”Alle prossime elezioni, il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti. Chi prende più consensi diventa il candidato”. Così a Bruno Vespa il vicepremier Angelino Alfano per il libro ‘Sale, zucchero e caffe’. L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica’ in uscita l’8 novembre. “La mia idea – dice Alfano – non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie (Beatrice Lorenzin era coordinatrice dei miei comitati). Io stesso, poi, le bloccai quando Berlusconi decise di ripresentarsi, e Giorgia Meloni ancora me lo rimprovera”. Angelino Alfano non accetta che della nuova Forza Italia si approprino “forze estremiste”. ”Il punto di separazione non è stato e non è il nome del nuovo partito, Forza Italia, che richiama anni bellissimi, e neanche i ruoli personali, a cominciare dalla segreteria del partito – dice Alfano nel libro di Vespa – Le questioni sono sempre state tre, e cioè la linea del partito, la stabilità del governo e il futuro, ovvero la modalità attraverso cui si individua il futuro gruppo dirigente a cominciare dai prossimi candidati per tutte le competizioni, oltre all’idea di rilanciare un grande centrodestra sul modello della formidabile intuizione di Silvio Berlusconi del 1994 che ebbe enorme successo e che si ripeté nel 2001 con la Casa delle Libertà. Un’alleanza delle forze politiche alternative alla sinistra, che condivisero un programma dentro una coalizione che vinse e governò per cinque anni”.
“E a proposito della linea del partito – rimarca Alfano – il nostro è stato sempre un grande movimento a guida e a prevalenza moderata. Non è un bene che finisca in mano a estremisti. Silvio Berlusconi non lo è, ma c’è il rischio che nella gestione pratica e quotidiana della comunicazione si prenda quella deriva”.
Sull’ipotesi di primarie però Alfano trova il no di Raffaele Fitto, che sempre a Vespa dichiara: “Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il ‘dopo’. Ricordiamo che lui ha fatto la campagna elettorale del 2013 dicendo che il candidato a Palazzo Chigi sarebbe stato Alfano. Quindi sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si farà”.
Intanto Berlusconi vede Alfano ad Arcore. L’appuntamento è verso le 20. Alfano era atteso martedì a palazzo Grazioli, al rientro del Cavaliere da Milano. Ma alla fine, vista la giornata di nuove dure polemiche tra lealisti e innovatori, il leader azzurro avrebbe deciso di anticipare il faccia a faccia. Sul tavolo sempre il futuro del governo Letta con il caso Cancellieri in primo piano e i nuovi assetti organizzativi del Pdl-Fi.
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