Mossa a sorpresa della Bce, i tassi scendono al minimo (0,25%). Il quinto taglio di Draghi
La Bce taglia il costo del denaro al minimo storico. Il Consiglio ha deciso di ridurre il tasso di riferimento allo 0,25%, il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale scende all’0,75%; quello sui depositi resta allo 0%. E’ il quinto taglio consecutivo, a partire dal settembre 2011, il quarto della presidenza Draghi. L’ultima variazione risaliva a maggio 2013, quando la Bce aveva tagliato dello 0,25% il tasso di riferimento che era rimasto fermo allo 0,75% dal luglio 2012.
Intervenendo in conferenza stampa, il presidente della Bce, Mario Draghi, spiega che ll’Eurotower prevede “un prolungato” periodo di bassa inflazione e annuncia quindi che i livelli dei tassi di riferimento “resteranno a questo livello o più bassi per un lungo tempo”. “Restano rischi al ribasso sulla crescita” avverte Draghi sottolineando che “nella seconda parte del 2013 la ripresa c’è, ma è modesta”. La deflazione non è all’orizzonte, assicura Draghi avvertendo comunque che in caso di sviluppi non graditi “siamo pronti a usare la nostra artiglieria”. La Bce resta “pronta a usare tutti gli strumenti a disposizione” per sostenere l’Eurozona.
Per il presidente dell’Eurotower, “i miglioramenti dei mercati finanziari stanno arrivando all’economia reale” e su questo fronte sono attesi ulteriori progressi “dalla valutazione che la Bce farà degli asset delle banche”. Avanti dunque con le riforme strutturali e con gli interventi di riduzione del deficit. “I governi devono implementare le riforme strutturali e proseguire le azioni di riduzione del deficit” afferma Draghi. Il presidente della Bce esorta i governi a puntare sulle riforme “per la crescita e per creare lavoro” e su “un miglioramento” dei servizi pubblici “minimizzando gli effetti distorsivi della tassazione”.
Draghi ricorda come secondo le previsioni d’autunno della Commissione Ue, il deficit dell’eurozona dovrebbe diminuire dal 3,1 % del Pil nel 2013 al 2,5% nel 2014; il rapporto debito dovrebbe aumentare dal 95,5 % del Pil nel 2013 al 95,9% nel 2014 . “Al fine di riportare il debito pubblico su un percorso discendente – aggiunge – i governi non dovrebbero vanificare i loro sforzi per ridurre i deficit e sostenere il risanamento dei conti pubblici nel medio termine”. A tal fine “la composizione del consolidamento fiscale dovrebbe essere orientata verso misure favorevoli alla crescita che hanno una prospettiva di medio periodo e combinano il miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi pubblici, minimizzando gli effetti distorsivi della tassazione”, sottolinea Draghi.
“I governi devono inoltre rafforzare con decisione gli sforzi per attuare le necessarie riforme strutturali per la crescita e il lavoro” ammonisce Draghi, aggiungendo che “sono stati compiuti progressi nella riduzione dei disavanzi delle partite correnti e nel costo unitario del lavoro, ma servono ancora notevoli sforzi per migliorare ulteriormente la competitività, sostenendo il riequilibrio all’interno della zona euro e la creazione di economie più flessibili e dinamiche, che a loro volta generano crescita e occupazione”.
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