Manovra, sindacati contro: sciopero nazionale di 4 ore. Letta: “Bisogna saper dire di no”
Uno sciopero nazionale di 4 ore, con manifestazioni gestite a livello territoriale, nel prossimo mese. E’ la risposta decisa da Cgil, Cisl e Uil per dare forma alla contestazione dei contenuti della legge di stabilità. L’annuncio è arrivato in conferenza stampa dai tre leader Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. La legge di stabilità non determina “un cambiamento di segno” e il Paese “rischia di perdere ancora una volta”, ha affermato SusannaCamusso, segretario generale della Cgil spiegando che “lo sciopero nazionale organizzato territorialmente partirà da oggi fino a metà novembre. In quella data faremo il punto, e riteniamo questa scelta sulle modalità di manifestazione la più idonea per accompagnare il dibattito sulla legge di stabilità in Parlamento”. “Dopo tutti gli annunci del governo -ha ribadito la leader sindacale- si è mostrata solo una mancanza di convinzione”. Secondo la sindacalista, è necessario trovare risorse per una diminuzione del carico fiscale per lavoratori dipendenti e pensionati: “Lo spostamento e il cambiamento di segno possono essere fatti solo così -ha sottolineato-, e ci deve essere il coraggio per fare scelte diverse”. E al viceministro dell’Economia Stefano Fassina che ha definito lo sciopero “un errore”, ha replicato: “L’errore di questa legge di stabilità è stato non mettere i lavoratori al centro”.
Nell’approvazione della legge di stabilità, “ha vinto il partito della spesa pubblica. Il nostro giudizio condiviso sul provvedimento: si tratta di uno strumento non utile per raggiungere gli obiettivi che il governo stesso aveva individuato, cioè un’inversione di tendenza che stimolasse la crescita nel 2014-2015″, ha detto il segretario generale di Uil, Luigi Angeletti. “Serve il coraggio di fare scelte mai fatte il nostro governo deve capire che il Paese non può pagare la crisi”, ha evidenziato chiedendo con forza che il 2013 sia “l’ultimo anno di recessione per l’Italia”. Il leader sindacale ha sottolineato che “tutte le promesse del governo per lavoratori e pensionati sono state disattese”, e ora la prospettiva è “buia”. “Lotteremo per delle modifiche – ha concluso -, o il Paese sarà condannato alla stagnazione”.
Sulla stessa linea il segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni: “Avevamo davvero fiducia che questa volta ci sarebbe stata una diminuzione della tassazione su lavoratori e pensionati, ma ha vinto palesemente il partito della spesa pubblica e ora noi, con Cgil e Uil, vogliamo modifiche concrete”. Quanto alla mancata introduzione di misure pensionistiche, “a Giovannini vorrei dire: primum vivere et deinde philosophari, se vuole discutere con noi siamo ben disposti a farlo, ma non vogliamo perdere tempo. E’ importante lenire le ferite che sono state inferte dalla riforma Fornero”.
Una manovra su cui è in atto un assedio da più parti ma che il premier continua a difendere con forza. Durante il forum dedicato all’Agenda digitale, ha sottolineato quanto sia importante “stabilire le gerarchie e stabilire chi comanda. Solo così si portano a casa i risultati. Questo per la pubblica amministrazione è il più grande dei problemi”. E poi, riferendosi alle ‘larghe intese’: “Per il governo – ha detto – sono stati sei mesi non banalissimi e non semplicissimi e io ho imparato che si blocca tutto quando non si scioglie alla radice il meccanismo per non dire dei no: si mettono tutti a bordo e non si decide niente”. Un avvertimento a chi è pronto a lanciare l’assalto alla diligenza. La manovra è ora al vaglio della commissione europea che dovrà verificare che siano stati rispettati tutti i parametri della Ue ed esprimerà il suo parere entro novembre. Domani l’ex finanziaria iniziarà invece il suo percorso in Senato con i partiti pronti a modificare il testo della manovra economica in molti punti e il governo aperto a proposte migliorative, ma a saldi invariati. Il cammino di approvazione dovrà concludersi per forza entro il 31 dicembre. Proprio sul passaggio in Parlamento, un avvertimento arriva dal presidente di Confindustria, GiorgioSquinzi: “Sabato ho espresso il forte timore che nella fase di passaggio di conversione da decreto legge a legge saltino fuori le solite porcate e porcherie di cui nel nostro Paese abbiamo lunga esperienza. Mi auguro -chiosa il numero uno di Confindustria- che questo non succeda”.
Per Squinzi “gli interventi del governo sono assolutamente insufficienti”. “Bene, nel metodo, il provvedimento – fa notare – ma delude profondamente l’entità degli stanziamenti, ben lontana da quella che secondo noi garantirebbe un impatto sull’economia”. In particolare, “sul cuneo fiscale le risorse non sono assolutamente in grado di produrre alcuno stimolo sulla domanda”. Il presidente ricorda che l’intervento richiesto da Confindustria relativamente al cuneo era stato di 10 miliardi, ridotto poi a 5 e a 2,6-2,7 miliardi è stato l’esito finale. Quanto poi alla mossa decisa dai sindacati di scioperare, il numero uno di viale dell’Astronomia la definisce “gestibile” perché non è “uno sciopero di grandi dimensioni ma si tratta di 4 ore gestibili a livello locale”.
Critico il capogruppo del pdl alla Camera Renato Brunetta per il quale è “indecente che non si conosca il testo definitivo perché deve ancora arrivare alle Camere. Son cambiate sette, otto, nove versioni, i conti non sono ancora chiari. Il governo ha approvato ‘la copertina’ si diceva una volta. Ecco non so cosa abbia mandato in Europa la notte del 15, questo è poco serio non tanto da parte del governo, quanto da parte della tecnostruttura del Ministero dell’Economia”.
Quindi, approfondendo il contenuto del provvedimento, ha ricordato: “Guardiamo l’Imu: quella di Monti ammontava a 24 mld, compreso l’extra gettito degli Enti Locali; l’Imu di Letta dovrebbe essere intorno a 20. Ma nel 2014 dovrebbe l’Imu dovrebbe salire a 24 mld, senza la parte aggiuntiva dovuta ai Comuni che, complessivamente, potrebbe diventare 30 mld. Questo si potrà sapere solo a consuntivo nel 2015 ma già oggi mi chiedo: dov’è la riduzione della pressione fiscale, se sono sull’Imu noi abbiamo 10 mld in più rispetto a quello che è stato pagato quest’anno?”. “Non è una legge coraggiosa, mancano le riforme necessarie” e se non funziona l’accordo di maggioranza, ha infine avvertito Brunetta, “in Parlamento temo l’assalto alla diligenza e che i saldi di bilancio non vengano rispettati”.
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