Manovra ultimo atto, il governo mette la fiducia. Sindaci: “No ai tagli o vie legali”
Il governo pone la fiducia sul maxiemendamento alla legge di stabilità, nell’aula di Montecitorio. Si comincerà domani alle 10.30 con le dichiarazioni di voto e poi dalle 12 con il voto. A seguire è in programma l’esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto e il voto finale sul provvedimento. Il programma dell’aula prevede poi l’esame della seconda nota di variazione della legge di stabilità, il voto e a seguire l’avvio delle votazioni sul bilancio. Alle 12 di sabato è stato calendarizzato il voto finale sul bilancio.
La fiducia, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il parlamento, Dario Franceschini, viene posta sul maxiemendamento che raccoglie ”integralmente” il testo della commissione Bilancio. Respingendo le accuse di ”presunte illegittimità” nella versione del testo approvata dalla commissione, in particolare per quanto riguarda l’inserimento di micro norme, il ministro ha quindi spiegato che “è giusto e utile fare una riflessione sul fatto che la legge di stabilità ha segnato un punto rottura” rispetto all’ex finanziaria. Ma, ricorda Franceschini, il processo di ”riavvicinamento” alla vecchia manovra, che si sta verificando nel corso degli anni, con il ritorno all’assalto della diligenza per inserire norme di natura logistica e settoriale, è dovuto all’inserimento di emendamenti da parte del Parlamento. La decisione di chiedere la fiducia, ha aggiunto poi il ministro, è stata una scelta obbligata dal numero elevato di emendamenti presentati (circa 1.200) e dall’atteggiamento dei gruppi, ”che hanno condizionato il ritiro delle proposte alla denuncia di presunte marchette o di illegittimitàdegli emendamenti” approvati. ”In questo quadro -osserva Franceschini- è evidente che non esistono le condizioni per modificare l’atteggiamento” del Parlamento. Intanto monta la protesta dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) che si appella a Giorgio Napolitano chiedendo di essere ricevuta per manifestare “il profondo disagio” dei sindaci e degli amministratori locali. Chiesto anche un incontro al premier Enrico Letta.
Al termine dell’ufficio di presidenza dell’associazione dei sindaci il presidente Piero Fassino ha espresso “profonda contrarietà alla legge di stabilità”, che crea un buco di 1,5 miliardi alle casse dei Comuni. In attesa di risposte e di una soluzione alle critiche già sollevate dall’Anci nei giorni scorsi, i sindaci hanno deciso di sospendere “a partire da oggi la partecipazione alla conferenza unificata e alle altre sedi di concertazione istituzionali”. “Un diniego delle richieste – sottolineano i Comuni – non potrebbe che provocare una esplicita conflittualità tra Comuni e Stato e solleciterebbe i Comuni a far valere in ogni sede anche di giustizia, le proprie legittime ragioni, a partire dai crediti insoluti che i Comuni vantano nei confronti dello Stato”, tra cui le risorse anticipate dagli enti locali e non rimborsate per l’amministrazione giudiziaria.
L’Anci chiede quindi al governo “di emanare, entro i provvedimenti di fine anno, un decreto correttivoche consenta di assicurare ai Comuni le risorse necessarie”. “Sebbene nella legge ci siano modifiche apprezzabili riguardo al patto di stabilità -ha detto Fassino- la ‘Iuc’ rappresenta una secca riduzione delle risorse con inevitabili conseguenze sui servizi ai cittadini e un saldo negativo di 1,5 miliardi di euro a danno dei Comuni”. “Ciò significa l’impossibilità per i Comuni di gestire le finanze e saranno impossibili anche le detrazioni: ciò vuole dire -ha spiegato Fassino- che si farà pagare la service tax anche a chi prima non pagava l’Imu e ciò ci pare veramente surreale”.
Social