Camorra, sequestrati 5 milioni al boss dei Casalesi Giuseppe Setola
La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ha eseguito un provvedimento di confisca di beni e consistenze economiche per un valore di cinque milioni di euro emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta del Direttore della Dia Arturo De Felice. I beni confiscati sono riconducibili al boss Giuseppe Setola, anche se intestati apparentemente a suoi familiari e conoscenti.
Setola, arrestato nel gennaio 2009 dopo un periodo di latitanza, condannato a diversi ergastoli, si trova attualmente in regime di carcere duro in base all’art. 41 bis. Lo stesso, già considerato elemento di primo piano del clan dei Casalesi nella fazione capeggiata da Francesco Bidognetti, alias ‘Cicciotto ‘e mezzanotte’, è tristemente noto perché autore di numerosi omicidi che hanno insanguinato il litorale di Castel Volturno e paesi limitrofi, come quello di Umberto Bidognetti, padre del collaboratore Domenico, avvenuto il 2 maggio 2008.
Il crimine più efferato di cui Giuseppe Setola è stato protagonista è la strage di Castel Volturno, episodio che ebbe risonanza internazionale per il coinvolgimento di cittadini africani uccisi in modo del tutto casuale. Prima venne ucciso l’esercente di una sala giochi, davanti al suo negozio nella popolosa Baia Verde di Castel Volturno e, poco dopo, sei africani contro i quali vennero esplosi in poco meno di trenta secondi, con almeno sette armi da guerra di modello e calibro diverso ben 125 colpi.
La peculiarità della condotta del “Gruppo Setola” indusse la magistratura ad indicare fra le aggravanti contestate agli autori degli omicidi, oltre a quella del metodo mafioso e del fine di agevolare il clan dei Casalesi, anche quella di avere agito con finalità di discriminazione ed odio razziale. La magistratura individuò nel comportamento del gruppo capeggiato da Giuseppe Setola anche la finalità terroristica della strage, poiché l’intento era suscitare paura nella collettività, con l’obiettivo, indiretto, di indebolire la fiducia della cittadinanza nello Stato.
Setola, arrestato nel gennaio 2009 dopo un periodo di latitanza, condannato a diversi ergastoli, si trova attualmente in regime di carcere duro in base all’art. 41 bis. Lo stesso, già considerato elemento di primo piano del clan dei Casalesi nella fazione capeggiata da Francesco Bidognetti, alias ‘Cicciotto ‘e mezzanotte’, è tristemente noto perché autore di numerosi omicidi che hanno insanguinato il litorale di Castel Volturno e paesi limitrofi, come quello di Umberto Bidognetti, padre del collaboratore Domenico, avvenuto il 2 maggio 2008.
Il crimine più efferato di cui Giuseppe Setola è stato protagonista è la strage di Castel Volturno, episodio che ebbe risonanza internazionale per il coinvolgimento di cittadini africani uccisi in modo del tutto casuale. Prima venne ucciso l’esercente di una sala giochi, davanti al suo negozio nella popolosa Baia Verde di Castel Volturno e, poco dopo, sei africani contro i quali vennero esplosi in poco meno di trenta secondi, con almeno sette armi da guerra di modello e calibro diverso ben 125 colpi.
La peculiarità della condotta del “Gruppo Setola” indusse la magistratura ad indicare fra le aggravanti contestate agli autori degli omicidi, oltre a quella del metodo mafioso e del fine di agevolare il clan dei Casalesi, anche quella di avere agito con finalità di discriminazione ed odio razziale. La magistratura individuò nel comportamento del gruppo capeggiato da Giuseppe Setola anche la finalità terroristica della strage, poiché l’intento era suscitare paura nella collettività, con l’obiettivo, indiretto, di indebolire la fiducia della cittadinanza nello Stato.
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