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Emilia Romagna, scandalo “cene pazze”: i consiglieri del Pdl bruciano 220 mila euro a tavola seguiti dal Pd e e dalla Lega. Ma anche i grillini non si tirano indietro

In Emilia Romagna scoppia lo scandalo “cene pazze”. Ammontano a 220 mila euro i rimborsi per ristoranti del gruppo Pdl in Regione Emilia-Romagna in 19 mesi, da giugno 2010 a dicembre 2011. La cifra, riferita a pranzi e cene per lo più di rappresentanza, con simpatizzanti e militanti, emerge dai rendiconti al vaglio della Guardia di Finanza. L’inchiesta è quella per peculato della Procura di Bologna, coordinata dai pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari con la supervisione del procuratore capo Roberto Alfonso e dell’aggiunto Valter Giovannini, che sta passando al setaccio i rimborsi di tutti i gruppi. Nel fascicolo risultano indagati i capigruppo che hanno firmato i rendiconti.

La somma rendicontata dai gruppi in ristoranti nel periodo analizzato si avvicina al mezzo milione. Il Pdl (12 consiglieri) ha segnato 220.000 euro, il Pd (24 consiglieri) 145.000, la Lega Nord 53.000, il Movimento 5 Stelle 18.000, l’Udc 6.500. Complessivamente oltre 440mila euro spesi in diversi locali di ristorazione dai cinque gruppi consiliari.

Al vaglio dei pm anche le spese per il pernottamento in hotel, sempre nei 18 mesi compresi tra giugno 2010 e dicembre 2011: 17mila euro per il Pd, 2mila euro per il Pdl, 1.700 euro per l’Udc e 1.100 euro per il Movimento 5 Stelle. Gli inquirenti sono al lavoro per verificare la presenza o meno e la legittimità delle cosiddette `pezze d’appoggio” per accertare se, come prevede la legge, le spese siano state sostenute per attività inerenti al funzionamento dei vari gruppi consiliari. Intanto, lo scandalo sulle presunte spese pazze ha fatto la prima “vittima”. Il capogruppo Pd all’assemblea legislativa regionale, Marco Monari, si è dimesso dal suo incarico dopo la pubblicazione di alcune indiscrezioni.

Una circostanza smentita dallo stesso Monari. È verosimile, dai documenti esaminati dagli investigatori, che il pagamento all’hotel sia stato effettuato in contanti. Tra il materiale contabile acquisito nell’inchiesta è emersa anche la spesa di 800 euro, nel luglio 2011, per due notti in un hotel (La Bussola) ad Amalfi, riconducibile alle carte di credito di Monari e del consigliere Pd ed ex segretario regionale dei Ds, Roberto Montanari. Sull’inchiesta – coordinata dai pm Antonella Scandellari e Morena Plazzi con la supervisione del procuratore capo Roberto Alfonso e dell’aggiunto Valter Giovannini – la Procura mantiene il massimo riserbo. «Continuiamo a lavorare – ha detto il procuratore aggiunto e portavoce della Procura, Valter Giovannini – con la riservatezza e l’impegno di sempre».