Il Cavaliere tenta un’altra carta: “Dimissioni solo per i ministri, approviamo Imu, Iva poi al voto”
Non sono stato costretto a far dimettere i nostri ministri, l’ho deciso io. Lo avrebbe detto Silvio Berlusconi ai gruppi del Pdl riuniti alla Sala della Regina di Montecitorio, aggiungendo che Forza Italia non è un movimento di estremisti. Ho deciso da solo nella notte, ha spiegato, perché gli italiani non capivano come facevamo a stare al governo con la sinistra. Poi, con una battuta, ha punzecchiato i dissidenti del Pdl: c’è gente che scappa di casa, ma i panni sporchi si lavano in famiglia. Ho riunito e parlato con i ministri, con loro c’è unità d’intenti, ha assicurato Berlusconi, che ha invitato tutti a marciare compatti. Loro temono una perdita di consensi, forse hanno ragione, ma ormai tutto è superato. Dobbiamo restare uniti, ha sottolineato l’ex premier. I ministri mi avevano dato le loro dimissioni due giorni prima, poi ho deciso da solo, ha detto ancora. Le loro giuste preoccupazioni le hanno fatte pubblicamente, anziché risolvere internamente. I panni sporchi si lavano in famiglia, ha sottolineato ancora, ma i ministri lo hanno fatto in buona fede, abbiamo chiarito tutto. Non dobbiamo dare all’esterno l’impressione che sta dando il Pd, avrebbe spiegato il Cav.
Il Cavaliere ha ribadito la linea dura, lanciando un messaggio preciso al Pd e al Colle: nessuno pensi di fare governicchi che si reggono con transfughi e traditori. E, volutamente, non ha dato nessuna indicazione in vista del voto di fiducia di mercoledì prossimo in Parlamento, limitandosi a ribadire la necessità di tornare alle urne già a novembre, dopo aver approvato in una settimana la legge di stabilità e i decreti su Iva e Imu. Il Pd ha violato i patti, ma noi diremo sì ai decreti su Iva e Imu e poi si andrà al voto, ha continuato Berlusconi. Assicuriamo in una settimana i voti sulla cancellazione dell’Imu, per il varo della legge di stabilità che non aumenti le tasse e per l’abolizione dell’Iva. Poi puntiamo alle urne, perché non si riesce a fare riforme vere, avrebbe detto.
Il Cav ha respinto le dimissioni di massa annunciate dai suoi parlamentari, confermando quelle rassegnate dai cinque ministri. Spiegherò agli italiani del nostro strappo con il ritiro della nostra delegazione a palazzo Chigi, ha annunciato, lasciando intendere che presto tornerà in tv e che non ci sarà nessun ripensamento. Parlando ai gruppi del Pdl, il Cavaliere avrebbe poi assicurato di aver sempre pagato le tasse. Certi giudici sono il cancro della democrazia, ha dichiarato. Berlusconi è poi tornato a prendersela con Magistratura democratica. Per i giudici di Md c’è democrazia solo se la sinistra è al potere. Hanno fatto piazza pulita dei partiti democratici. Magistratura democratica è un’associazione prevalentemente segreta. Durante la riunione Berlusconi ha infine confermato la kermesse di partito del 4 ottobre in piazza Farnese in concomitanza con il voto alla Giunta di palazzo Madama sulla sua decadenza. Nel Pdl la tensione è alle stelle e i malumori delle ‘colombe’ crescono con il passare delle ore. Non c’è spazio per il dibattito nella sala della Regina. L’unico che si smarca è Fabrizio Cicchitto, ma la sua richiesta di discussione non viene accolta. “Non dovete chiedere a me se verrà votata o meno la fiducia al governo. Questo non è stato chiarito”, ha detto Cicchitto lasciando l’assemblea.
Ma il senatore Pdl Francesco Nitto Palma assicura invece: “Il Pdl non voterà la fiducia. Non ci sono state voci di dissenso. La posizione di Cicchitto – aggiunge – è legittima ma differisce con quanto detto dal presidente Berlusconi”. Alt del Pd alla proposta di Berlusconi di approvare i provvedimenti economici in una settimana e poi andare al voto. Per Dario Franceschini la proposta è “assolutamente irricevibile”. “Ci vuole un minimo di serietà. Non si può buttare ì una frase e dire che si fa la legge di stabilità in una settimana”, dice il ministro.
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