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Morto Alberto Musy, il consigliere dell’Udc di Torino, ferito a colpi di pistola da un uomo con un casco. L’agguato sotto casa

E’ morto martedì notte Alberto Musy, il consigliere comunale dell’Udc di Torino ferito gravemente in un agguato sotto casa il 21 marzo 2012. Musy, colpito da un misterioso uomo con un casco con diversi colpi di pistola nel cortile della sua abitazione nel centro di Torino, si trovava in coma da 19 mesi. ”Da un paio di giorni aveva la febbre, poi è arrivata un’insufficienza respiratoria grave che lo ha portato in arresto cardiaco e alla morte”, ha spiegato il dottor Antonio Detanti, direttore clinico del centro in provincia di Parma dove il consigliere comunale dell’Udc era stato ricoverato dal giugno 2012 all’inizio di febbraio 2013, quando era stato trasferito in un centro nel torinese. Circostanze che il medico ha spiegato di aver appreso parlando con la direttrice del centro in cui Musy era ricoverato. Il consigliere comunale “si trovava in uno stato vegetativo severo - ha spiegato Detanti – e la prognosi non dava margini di evolutività nel tempo. Putroppo le infezioni, soprattutto delle vie aree, sono una delle complicazioni più frequenti in questo tipo di pazienti”, ha concluso.

A processo per l’agguato c’è Francesco Furchì. Ora cambierà il capo di imputazione, che era di tentato omicidio. “Cambia molto processualmente parlando – spiega Gian Paolo Zancan, legale della famiglia Musy - l’imputazione diventerà omicidio volontario premeditato, che prevede l’ergastolo, e quindi cambierà anche il giudice: non più il tribunale, ma la corte d’assise”. E sull’iter processuale “mi aspetto” che il tribunale ”si dichiari incompetente e rimetta gli atti al pm”, conclude il legale.

Furchì ha appreso la notizia del decesso di Musy dai suoi legali. “Sono dispiaciuto, non posso dirvi altro”, ha detto Furchì ai cronisti. Erano circa le 8 del mattino del 21 marzo 2012 quando in via Barbaroux a Torino Musy, entrando nel cortile di casa, fu ferito a colpi di pistola. Un uomo con un casco e un impermeabile gli puntò contro una pistola e sparò diversi colpi. Subito dopo si allontanò a piedi mentre i vicini e la moglie di Musy, avendo sentito i colpi e le grida del consigliere, si precipitarono di sotto. Il consigliere comunale, ferito gravemente, entrò da subito in coma irreversibile.

L’uomo con il casco che, poco prima e dopo l’agguato, si aggirava con passo claudicante per le vie della zona, notato anche da alcuni passanti, fu ripreso dalle telecamere della zona. Dopo mesi di indagini la polizia arrestò, quasi un anno dopo, Francesco Furchì. Definito dagli inquirenti un ‘faccendiere’, Furchì si era candidato alle ultime elezioni comunali in una lista che sosteneva Musy. Secondo gli investigatori avrebbe sparato al collega per rancore, per alcuni sgarbi, che riteneva di aver subito dal consigliere comunale. Furchì si trova ancora in carcere e proprio mercoledì era prevista un’udienza del processo in cui avrebbe dovuto essere sentito in aula.

Il Tribunale di Torino ha disposto l’autopsia sul corpo di Musy, come aveva chiesto la Procura. L’esame autoptico dovrebbe essere svolto già sabato dopo che in mattinata il collegio affideràformalmente l’incarico al professor Luca Tajana. Questo in modo che poi si possa procedere in tempi brevi al funerale. Anche accusa e difesa potranno nominare propri consulenti di parte.

“E’ un giorno molto triste per Torino”, ha detto il sindaco di Torino, Piero Fassino, alla notizia della scomparsa del consigliere comunale. “Si rinnova il dolore: della famiglia, della Città e di tutti coloro che hanno conosciuto Alberto apprezzandone le qualità umane e professionali”, prosegue il primo cittadino. ”Ricorderemo Musy in questi giorni, ospitando la camera ardente nel Palazzo civico e con la cerimonia solenne in consiglio comunale”, ha detto il sindaco. In segno di lutto le bandiere della Città, esposte sugli edifici comunali, sono abbrunate mentre per il giorno dei funerali è stato proclamato il lutto cittadino.