L’addio “zen” di Letta da Palazzo Chigi: “Vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo”
Vivere “ogni giorno come se fosse l’ultimo”. Non è proprio nel decalogo ‘zen’ la citazione che Enrico Letta ha inserito nel suo tweet di commiato dal governo, però anche l’ultimo giorno a Palazzo Chigi del premier ormai dimissionario è stato vissuto tenendo ben presente la stella polare della serenità.
Letta in mattinata aveva in calendario le riunioni di lavoro a Palazzo Chigi, come quella sui Marò. Poi alle 11,30 il Consiglio dei ministri senza un ordine del giorno formale, il numero 49 della ‘sua’ gestione, servito per l’annuncio formale delle dimissioni. Una riunione velocissima, nemmeno mezz’ora, semplicemente per dire che l’avventura era arrivata al capolinea e salutare la squadra di governo.
Al termine, con una coda nel suo ufficio, il brindisi di commiato con i ministri. Anche questo un saluto brevissimo. Qualche ministro ha raccontato di un Letta “arrabbiato” (il termine utilizzato in realtà era meno riferibile) o comunque di un premier che tradiva la delusione per come si è arrivati all’epilogo delle ultime 24 ore. No, hanno subito assicurato tutti quelli che con Letta hanno parlato, non era così perché il premier era (come sempre) “sereno” e “tranquillo”.
Tanto che, poco dopo, alla guida di un Lancia Delta grigia Letta è salito al Quirinale da solo per le dimissioni “irrevocabili” nelle mani del presidente della Repubblica. Un appuntamento annunciato già giovedì al quale l’ex vice segretario del Pd si è presentato sorridente e salutando cameraman e fotografi che non si aspettavano un arrivo così ‘low profile’ al Quirinale.
Un attimo prima di andare al Colle, Letta ha pubblicato su Twitter il saluto: “Al Quirinale a rassegnare le dimissioni al capo dello Stato. Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato. ‘Ogni giorno come se fosse l’ultimo’”. Alla rete è rimasto il dibattito sulla paternità della citazione: Orazio (‘Carpe diem’), Seneca, Marcie dei Peanuts o Jim Morrison. Dopo il Quirinale, dal quale è rientrato sempre al voltante della Lancia, è stata la volta di un pranzo con il suo staff, donne e uomini tra segreteria e ufficio diplomatico che più gli sono stati vicini in questi mesi, e alcuni parlamentari.
Un pranzo, ha raccontato chi ha partecipato, “molto piacevole; un bel saluto tra chi ha la coscienza a posto di lasciare le cose in ordine a chi verrà”. A fare capolino anche il sottosegretario alla presidenza Filippo Patroni Griffi e il portavoce Fabrizio Dell’Orefice e tra i presenti c’erano i portavoce Gianmarco Trevisi e Monica Nardi e i parlamentari Anna Ascani, Paola De Micheli, Alessia Mosca, Francesco Russo e Marco Meloni. Poi, mentre lo staff era impegnato a raccogliere i propri effetti personali e salutare, il telefono di Letta è rimasto a lungo ‘bollente’ per le chiamate di saluti e di stima a partire, tra le tante, da quella del presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso.
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