Renzi, al via sui social network la campagna per le primarie. Le otto parole a due sensi
‘L’Italia cambia verso’ comincia a prendere forma. Matteo Renzi, nel giorno della formalizzazione delle candidature alla segreteria del Pd, lancia sui suoi account dei social network la campagna congressuale in vista delle primarie dell’8 dicembre. Otto parole in evidenza, a ognuna delle quali si contrappone quella, scritta al contrario, del suo opposto: Bravi (Raccomandati); Vincere (Perdere bene); Gli italiani (Il Cavaliere); La strada (Il Palazzo); Coraggio (Paura); Futuro (Conservazione); Cambiare (Lamentarsi); Semplicità (Burocrazia).
Da Bari, alla Fiera del Levante, sabato Renzi darà il via alla sfida per la segreteria del Pd, parlando da un palco a forma di freccia, che richiama il logo della campagna, posto al centro della sala. “La pedana sarà in mezzo alla gente – dicono dall’organizzazione – in modo da dare il senso di un cambio di prospettiva”. Ci saranno poi due schermi e, fatto inedito rispetto alla campagna per le primarie dello scorso anno, questa volta ci saranno le bandiere del Pd. L’intervento di Renzi dovrebbe durare all’incirca un’ora.
Tornando agli slogan quello che più sembra aver catturato l’attenzione della Rete è ‘Vincere’, che appare una ‘stoccata’ a Pierluigi Bersani e al suo “abbiamo non vinto” all’indomani delle ultime elezioni. A qualcuno, su Facebook, la scelta ha fatto storcere il naso, ma anche per altri motivi. Luca Amato, tra i primi commenti, coglie il collegamento con il giaguaro da smacchiare di bersaniana memoria: “Che dici Matte’, stavolta mettiamo via solventi e detersivi per vincere sul serio?”. Gli altri, invece, vanno più indietro con la memoria: “Tutto ottimo, tranne sto vincere che purtroppo ricorda tristi storie”, dice Federica Polythene Pam.
Vanessa Vittoria è esplicita: “Vincere! E vinceremo! Mussoliniana memoria. Sì è vero, ha portato male effettivamente. Speriamo non più”. E se per Francesco Frati Matteo “questo vincere è francamente inopportuno e ricorda periodi spiacevoli della nostra storia”, Davide Bacchetti lo boccia: “In effetti questo slogan è pessimo”.
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