Aaron Alexis ha agito da solo. Lo ha confermato il capo della polizia di Washington, all’indomani dell’
assalto al quartier generale della Marina costato la vita a 13 persone, compreso il killer. “Abbiamo un’unica persona responsabile per la perdita di vite”, ha detto Cathy Lanier. Il sindaco di Washington, Vincent Gray, in una conferenza stampa la notte scorsa, ha detto che le vittime del massacro avevano tra i 46 e i 73 anni. Sono in tutto otto le persone rimaste ferite, solo tre da colpi di arma da fuoco. Il responsabile del massacro è stato identificato come Aaron Alexis, un 34enne reduce della Marina al quale era stato diagnosticato il “post-traumatic stress disorder”. L’uomo, ha confermato la Marina, lavorava alla Navy Yard con un contratto a tempo determinato come consulente nel settore tecnologico. Ma secondo alcune fonti aveva recentemente perso il posto, fatto che forse avrebbe scatenato la sua follia omicida. Nel 2004 era stato arrestato dalla polizia di Seattle per aver sparato alle gomme di un camion di una ditta di costruzioni parcheggiato vicino casa sua. Allora l’uomo disse alla polizia di aver avuto un black-out mentale a causa della rabbia e di essere rimasto sconvolto dopo che i fatti dell’11 settembre. Secondo la testimonianza del padre Alexis aveva partecipato alle squadre di soccorso dopo gli attentati. L’uomo non fu mai incriminato per la vicenda di Seattle. Il precedente non impedì ad Alexis di arruolarsi in Marina nel maggio del 2007. Ma già l’anno successivo il giovane finsce di nuovo in manette, questa volta in Georgia, per disturbo alla quiete pubblica. Passa due notti in cella, ma anche questa volta il caso non va avanti.Alexis, che era buddista, servì in Marina fino al 2011 assegnato allo Squadrone 46 logistico di stanza a Fort Worth. Fino al trasferimento quattro mesi fa a Washington, aveva vissuto quasi sempre a Fort Worth, in Texas, dove 3 anni fa fu coinvolto in una sparatoria. L’uomo aprì il fuoco contro l’appartamento del suo vicino, ma non fu incriminato dopo che disse alla polizia che il colpo era partito accidentalmente mentre puliva la sua arma.In seguito all’episodio fu espulso dalla Marina. Una misura scattata per “una serie di episodi di cattiva condotta” che hanno portato ad una “general discharge”. Spesso i militari cacciati in questo modo dall’esercito hanno difficoltà a trovare un lavoro da civili. Cosa che non successe al 34enne afroamericano che, con alle spalle una formazione da tecnico elettricista in Marina, addirittura era stato nei mesi scorsi assunto da una ditta di computer, The Experts, che aveva ottenuto l’appalto per modernizzare il sistemi informatici dellel basi della Marina e dei Marines in tutto il mondo. E proprio in questi giorni avrebbe iniziato a lavorare per la Navy Yard.
Il fatto che un uomo cacciato dall’esercito per episodi violenti possa aver ottenuto l’autorizzazione d’accesso come contractor ad installazioni militari sicuramente susciterà discussioni e polemiche. Come del resto è destinata a riaprisi la polemica sull’insufficienti misure di sicurezza in atto in installazioni militari negli Usa, come la Navy Yard dove non vi erano metal detector o controlli più accurati agli ingressi dove era necessario solo “strisciare” un badge.
Gli amici buddisti in Texas si sono mostrati sopresi e sconvolti: “Non credono che potesse aver uccidere 13 persone cosi’” ha detto Srisan Somak, una thailandese immigrata negli Stati Uniti, che aveva incontrato Alexis in un centro di meditazione e gli aveva poi affittato un bungalow in un bosco vicino un tempio buddista di Fort Worth. “E’ un bravo ragazzo, tutti pensavano che fosse un bravo ragazzo”, ha aggiunto.
In questi anni Alexis aveva studiato il thailandese e si era recato anche, per un viaggio di un mese, in Thailandia. Inoltre aveva iniziato un corso universitario on line per ottenere una laurea in ingegneria aeronautica. Ma continuava ad avere problemi di rabbia ed aggressività, racconta Oui Suthamtewakul, proprietario di un ristorante thailandese di Fort Worth che per tre anni aveva ospitato Alexis. “Era un ragazzino di 13 anni nel corpo di un 34enne, aveva bisogno di aiuto”, conclude insieme alla moglie.
L’uomo racconta poi di un ennesimo atto di violenza commesso da Alexis che “girava sempre armato” e che un giorno esplose un colpo in casa. “Finirai per uccidermi” disse il ristoratore all’amico che si scusò spiegando che si era trattato di un incidente. Inoltre Suthamtewakul rivela che Alexis “poteva iniziare a bere alle 9,30 del mattino, beveva spesso e per divertirsi, ma non aveva un problema”.
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