Ucraina, il Parlamento destituisce Yanukovich. Liberata Yulia Tymoschenko: “La dittatura e’ caduta”
Il Parlamento ucraino ha votato un provvedimento per le dimissioni di Viktor Yanukovich e per la convocazione di elezioni presidenziali il prossimo 25 maggio. Lui resiste e attacca: è in atto nel paese un ”colpo di stato, non mi dimetto”. E punta il dito contro i ”banditi” dell’opposizione. Poi tenta la fuga. Il presidente del Parlamento e premier facente funzione in Ucraina Oleksandr Turchynov ha denunciato che Yanukovich è stato bloccato mentre cercava di imbarcarsi su un aereo diretto in Russia.
Il provvedimento per il licenziamento del presidente, che è passato con 328 voti favorevoli sui 447 seggi della Rada, precisa che Yanukovich non è costituzionalmente in grado di assicurare l’adempimento delle sue funzioni. Dopo il voto, numerosi deputati si sono alzati in piedi per applaudire e intonare l’inno nazionale.
Arriva anche la notizia della scarcerazione di Yulia Tymoshenko dopo il voto con cui il Parlamento ha approvato la liberazione dell’ex premier. Tymoshenko – ha reso noto radio Europa libera – ha lasciato l’ospedale del carcere di Kharkiv in cui era detenuta. Ed è diretta a Kiev, sulla Piazza Maidan. ”La dittatura è caduta”, ha dichiarato dopo la sua scarcerazione. Fonti del suo partito citano la sua intenzione di presentarsi alle elezioni presidenziali del prossimo 25 maggio.
Tymoshenko, leader della rivoluzione arancione contro Yanukovich, fra il 2004 e il 2005, era stata condannata nel 2011, l’anno successivo all’insediamento di Yanukovich al potere, a sette anni di carcere per abuso di potere in relazione all’accordo firmato con la Russia nel 2009 per il nuovo prezzo del gas acquistato da Mosca.
A Kiev, intanto, l’opposizione ha preso il controllo. Andriy Parubiy, comandante delle forze dell’opposizione, rivolgendosi a migliaia di persone riunite in piazza dell’Indipendenza, ha detto che le forze antigovernative “controllano tutta Kiev visto che abbiamo in mano tutte le sedi del governo”. Parubiy ha poi consigliato ai poliziotti che vogliono schierarsi dalla loro parte di mettere dei nastri gialli e blu, simbolo dell’opposizione ucraina, sulle loro uniformi.
L’opposizione segna anche altri punti a suo favore. Si è dimesso Volodymyr Rybak, il presidente della Rada, il Parlamento ucraino. Rybak, stretto collaboratore di Yanukovich, ha spiegato che alla base della sua decisione ci sono motivi di salute. Al suo posto è stato eletto Oleksandr Turchynov, alleato storico di Yulia Tymoshenko all’interno del partito della ‘Batkivshchyna’ (patria). Con un provvedimento del Parlamento Turchynov è stato autorizzato a esercitare le funzioni di premier fino alla nomina di un nuovo governo. La Verkhovna Rada ha poi eletto Arsen Avakov ministro degli Interni facente funzione. Anche lui è considerato molto vicino a Yulia Tymoshenko.
La situazione in Ucraina resta “estremamente fragile” nonostante l’accordo tra governo ed opposizione. Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, al suo ritorno da Kiev, dove ha mediato l’intesa insieme ai colleghi di Francia e Polonia. “L’accordo – ha aggiunto – non è una garanzia per uno sviluppo pacifico in Ucraina con un futuro politico che terrà insieme il Paese”.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e il presidente russo, Vladimir Putin, concordano sulla necessità di “attuare rapidamente l’accordo politico raggiunto a Kiev”. Lo ha reso noto la Casa Bianca riportando il contenuto di una telefonata fra i due capi di Stato. Durante lo “scambio di vedute” Obama e Putin hanno peraltro sottolineato “l’importanza di stabilizzare la situazione economica, avviare le riforme necessarie e fare in modo che tutte le parti si astengano da ulteriori violenze”.
Più tardi, la Russia, per bocca del ministro degli esteri Sergei Lavrov, citato dall’agenzia di stampa Interfax, ha accusato l’opposizione in Ucraina di non aver rispettato gli impegni presi e ha sollecitato Francia, Germania e Polonia, i cui ministri degli Esteri hanno mediato per l’accordo firmato venerdì, a esercitare pressioni affinché l’intesa sia rispettata.
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