Roma, red carpet bagnato: di scena Scarlett Johansson, la voce di Her che rischia un Oscar.
Configurazione di un amore. Alla Festa di Roma oggi è il giorno di Her, di Spike Jonze. Preceduto da recensioni lusinghiere al New York Festival e già lanciato nella corsa agli Oscar, accolto all’Auditorium da un lungo e caldo applauso, Her è il film più romantico degli ultimi anni anche se lui è un umano e lei (Her) un sistema operativo con la voce di Scarlet Johansson. La diva accompagna il cast nella capitale, il regista Jonze, il protagonista Joaquin Phonix e la collega Rooney Mara. Ma niente incontri, si concede solo per il tappeto rosso della prémiere serale.
Sorridente sul red carpet bagnato, Scarlett Johansson ha fatto la sua apparizione al Festival del cinema di Roma. Attesa dalle 19, si è presentata con oltre mezzora di ritardo accolta dalla folla che l’ha aspettata comunque, tra fotocamere e ombrelli. Miniabito bianco leggero e scollato e sandali dorati alla schiava nonostante la temperatura non proprio estiva, l’attrice ha percorso il tappeto rosso prima della proiezione del film “Her”, in concorso al festival, insieme agli altri protagonisti Joaquin Phoenix e Rooney Mara e al regista Spike Jonze. Assente alla conferenza stampa che si era tenuta in giornata, l’attrice ha comunque accontentato i fan firmando qualche autografo sul red carpet. Nel film, lei non appare mai ma si sente solo la sua voce, quella del sistema operativo di un computer, dalla quale il protagonista s’innamora. Una performance che, secondo molti critici, potrebbe portare all’attrice una nomination all’Oscar: “Recitare solo con la voce è stato molto liberatorio – ha detto – non si ha la responsabilità del proprio corpo, centrale quando reciti, è un lavoro diverso da ogni altro film che ho mai fatto, ma molto gratificante. E poi – ha aggiunto – non serve vestirsi di tutto punto per andare al lavoro. Si può andare in pigiama” ohansson nel film “Her” di Spike Jonze: l’attrice non compare mai ma è la voce del sistema operativo di un computer, della quale si innamora Joaquin Phoenix. Da Tom Hanks a Debra Winger, da Kevin Bacon al grande Vincent Price, è lunga la lista degli attori che “non ci sono”. Ma, se così fosse, Scarlett sarebbe la prima a conquistare una statuetta solo grazie alla voce.
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Il “guastatore” di Hollywood Phoenix nel film (nelle nostre sale a marzo 2014) tira fuori mille sfumature di dolcezza interpretando Theodore Twonbly, scrittore che indossa un paio di baffi assurdi e si muove nell’affollata solitudine di una Los Angeles del futuro che il regista 44enne Spike Jonze ha disegnato mischiando scorci architettonici di New York downtown e Shangai: acciaio, vetro, legno. Theodore compra un computer e s’innamora del suo nuovo sistema operativo, Samatha, che ha la voce di Scarlett Johansson (l’attrice non si vede mai). S’inizia con un caldo buongiorno della sveglia, poi lei prende il comando organizzativo della vita di lui, l’interazione prosegue, il rapporto si evolve (mentre in parallelo Theodore ripensa al divorzio con la moglie, Rooney Mara). Grazie a un auricolare galeotto, lui e lei si concedono appuntamenti in spiaggia e in centri commerciali proprio come una coppia qualunque, e presto l’uomo scopre di non essere il solo ad aver intrecciato una relazione sentimentale (sessuale) con il proprio OS.
Il ragazzo terribile di Hollywood, l’imperatore Commodo di Il gladiatore, il ribelle Johnny Cash di Quando l’amore brucia l’anima, il provocatore del falso documentario Io non sono qui, il seguace fanatico di The Master, nella vita reale è un attore timido e schivo, segnato dal difficile rapporto con i media (da quando, fuori da una discoteca, gli morì fra le braccia di overdose il fratello River e le tv rimbalzarono per anni la registrazione della sua chiamata al pronto soccorso). In un appuntamento con lui vanno messi in bilancio la possibilità di un mutismo ostinato – successe alla conferenza stampa veneziana diThe Master due anni fa – o la fuga, come successe poi negli incontri con i giornalisti pomeridiani al Lido. All’appuntamento in un albergo in piazza del Popolo il trentanovenne Joaquin Phoenix accoglie l’interlocutore con un abbraccio. Vestito di scuro, i capelli lunghi fino alla base del collo. “Mi dispiace dell’episodio alla Mostra ma ero nervoso, pieno di impegni. Una mattinata di attese e spostamenti, una grande confusione. E tanta aspettative. A quella conferenza c’era una tensione che si tagliava col coltello, mi faceva sentire a disagio. Seduto vedevo di fronte una platea di giornalisti che chiacchieravano fra loro, si facevano i fatti propri, sbuffavano alle domande altrui. Mi sono innervosito, sono un essere umano”.
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