%) e in Emilia Romagna (7,94%).
A livello provinciale, la maglia nera del costo del denaro va a Crotone dove le aziende pagano tassi d’interesse dell’8,4%, con un aumento di 108 punti base in un anno. Seguono Catanzaro, che registra tassi del 7,99% e un aumento di 73 punti base in un anno, e Vibo Valentia con tassi al 7,82% aumentati di 34 punti base in un anno. All’altro capo della classifica vi è Bolzano con tassi d’interesse del 3,84% (diminuiti di 46 punti base in un anno), seguita da Udine (tassi del 4,30% scesi di 48 punti base) e da Cuneo (4,43%, -4 punti base in un anno). In provincia di Crotone, quindi il credito per un’impresa costa il doppio rispetto a Bolzano.
Le più colpite dal razionamento del credito sono le imprese artigiane: a dicembre 2012 lo stock di finanziamenti è diminuito del 5,7% rispetto a fine 2011, e si attesta a 52,5 miliardi. Sul fronte dei debiti della Pa verso le imprese fornitrici di beni e servizi, Confartigianato rileva che nel 2012 l’Italia è il Paese europeo con la somma più alta: 91 miliardi. Una cifra che rispetto al 2009 è aumentata di 0,3 punti di Pil, a fronte del calo registrato in Francia, Regno Unito e Spagna. Nello stesso triennio 2009-2012 il credito alle imprese sul Pil è sceso dal 56,6% al 55,9%, con una flessione di 0,8 punti di Pil.
Record negativo in Europa anche per i tempi di pagamento della Pa italiana: 170 giorni, vale a dire 109 giorni in più rispetto alla media Ue. Gli imprenditori italiani pagano molto caro il ritardo dei pagamenti della Pa rispetto ai 30 giorni previsti dalla Direttiva europea in vigore da quest’anno: infatti, nell’attesa di quanto loro dovuto, sono costretti a finanziarsi rivolgendosi alle banche e ciò provoca un extra costo di ulteriori 2,2 miliardi.
”I nostri dati – sottolinea il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – confermano che la situazione creditizia delle imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, è molto critica. Quel che è più grave e paradossale è che gli imprenditori sono costretti a indebitarsi con le banche per compensare i mancati pagamenti da parte della Pa e di altre aziende”.
I problemi di liquidità degli imprenditori, prosegue, “devono essere affrontati con uno sforzo comune straordinario e un impegno responsabile da parte del sistema bancario. Soprattutto, per scaricare le tensioni creditizie delle piccole imprese, occorre risolvere subito il gravissimo problema dei ritardi di pagamento della PA nei confronti delle imprese con la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pa verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese verso lo Stato”.
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