Il mostro di Cleveland forse vittima di un gioco autoerotico, non si e’ suicidato
Ariel Castro, il ‘mostro di Cleveland’, potrebbe non essersi suicidato in carcere lo scorso 3 settembre, ma essere rimasto vittima di un gioco “autoerotico” che lo avrebbe portato all’”asfissia”.
E’ quanto rivela un rapporto del Dipartimento per la Riabilitazione e la Correzione dell’Ohio, reso pubblico giovedì. Come riferisce la Bbc, nel rapporto si legge inoltre che le guardie carcerarie addette alla vigilanza di Castro falsificarono i registri relativi ai controlli nelle ore che precedettero la morte dell’uomo.
Un’indagine avviata dopo la morte del rapitore di Cleveland, in base alle immagini delle telecamere di sorveglianza, ha accertato che due guardie carcerarie per almeno otto volte non effettuarono i controlli previsti, il giorno in cui Castro fu trovato impiccato nella sua cella. I controlli non vennero effettuati tra le 15.03 e le 20.15 (ora locale). Castro fu trovato impiccato alle 21.18.
Il rapporto delle autorità carcerarie dell’Ohio afferma che “i registri furono falsificati” e che non venne eseguito “un soddisfacente processo di verifica”. Inoltre, il documento rivela che Castro “fu trovato nella sua cella con una Bibbia aperta su Giovanni, Capitoli 2 e 3″. L’uomo aveva anche affisso sulla parete della cella delle foto dei suoi familiari “alla maniera di un poster” e che ”i suoi pantaloni e la biancheria intima erano calati sulle caviglie”. Castro, che ad agosto era stato condannato all’ergastolo per avere rapito tre donne a Cleveland e poi averle segregate per un decennio, sottopendole a ripetute violenze, non lasciò nessun biglietto per motivare l’apparente suicidio.
Secondo il rapporto, le intenzioni di Castro non erano chiare e le circostanze sono state “riportate” alla polizia dell’Ohio per “considerare la possibilità di un’asfissia autoerotica” quale causa della sua morte.
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