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Berlusconi all’attacco dei giudici: “Riforma giustizia o voto” e Bondi: “Ora la grazia”

Berlusconi all’attacco dei giudici: “Riforma giustizia o voto” e Bondi: “Ora la grazia”

“O la politica è capace di trovare delle soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato e nello stesso tempo rendere possibile l’agibilità politica del leader del maggior partito italiano oppure l’Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti”. Lo afferma il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi. L’ex premier incontrando deputati e senatori del Pdl, è stato salutato con un lunghissimo applauso proseguito anche dopo i suoi ringraziamenti. E ha esordito con un commento: “Giustizia? La giustizia in italia è una parola abusata”. Su un punto tutti concordano: “Berlusconi resta il nostro leader indiscusso”. Mentre Renato Schifani e Fabrizio Cicchittohanno sottolineato la necessità di lavorare per “una riforma condivisa della giustizia”.

Proprio su questo punto il Cavaliere, ripercorrendo la sua vicenda giudiziaria e politica, ha posto un aut aut: si riformi la giustizia, altrimenti il voto. “Non possiamo sottrarci al dovere di una vera riforma della giustizia per questo siamo pronti alle elezioni” ha detto il leader del Pdl e ha aggiunto: “Dobbiamo chiedere al più presto le elezioni per vincere. Riflettiamo sulla strada migliore per raggiungere questo obiettivo”.

Dopo Berlusconi ha preso la parola il segretario del partito Angelino Alfano: “I ministri del Pdl sono pronti a dimettersi dal governo. Siamo tutti pronti a dimetterci”. Mentre il capogruppo al Senato Schifani ha riferito che lui e il collega della Camera Brunetta sono pronti a muoversi per chiedere al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che “nel rispetto della Costituzione” possa esser restituita a Berlusconi “quella libertà, quello che ti spetta per la tua storia – ha detto Schifani rivolgendosi al suo leader – per quello che hai fatto per il Paese” e “ottenere quindi da Napolitano  il ripristino dello stato di democrazia che questa sentenza ha alterato”.

E’ una richiesta di grazia, dunque, quella che si preparano a fare Brunetta e Schifani, dopo che deputati e senatori del Pdl hanno rimesso nelle loro mani il mandato parlamentare. “Se alla nostra richiesta di grazia non ci fosse risposta positiva, tutti sappiamo quello che occorre fare: difendere la democrazia nel nostro Paese”, ha poi chiosato il capogruppo Pdl alla Camera. I due potrebbero recarsi al Quirinale in tempi brevi, forse – stando alle indiscrezioni – già domenica.

Ma su questa ipotesi ambienti del Quirinale hanno ricordato che è la legge a stabilire quali sono i soggetti titolati a presentare la domanda di grazia. Al termine della riunione Berlusconi ha lasciato Montecitorio, sorridente, senza rilasciare dichiarazioni e accennando un saluto con la mano alla folla di cronisti che lo attendeva.

Quello che è accaduto a Montecitorio – lo strappo dei pidiellini che, a dispetto delle promesse di responsabilità, danno dimissioni, minacciano lo strappo definitivo, evocano elezioni e chiamano in causa il capo dello Stato, tutto per sparigliare le carte del governo Letta, alzare la posta, e provare a ottenere, magari, una riforma della giustizia o chissà che altro -  Epifani lo ha appreso in diretta alla festa del Pd a Castelfranco Emilia nel modenese. “Se veramente Silvio Berlusconi ha detto ai suoi parlamentari di chiedere al più presto elezioni per vincerle, vuol dire che ha intenzione di rompere il patto con gli italiani per un governo di servizio”, ha commentato il segretario del Pd. “Non so cosa esattamente abbia detto Berlusconi – ha precisato Epifani – Se qualora, con tanti ‘se’, avesse detto questo, vuol dire che romperebbe quel patto-contratto con gli italiani di realizzare un governo di servizio. Altro che distinzione fra piano politico e giudiziario: in questo caso sarebbe quello politico che deriva da quello giudiziario, esattamente il contrario di quello che ho detto io”.

Sulle mosse che potrebbe fare il Pd Epifani ha poi precisato: “Siamo pronti a tutto, siamo pronti a sostenere il governo di servizio e potremo essere pronti ad altro. Per quello che ci riguarda abbiamo la coscienza a posto e non temiamo nulla se non la crisi del Paese e le sue conseguenze”.

In giornata era intervenuto anche l’ex segretario Pd Pierluigi Bersani a chiedere una “discussione seria sulla nuova situazione, dove il presidente Letta venga a dirci la sua”, in modo che “il Pd prenda una posizione univoca e parli con una voce sola davanti a un passaggio che è di grande rilievo”. Il premier, dopo il Consiglio dei ministri ha detto che si tratta di un “momento delicato, ma gli interessi del Paese devono prevalere”. E poi nella riunione con i parlamentari di Scelta Civica ha aggiunto: “Sarebbe un delitto fermarsi ora”.

Quanto all’opposizione si fa sentire il segretario della Lega Nord, Roberto Maroni: “Solidarietà a Berlusconi, ma il governo adesso ha le ore contate”. Mentre il M5S, con Vito Crimi, chiede di votare subito sulla decadenza di Berlusconi dal Senato.