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Inflazione in caduta: +1,2% il minimo dal 2009. Effetto crollo dei consumi, ora si rischia la deflazione

 Il tasso di inflazione medio annuo per il 2013 è pari all’1,2%, in netta decelerazione rispetto al 3,0% del 2012 e il più basso dal 2009. Lo rileva l’Istat. Nel mese di dicembre 2013, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,7% nei confronti di dicembre 2012 (lo stesso valore di novembre), confermando la stima provvisoria.

A determinare la stabilità dell’inflazione sono, principalmente, l’accelerazione della crescita tendenziale dei prezzi degli Alimentari non lavorati, l’ulteriore riduzione della flessione di quelli dei Beni energetici, il rallentamento della dinamica su base annua dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti. Il contributo inflazionistico dei primi due fattori (al netto dei quali l”’inflazione di fondo” scende allo 0,9%, dall’1,2% di novembre) viene quindi compensato dal terzo. Anche al netto dei soli beni energetici, l’inflazione rallenta (+1,0%, da +1,1% di novembre). Il rialzo mensile dell’indice generale è in gran parte dovuto all’aumento dei prezzi dei Vegetali freschi (+13,2%) – su cui incidono fattori stagionali -, dei Beni energetici non regolamentati (+1,6%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+0,9%), anch’essi influenzati da fattori di natura stagionale.

Il tasso tendenziale di crescita dei prezzi dei beni sale allo 0,4%, dallo 0,2% di novembre, e quello dei prezzi dei servizi scende all’1,0% (era +1,2% nel mese precedente). Pertanto, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si riduce di quattro decimi di punto percentuale rispetto a novembre. I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano dello 0,5% su base mensile e crescono dell’1,2% su base annua (in rialzo dal +0,8% di novembre). Le associazioni dei consumatori puntano il dito contro il crollo dei consumi. La netta decelerazione dell’inflazione, osserva il Codacons, “dipende da un crollo dei consumi senza precedenti”, che ha riguardato anche “beni di prima necessità come gli alimentari”.

”E’ necessario che il Governo intervenga con la massima urgenza per fronteggiare una situazione divenuta ormai insostenibile per le famiglie, che nel 2014 dovranno fronteggiare aumenti pari a 1.384 euro per prezzi, tariffe e tasse – sottolineano in una nota congiunta i presidenti dell’Adusbef, Elio Lannutti, e di Federconsumatori, Rosario Trefiletti -. Bisogna avviare misure di sostegno del potere di acquisto delle famiglie, attraverso un piano di investimenti per il lavoro, una detassazione rivolta al reddito fisso (lavoratori e pensionati) e una seria azione di controllo sulle speculazioni in atto sulle filiere produttive, che continuano a determinare aggravi immotivati, dannosi per l’intera economia”.

Per Coldiretti-Ixè, ”l’inflazione è calata bruscamente per effetto del crollo dei consumi delle famiglie nel 2013 con più di due italiani su tre (68%) che hanno ridotto la spesa o rimandato l’acquisto di capi d’abbigliamento e oltre la metà (53%) che ha detto addio a viaggi e vacanze e ai beni tecnologici (52) e molto altro ancora”.