Napolitano esce dal silenzio: “Spegnere il conflitto tra politica e giustizia, no a toni spregiativi sulle toghe”
”Non c’è nulla di più impegnativo e delicato che amministare giustizia, garantire quella rigorosa osservanza delle leggi, quel severo controllo di legalità che rappresentano un imperativo assoluto per la Repubblica. Anche la considerazione della peculiarità di questa funzione e l’inequivoco rispetto per la magistratura che ne è investita, sono invece stati, e sono spesso travolti, nella spirale di contrapposizioni tra politica e giustizia, che da troppi anni imperversa nel nostro Paese”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenendo all’università Luiss a un seminario dedicato a Loris D’Ambrosio, consigliere giuridico del capo dello Stato, scomparso nel luglio 2012. ”Il superamento di tale fuorviante conflitto, gravido di conseguenze pesanti per la vita democratica in Italia - ha proseguito il capo dello Stato – ha rappresentato l’obiettivo costante del mio impegno fin dall’inizio del mandato presidenziale”.
Politica e giustizia non devono essere concepiti “come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco”, ma, al contrario, devono essere “uniti da una comune responsabilità istituzionale”. “Non dobbiamo arrenderci – ha aggiunto Napolitano – a resistenze ormai radicate e a nuove recrudescenze del conflitto da spegnere nell’interesse del Paese, forse passando attraverso ‘un ridistanziamento tra politica e diritto”’. Giorgio Napolitano invita poi la magistratura a essere parte attiva nel necessario percorso di riforme dell’ordinamento. “Sono certo che Loris D’Ambrosio – ha detto il presidente della Repubblica – avrebbe accolto con soddisfazione la forte, coraggiosa autocritica che si è sollecitata e avviata in un dibattito, giorni fa a Milano, negli interventi di magistrati di grande esperienza e indiscutibile, fiera, indipendenza e combattività”. “Ne dovrebbe scaturire, anche tra i magistrati, un’attitudine meno difensiva e più propositiva, rispetto al discorso sulle riforme di cui la giustizia ha indubbio bisogno da tempo e che – ha concluso il presidente della Repubblica – sono pienamente collocabili nel quadro dei principi della Costituzione”.
Senza riferimenti espliciti a Silvio Berlusconi, che nel suo videomessaggio aveva definito i magistrati impiegati pubblici, Napolitano ha poi sottolineato che “il titolo di ‘impiegati pubblici’, riferibile in Costituzione anche ai magistrati, non dovrebbe mai essere usato in senso spregiativo ma non può per altro oscurare, da nessun punto di vista, la peculiarità e singolare complessità delle funzioni giudiziarie”. Loris D’Ambrosio, ha infine osservato, è stato un “civil servant che si è dedicato esclusivamente all’interesse generale del Paese e alle sue istituzioni democratiche”.
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