E’ caccia al serial killer, Bartolomeo Gagliano che mercoledì, dopo un permesso premio non è rientrato nel carcere di Marassi. L’uomo, 55 anni, negli anni ’80 ha ucciso tre prostitute. Armato, è in fuga su una Panda verde. In queste ore, a quanto apprende l’Adnkronos, le ricerche sono estese anche all’estero. Il sospetto è che l’uomo possa aver varcato le frontiere italiane per nascondersi in Spagna o Francia. Nella notte c’è stato un falso avvistamento a Lavagna nel Levante della Provincia di Genova. Una persona simile nei connotati a Bartolomeo Gagliano è stata segnalata al pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna. I carabinieri hanno visionato le immagini delle telecamere a circuito chiuso dell’ospedale da cui risulta che il sospettato non sarebbe Gagliano. ”Non c’è nessun avvertimento particolare da dare alla popolazione, certamente Gagliano è un soggetto potenzialmente pericoloso”, ha detto il procuratore di Genova Michele Di Lecce parlando con i giornalisti. Dopo aver definito ”comprensibile” la preoccupazione dell’opinione pubblica, il procuratore invita a non utilizzare questo caso ”eccezionale” per mettere in discussione i provvedimenti dei permessi premio che nella stragrande maggioranza hanno esiti e risultati molto diversi. ”Non posso ovviamente sapere che cosa abbia influito in particolare in questa decisione – sottolinea Di Lecce – ma è possibile che qualunque soggetto abbia scontato una pena anche per reati gravi possa redimersi o comunque cambiare o migliorare. Nel caso specifico ovviamente non so”.Sul caso interviene anche il Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria). ”Stiamo valutando gli atti, ma a mio parere il permesso a Gagliano non è stato un errore”, dice all’Adnkronos il vice del Dap Luigi Pagano. ”Il sistema funziona al 98%, la sua evasione rientra nell’imponderabile umano. Fa parte di una quota di rischio racchiusa nel restante 2%”. ”L’uomo -sottolinea Pagano- stava scontando la pena e sarebbe uscito nel 2015. L’istruttoria per concedergli il permesso è stata condotta bene, con una sinergia tra operatori, carcere e magistratura di sorveglianza. Il detenuto aveva già beneficiato di due permessi, non premiali, per ragioni di necessità. Il terzo, dopo un’attenta istruttoria sul caso, ci poteva stare”. ”In Italia vengono concessi quasi 20.000 permessi l’anno -ricorda il vice capo del Dap- i nostri istituti lavorano in un rapporto di collaborazione positiva con la magistratura di sorveglianza, tanto è vero che i detenuti in permesso rientrano tutti, tranne casi molto isolati”.
”In questo caso -ribadisce Pagano- l’unico fattore imponderabile era quello umano. Ma la professionalità dei nostri operatori e della magistratura di sorveglianza non deve essere posta in discussione”. ”Le misure alternative e i permessi premio rimarca il Dap- vanno a salvaguardia della sicurezza sociale, perché abbassano notevolmente la soglia di recidiva, come è stato ampiamente dimostrato”. Insomma, taglia corto Pagano, ”non gettiamo via il bambino con l’acqua sporca: le misure alternative e i permessi premi funzionano. E sono necessari. Non dimentichiamoci che l’Europa ci condanna proprio perché manca un adeguato sistema di misure alternative”.
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