Parlamentari di Grillo vogliono restituire 2.5 mln di euro dei rimborsi del partito e degli stipendi, ma non possono. Bloccati dalla burocrazia
Un maxi assegno di oltre 2,5 mln di euro - 2.563.016,76 euro per l’esattezza – da ”restituire ai cittadini”. E’ quanto hanno srotolato questa mattina i parlamentari dell’M5S che si sono dati appuntamento davanti al ministero dell’Economia per il secondo Restitution Day. I 5 Stelle chiedono l’apertura immediata (come votato dal parlamento ad agosto con un emendamento del M5S) del conto che consenta ai parlamentari del Movimento di versare al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese la somma ricavata dal taglio degli stipendi e delle diarie da giugno ad ottobre 2013.
“Questi soldi sono bloccati dall’immobilismo del governo Letta -spiega il capogruppo al Senato Paola Taverna – Nonostante il nostro emendamento approvato il 5 agosto scorso nel ‘decreto del fare’, non è stato ancora emanato il decreto attuativo che ci consentirebbe di versare questi soldi aiutando le piccole imprese in difficoltà”. Taverna è arrivata al dicastero di via XX Settembre con il decreto attuativo alla mano: ”Basta una firma e sto aspettando che il ministro Saccomanni la metta. Gli do due giorni di tempo -minaccia Taverna- noi giovedì vogliamo il conto corrente dove poter destinare le risorse”. Il governo, ricorda il M5S, aveva 90 giorni di tempo (scadenza 19 novembre 2013) per emanare il decreto attuativo e rendere operativo il conto, ma non ha ancora fatto nulla.
Deputati e senatori grillini si sono avvicinati alle macchine e ai motorini fermi al semaforo per distribuire dei fax simile di assegni che riportano la cifra del secondo restitution day, ”al momento congelata -lamenta il deputato Riccardo Fraccaro- questo è l’unico assegno al mondo che non si puo’ devolvere allo Stato per volontà del governo”. ”Pretendiamo l’istituzione immediata del fondo dove poter versare i nostri soldi”, gli fa eco l’ex capogruppo a Palazzo Madama, Vito Crimi. A chi gli domanda se i grillini con questa iniziativa non stiano tentando di rubare la scena a Matteo Renzi, Crimi risponde secco: ”A noi di Renzi non ce ne frega proprio nulla. La nostra è una scelta fatta fin dall’inizio, ben prima delle elezioni. E’ Renzi che è in ritardo”.
“Finché non arriva la firma al decreto attuativo noi non ce ne andiamo – assicura il neo capogruppo alla Camera, Federico D’Incà – resteremo di giorno e di notte, ci daremo il cambio ma tireremo dritto ad oltranza”. “Vogliamo essere messi nelle condizioni di restituire i nostri soldi – gli fa eco Alessio Villarosa – il governo aveva 90 giorni per emanare un decreto attuativo e non ha fatto nulla. E’ questo il regalo di Natale di Letta e Saccomanni alle piccole e medie imprese in difficoltà?”.
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