Prato: inchiesta per omicidio e sfruttamento di clandestini. Sette i cinesi morti nel rogo
La Procura di Prato ha aperto un’inchiesta in relazione all’incendio nel capannone gestito da cinesi a Prato che ha causato la morte di sette persone. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo, omissione di norme di sicurezza e sfruttamento di manodopera clandestina. Due dei tre feriti nel rogo avvenuto all’interno della ditta di taglio e tessuti in via Toscana al Marcolotto sono in ospedale “in condizioni molto gravi”, ricorda il consolato generale cinese a Firenze esprimendo il suo più “profondo dolore” per questa tragedia. Mentre la Fondazione Italia Cina “auspica che le autorità italiane facciano valere le leggi vigenti, leggi che coloro che fanno impresa dovrebbero sempre rispettare”.
E all’indomani della tragedia incalzano le polemiche. ”Nessuno può affermare seriamente di non sapere cosa succede a Prato. Nessuno tra le istituzioni, la politica, le stesse forze sociali. Prato rappresenta probabilmente la più grande concentrazione di lavoro nero, ai limite della brutalità e della schiavitù, che esiste in Europa”, commenta Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil. ”Ormai Prato -prosegue il segretario- viene vissuta con normalità, accettata, legittimata. Chi dovrebbe vigilare non lo ha mai fatto, chi sapeva non ha mai parlato; e all’ombra di queste rimozioni si è creato un mostro difficilmente governabile. Verrebbe da dire: o lo stato di diritto, o Prato”.
E anche il segretario confederale della Cisl Luigi Sbarra dice “basta” alle tragedie sul lavoro: “servono più prevenzione e sicurezza, più tutele e legalità”. Questo dramma fa emergere, inoltre, “anche un altro lato oscuro rappresentato dalla piaga del lavoro nero ed insicuro nella quale permangono centinaia di aziende tessili a Prato gestite da cinesi. Non si può più tollerare”. “A questo punto – sottolinea il segretario generale Uiltec Paolo Pirani - non si può più far finta di non sapere l’esistenza di vaste aree di lavoro nero e di sfruttamento. Occorre aprire un confronto con i rappresentanti della comunità cinese perché siano effettivamente parte attiva nella determinazione di diverse e accettabili condizioni di lavoro”.
Intanto, un’altra ditta di confezioni gestita da cinesi è stata sequestrata questa mattina a Prato, nella zona Macrolotto Due, durante un servizio straordinario interforze. All’interno della ditta sono stati identificati 11 cinesi, di cui due risultati irregolari e quindi condotti in Questura. I locali, in precarie condizioni igienico sanitarie, presentavano abusi edilizi mediante l’allestimento, anche soppalcato con pannellature in legno e cartongesso, di 13 angusti piccoli ambienti dormitorio.
Al termine degli accertamenti, è scattato il sequestro penale preventivo, ad opera della polizia municipale, dell’intero immobile produttivo, con contestuale sequestro amministrativo di 62 macchine professionali da lavoro, nonché la rimozione di 4 bombole di gas di uso domestico, utilizzate senza le dovute accortezze di sicurezza. La titolare, assente al momento del controllo, sarà denunciata per favoreggiamento e impiego dell’immigrazione clandestina nonché per le fattispecie penali connesse agli evidenti abusi edilizi perpetrati sull’immobile, questo di proprietà italiana.
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