Italia tra i Paesi più corrotti: 60 miliardi l’anno tra mazzette e tangenti, il 4 per cento del Pil
La corruzione costa all’economia europea 120 miliardi di euro all’anno e continua a essere una sfida per l’Europa. Gli Stati membri della Ue, secondo quanto evidenzia la Commissione europea nel suo rapporto 2014 Anti-corruzione, nonostante abbiano preso diverse iniziative negli ultimi anni, hanno ottenuto “risultati differenti e devono fare di più per prevenire e punire la corruzione”.
Per Cecilia Malmstrom, commissaria Ue agli Affari interni, “la corruzione mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e nello stato di diritto, danneggia l’economia europea e priva gli Stati dei necessari introiti fiscali”. In Italia, in particolare – sottolinea il rapporto che cita i dati della Corte dei Conti - il totale dei costi diretti della corruzione ammonta a 60 miliardi di euro ogni anno, pari al 4% del Pil italiano. Dunque i danni provocati dalla corruzione nel nostro Paese sono pari alla metà del totale europeo di 120 miliardi.
La Commissione europea chiede all’Italia di fare di più per combattere il fenomeno, che rimane ”una seria sfida” per il Paese, di rendere più stringenti i codici di condotta per i pubblici ufficiali, di rafforzare il quadro normativo sul finanziamento ai partiti e di aumentare i poteri dell’agenzia nazionale anti-corruzione. Per l’esecutivo Ue devono essere fatti maggiori sforzi sui conflitti di interesse e sulla pubblicazione delle proprietà dei pubblici ufficiali e devono essere inoltre rafforzati i meccanismi di controllo sulla spesa degli enti locali e regionali.
Bruxelles riconosce che la legge anti-corruzione approvata nel 2012 e il decreto legislativo sull’incandidabilità dei pubblici ufficiali condannati in via definitiva per corruzione o altri reati contro la Pubblica Amministrazione sono “un positivo passo avanti”. Le norme sull’incandidabilità, si evidenzia nel rapporto, sono state applicate nel caso della decadenza da senatore “di un ex premier condannato per evasione fiscale”.
Il nostro Paese però dovrebbe “evitare di approvare leggi ad personam” che hanno “in varie occasioni ostacolato la possibilità di introdurre un quadro normativo in grado di concludere i procedimenti giudiziari di casi complessi”. “In numerose occasioni – si sottolinea – il Parlamento ha approvato o ha tentato di approvare leggi ad personam che favorivano esponenti politici alle prese con processi, incluse accuse di corruzione”.
Secondo il rapporto, tre quarti dei cittadini europei e il 97% degli italiani ritengono che la corruzione sia diffusa nel proprio Paese. E per due europei su tre, e per l’88% degli italiani, le mazzette e l’utilizzo di legami sono il modo più semplice per ottenere alcuni servizi pubblici.
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