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Caso Ligresti, il ministro Cancellieri si difende: “Era mio dovere segnalare il caso umano, non ho fatto alcuna ingerenza”

Caso Ligresti, il ministro Cancellieri si difende: “Era mio dovere segnalare il caso umano, non ho fatto alcuna ingerenza”

“Se tu vieni a Roma, proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti guarda non è giusto guarda non è giusto”. Così il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri in un’intercettazione telefonica risalente al 17 luglio scorso, e in possesso dell’Adnkronos, si rivolge a Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti a poche ore dall’arresto nei confronti dell’Ingegnere e dei suoi tre figli coinvolti nell’inchiesta della Procura di Torino.

“Io sono mesi che ti voglio telefonare per dirti che ti voglio bene, la vita mi scorre in una maniera indegna”, è l’incipit della conversazione tra il Guardasigilli e la compagna dell’Ingegnere, a poche ore dall’arresto della famiglia Ligresti. “Comunque guarda qualsiasi cosa io possa fare conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda son veramente dispiaciuta”, aggiunge.

“Son veramente dispiaciuta. Ma sono mesi che ti voglio…poi ci sono state le vicende di Piergiorgio (Peluso, ndr) quindi…guarda…”, dice ancora al telefono il ministro. “Eh vabbè…io non so se quanto mai rientrerò a Milano ma appena riesco ad arrivarci, ormai fino a tutto settembre, ti vengo subito a trovare. Però qualsiasi cosa, veramente, con tutto l’affetto di sempre… con tutto l’affetto di sempre, guarda, non…”, dice prima di concludere la telefonata il ministro che termina la conversazione con un “ti abbraccio con tantissimo affetto”.

Un’intercettazione (“una telefonata di solidarietà sotto l’aspetto umano”, secondo la definizione a verbale della Cancellieri, sentita come persona informata sui fatti), trascritta dagli uomini della Polizia tributaria di Torino, in cui si fa riferimento anche alla conoscenza tra il ministro e Antonino Ligresti, fratello di Salvatore. “Eh lo so lo so, me l’hanno detto me l’hanno detto. Io ogni tanto sento Nino gli chiedo notizie, non la vedo”, dice la Cancellieri parlando con la Fragni, “buona amica da parecchi anni”.

“Dopo di allora – dice a verbale la Cancellieri – non l’ho più sentita né ho sentito altri in relazione al caso Ligresti ad eccezione della telefonata con Antonino Ligresti”, il quale preoccupato per lo stato di salute della nipote Giulia (detenuta dal 17 luglio al 28 agosto nel carcere di Vercelli, ndr) si rivolge al ministro.

Il 18 agosto scorso il primo tentativo sul cellulare della Cancellieri va a vuoto, la conversazione delle ore 19.33 dura 14 secondi. Il giorno dopo il ministro parla, per circa 6 minuti, con Antonino Ligresti, secondo quanto emerge dai tabulati. “Effettivamente ho ricevuto una telefonata da Antonino Ligresti – ammette Cancellieri ascoltata il 22 agosto dal procuratore aggiunto di Torino Vittorio Nessi negli uffici di Roma del Ministero della Giustizia- che conosco da molti anni. Ligresti mi ha rappresentato la preoccupazione dello stato di salute della nipote Giulia Maria”. Un ‘appello’ per il quale il Guardasigilli ha “sensibilizzato i due vice capi di dipartimento del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano, perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati. Si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso”, per la Cancellieri. “Ieri sera (21 agosto, ndr) Antonino Ligresti mi ha inviato un sms chiedendomi se avessi novità e gli ho risposto che avevo effettuato la segnalazione”, conclude il ministro.

A poche ore dalla pubblicazione delle intercettazioni però il Guardasigilli in una lettera inviata ai Capigruppo di Camera e Senato precisa: “Intervenire è compito del Ministro della Giustizia. Non farlo sarebbe colpevole e si configurerebbe come una grave omissione”. Premettendo “nel caso di Giulia Ligresti” di avvertire “l’esigenza di precisare il senso e i limiti del mio intervento, non appena avuta conoscenza, per via diretta, delle condizioni psicofisiche della ragazza”.

“Era mio dovere - si legge ancora nella lettera del ministro – trasferire questa notizia agli organi competenti dell’Amministrazione Penitenziaria per invitarli a porre in essere gli interventi tesi ad impedire eventuali gesti autolesivi. Mi sono comportata, peraltro, nello stesso modo quando sono pervenute al mio Ufficio segnalazioni, da chiunque inoltrate, che manifestassero preoccupazioni circa le condizioni sullo stato psicofisico di persone in stato di detenzione”.

“Non c’è stata, quindi, né poteva esserci – sostiene Cancellieri - alcuna interferenza con le decisioni degli Organi giudiziari. Nella mia comunicazione al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, non vi è stato nel modo più assoluto, come ampiamente dimostrato, alcun riferimento a possibili iniziative finalizzate alla eventuale scarcerazione della Ligresti”.

Rivolgendosi ai capigruppo di Camera e Senato, Cancellieri sottolinea inoltre: “Tutti voi conoscete l’attenzione e l’impegno che fin dal primo giorno del mio mandato ministeriale ho riservato alle condizioni in cui versano i detenuti; condizioni che, troppo spesso, hanno portato, specialmente le persone più vulnerabili, a compiere scelte estreme”.