Il Cavaliere decaduto, il giorno dopo. Prossima tappa: le elezioni. E alle 17 una delegazione di Fi si reca da Napolitano
Il B-day si è concluso. E all’indomani di un voto che ha decretato l’uscita di Silvio Berlusconi dal parlamento (e che, a ruota, gli sottrae quell’immunità di cui ha goduto per anni), il dibattito politico torna a incentrarsi sulla tenuta delle larghe intese e sui tempi delle prossime elezioni politiche. Temi che sono legati a doppio filo alle sorti dell’ex premier, che ieri, decaduto o no,ha ribadito alla sua piazza che lui non intende affatto ritirarsi ma che, anzi, rimarrà leader di quella Forza Italia che oggi si è trasformata in partito di lotta. Parole, quelle sulla “leadership salda”, ribadite qualche ora più tardi dalla figlia Marina, che si è scagliata contro chi ha fatto sì che la decadenza del padre si concretizzasse oggi. Ed è proprio con i figli, con la sua famiglia e con la fidanzanta Francesca Paascale che il Cav ha trascorso la sua prima notte da non senatore. Blindato nella villa di Arcore, Berlusconi, che ora si prepara a ogni evenienza – arresto compreso – ha continuato a ripetere ai suoi che lui non mollerà. Una sorta di mantra che secondo molti, però, non va affatto sottovalutato. A quanto si apprende, l’ex premier rimarrà a Milano per tutto il resto della settimana, e al momento non è previsto ancora un suo rientro nella Capitale. Il programma ufficiale non prevede appuntamenti anche se l’intenzione del Cavaliere è quella di proseguire l’offensiva mediatica per cui non sono escluse interviste ai tg. In giornata poi sarebbero già calendarizzate riunioni e contatti telefonici con gli avvocati e lo stato maggiore di Forza Italia per decidere la strategia ora che l’ex capo del governo non è più senatore: alle 17, intanto, una delegazione di Forza Italia dovrebbe recarsi al Quirinale.
L’incontro è stato chiesto dai nuovi capigruppo alla Camera e al Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, al termine della riunione dei gruppi parlamentari congiunti ieri sera ed è considerato come dead line per le dimissioni dal governo dei sottosegretari che hanno aderito o intendono aderire a Forza Italia. In questo senso tutti gli interessati sono stati contattati, spiegando che chi non si fosse dimesso una volta concluso l’incontro con il capo dello Stato dovrà considerarsi fuori da Forza Italia.
La linea che verrà rappresentata al presidente della Repubblica è infatti definitiva delle larghe intese e quindi di ogni collaborazione del partito di Berlusconi con il governo: un passaggio all’opposizione a tutto tondo, riforme comprese. Non sembrano al momento invece in discussione, almeno nelle intenzioni di Forza Italia, le numerose presidenze di commissioni permanenti oggi guidate da esponenti Fi, nella convinzione che le presidenze sono biennali e che fino a quella scadenza i propri presidenti possano rimanere al loro posto.
Intanto, un nuovo attacco all’indirizzo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dall’ex ministro Fi, Sandro Bondi, che fu il primo a proporre la rielezione di Napolitano al Colle e a sostenerla con forza: “Da una repubblica parlamentare siamo passati senza saperlo ad una repubblica presidenziale e domani, come l’ottimo Crozza ha intuito, ad una monarchia costituzionale. Oggi il Quirinale rende noto di aver avviato una verifica sulle riforme con i ministri Quagliariello e Franceschini. Domani probabile che Napolitano esamini con Saccomanni i provvedimenti economici del governo. Dopodomani convocherà, ne sono certo, il ministro Bray per esprimere la sua preoccupazione per i crolli occultati di pompei”.
Nel Pd, però, si continua a reagire alle parole rese ieri da Berlusconi. Il giorno dopo la ‘cacciata’ e il comizio davanti a Palazzo Grazioli, infatti, il segretario Guglielmo Epifani ha detto a RaiTre: “Ci sono due piani distinti. Da una parte in uno Stato di diritto le leggi si applicano per tutti, e ieri al Senato c’è stato il rispetto di questa verità. Dall’altra c’è la battaglia politica. Sono due piani che insieme non possono stare. Tanto è vero che Berlusconi decade, ma può continuare la sua battaglia politica. Altro è immaginare il giudizio sul suo operato, che appartiene alla sfera delle condizioni politiche. Le parole usate ieri da Berlusconi non sono quelle di uno statista, di un uomo di governo. In nessuna parte d’Europa sarebbe successo quello che abbiamo visto ieri”.
Quanto poi alla campagna elettorale che ieri pomeriggio l’ex premier ha lanciato davanti ai sostenitori più accaniti, Epifani chiosa: “Berlusconi ci ha abituati a farla in maniera permanente, anche quando stava al governo. Noi a primavera abbiamo cinquemila Comuni che votano, a maggio abbiamo le europee, quindi in qualche misura una campagna elettorale già c’è. Se invece pensiamo alla possibilità di votare in primavera, io non la voglio e la escluderei”.
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