• Home »
  • Politica »
  • Pdl nel caos e il voto di fiducia, Berlusconi fa pressing su Alfano. Il Pd fa quadrato su Letta

Pdl nel caos e il voto di fiducia, Berlusconi fa pressing su Alfano. Il Pd fa quadrato su Letta

Pdl nel caos e il voto di fiducia, Berlusconi fa pressing su Alfano. Il Pd fa quadrato su Letta

E’ terminato il vertice a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del partito. In via del Plebiscito, riferiscono, sarebbe rimasto solo Angelino Alfano per una faccia a faccia chiarificatore con il Cavaliere in vista del voto di fiducia al governo Letta. Sul tavolo anche il nodo dei futuri assetti della nuova Forza Italia, alla luce dei forti malumori nel partito sul ritiro della delegazione pidiellina a Palazzo Chigi. ”Prima di ogni altra cosa, la priorità in queste ore è l’unità del nostro partito. E per questo mi sto battendo” ha detto Maurizio Gasparri (Pdl), vicepresidente del Senato. ”Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l’unità del Pdl-Forza Italia – ha dichiaratoDaniela Santanchè - Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose. Pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d’argento, perché l’unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell’Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi”. Niente seduta d’aula a palazzo Madama, dove però c’è fermento soprattutto nelle file dei senatori Pdl. Fuori dal Senato e nel Transatlantico sono evidenti capannelli pidiellini e/o forzisti alle prese con le incertezze del momento. E crescono le voci che danno 22-23 senatori pronti a dar vita a un nuovo gruppo ‘Popolari’ per permettere alla legislatura di continuare. Ieri Berlusconi ha confermato di voler tirare dritto, domani il premier Enrico Letta arriva in aula per le sue “comunicazioni”. La domanda che circola è: c’è la possibilità che una pattuglia di ‘responsabili’ si stacchi dal Pdl per sostenere insieme a Sc, Pd, Gal e qualche ex M5S delle ‘larghe intese’ rivedute e corrette?

La questione si intreccia con la nascita di Forza Italia, ed è palpabile una certa insofferenza verso i cosiddetti ‘falchi’. C’è chi teme le elezioni anticipate, nell’incertezza non della rielezione ma della candidatura e si lascia andare anche a conti spiccioli legati alla vita quotidiana: “Io pago 2500 euro di affitto…”, si sfoga a cielo aperto un senatore. Non mancano tentativi estremi di dialogo, facilitati da ruoli istituzionali, come l’abboccamento avvistato tra il capogruppo Pd Luigi Zanda e il vice capogruppo Pdl Giuseppe Esposito, o rinnovati tam tam che annunciano guerra da parte dei settori più vicini al Cavaliere in versione ‘combat’, a pochi giorni, tra l’altro, dalla seduta di venerdì della Giunta che proporrà all’aula la decadenza da palazzo Madama. ”C’è un’emergenza democratica – tuona il vice capogruppo Pdl Paolo Romani davanti alle telecamere – e si tenta di far fuori il leader per via giudiziaria”. All’Adnkronos Romani spiega che l’ipotesi scissione ”non è nelle cose, nella consapevolezza che Silvio Berlusconi è il nostro leader incontrastato. Che ci sia un malessere legato alla situazione che si è creata, però, è vero. Si tratta di discutere e di far capire che Forza Italia non è quel che può essere sembrato, un movimento la cui struttura di vertice e la cui direzione di marcia siano già decise, come può essere apparso ad alcuni”.

Ma è chiaro che c’è attesa anche per le decisioni di Angelino Alfano, soprattutto, ma anche di Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello, oltreché di Beatrice Lorenzin, Nunzia De Girolamo, insomma i ministri che hanno rassegnato le dimissioni mentre i parlamentari sono stati ‘graziati’. Fra i boatos che circolano, però, c’è anche la voce che, fra i 22-23 senatori ‘ballerini’, tra Pdl e Gal, disponibili ad appoggiare un nuovo esecutivo, si lavori alla nascita di un nuovo gruppo, il cui nome sarebbe, semplicemente, ‘Popolari’. Non necessariamente a supporto di Enrico Letta, ma di un esecutivo che parta con lo scopo di mandare in porto la legge di stabilità e riformare la legge elettorale. Di una cosa sembrano sicure alcune colombe del Pdl ed è un senatore che lo dice fuori dai denti ma sotto copertura: “La pelle di caimano e di pitonessa è cara: questo partito rischia di costarci troppo…”.

Intanto si è svolta la segreteria del Pd che si è espressa “in modo unitario”. “Noi sosteniamo Letta e lo sosterremo nell’operazione verità” di domani in Parlamento, ha detto Enzo Amendola al termine della segreteria. ”Noi abbiamo preso atto di tutte le dichiarazioni che stanno arrivando su questa crisi di governo. Dalle parti sociali, da imprese e sindacati ma anche da fuori dei confini nazionali. C’è grande preoccupazione e noi sosteniamo Letta – ha ribadito – nell’operazione verità di domani. Il presidente del Consiglio parlerà in Aula, farà un discorso chiaro, e, a quel punto, vedremo chi ci sta”.